"Le mie condoglianze."
Lo fisso in silenzio.
"Volevo chiamarti quando ho saputo di ciò che è successo ma non ho trovato il tuo numero."
Mente , perchè il mio numero è lo stesso da anni, dal primo giorno che l'ho incontrato.
Alzo le spalle, incapace di parlare.
"Posso?" mi chiede avvicinandosi per abbracciarmi.
Non mi sposto, lui mi abbraccia senza aspettare che io risponda.
Si stacca.
"Se hai bisogno sappi che ci sono."
Nascondo un sorriso ironico , perchè è strano il come tutti appaiano quando la tua vita inizia a fare schifo, il come la gente ti voglia vicino solo se la tua vita fa più schifo, il come appena poi tu ti senta meglio e forse meglio di loro ti abbandonino, è come se lo facessero più per loro , per sentirsi meglio e non per te.
Nate Jacobs.
L'ultima persona che pensavo potesse presentarsi è davanti a me.
Sono cinque anni che non lo vedo, dai tempi del liceo, da quando eravamo una coppia, ci eravamo separati al primo anno dell'università, perchè mi aveva tradita con Sabrina , una ragazza del secondo, e da allora non avevamo mai più parlato, lui si era trasferito all'estero e io me lo ero dimenticata.
Ora è davanti a me, siamo diventati sconosciuti, perché di lui non so più nulla, e anche se avessi le forze per parlare non saprei che dire.
"Cosa ci fai qui? " chiedo seria guardandolo dritto negli occhi, incapace di nascondere il fastidio che provo nei suoi confronti.
" Sono venuto a trovare mia madre, mi ha detto di ciò che è successo e ho pensato di venire a visitare, tua madre e tua sorella sono state parte della mia vita per diversi anni."
Lo lascio parlare ed esco.
È l'ultima persona con cui vorrei parlare in questo momento e onestamente non mi interessa che sia qui, e nemmeno il perché lo sia.
Ciò che mi interessa è che ora sono fuori.
Faccio un respiro lungo e profondo.
"Sono fuori ." mi ripeto.
La strada è piena, devono essere le cinque di pomeriggio , la gente sta già uscendo dal lavoro , mentre io sono rimasta in un cimitero per ore, seduta a fare niente, a pensare ai miei sentimenti come se fossero la cosa più importante in questo momento.
I sensi di colpa.
Li sento intensificarsi.
I sensi di colpa per poter uscire da un cimitero, di poter fare respiri profondi, per pensare ai miei sentimenti e per non riuscire a piangere per gli altri.
I sensi di colpa per essere viva.
Finalmente crollo a terra , penso che forse Dio ha accettato la mia richiesta, che mi ha mandato la morte, che sta ponendo fine alla mia sofferenza, che adesso non sarò più sola, che mia madre sarà pronta da abbracciarmi, mia sorella e Ethan pure, che potranno finalmente perdonarmi.
Il buio , il silenzio , le foglie e le ruote smettono di suonare , le note della morte che si intensificano , e io sorrido aprendo le braccia accogliendole.
E poi la realtà.
" Ayla! "
"Ayla svegliati."
Una voce familiare , maschile e forte , copre le note.
"Ayla svegliati ti prego" è la voce di Nate.
Mi sveglio.
Sono per terra tra le sue braccia.
Mi alzo di fretta.
"Stai bene? " si alza anche lui che mi guarda preoccupato.
"Sto bene grazie " Mi pulisco il completo nero sporco di terra e mi giro cercando la mia auto.
"Ayla , non puoi guidare così , non stai bene , sei pallida e tremi."
Lo ignoro , cammino in giro per il parcheggio e trovo la mia macchina.
"Ayla lascia che ti accompagni io." mi segue.
"sto bene , vado da sola"
"Ayla non stai bene."
Non rispondo , salgo in auto e parto.
Mi gira la testa , ma mi rifiuto di farmi accompagnare da lui.
Una volta fuori dal parcheggio e lontana da dov'ero mi fermo nel lato della strada , e mi metto seduta sulla panchina di un piccolo prato cercando di tornare in me , di riacquistare le forze per guidare senza rischiare di fare incidenti mettendo in rischio la vita di altri.
Osservo il mare, così grande, profondo così bello e spaventoso e inizio a fantasticare di tuffarmici dentro , è il mio unico confronto , è da quando sono piccola che ci penso , di tuffarmici, di sparire in mezzo all'acqua , di arrivare al fondo.
Solo che non so nuotare bene, e avrei paura che le onde mi portino a riva, dalla parte sbagliata, di non trovare più la strada, in fondo mi spaventa l'acqua anche se ne sono attratta.
Si può essere così stupendi e paurosi allo stesso momento?
Si sta facendo troppo buio, e non voglio tornare a casa.
Osservo ciò che mi circonda, mi sento come un punto insignificante in mezzo al nulla, è strano ciò che provo, perchè mi sento vuota ma allo stesso tempo il mio corpo sembra non reggere tutto questo casino dentro di me, sono bloccata tra il provare il nulla e il provare tanto.
Mi sento così impotente, così patetica, così inutile, così strana.
È tutto così strano.
Vorrei poter svegliarmi e ritrovarmi nel mio letto, vorrei che tutto questo fosse solo un brutto sogno , un incubo che dimenticherò.
Sento un forte dolore alla pancia , la testa continua a girare e mi fa male, gli occhi mi bruciano, provo freddo e allo stesso tempo caldo.
Non ho forze nel corpo.
Mi sento abbandonata.
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Raggiugere La Riva - RoseElisabethMoody
Fanfiction- Amo il mare Lo amo infinitamente Solo che non mi ci voglio tuffare Voglio solo osservare E vedere qualcun'altra farlo Amarti e accettarlo - ~ RoseElisabethMoody Ayla Demir è al terzo anno di Università quando la sua vita viene travolta . Da un g...