Parte 13

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"Buongiorno." Rafe è già in piedi in cucina a cucinare.
Lo guardo sorpresa.
"Sto preparando la colazione, siediti." mi invita a sedermi a tavola , che è piena.
"Non so cosa ti piace , se caffè o tè , te li ho fatti entrambi." si gratta la testa sorridendo in modo goffo.
"Poi ti fatto i pancake , perché sono l'unica cosa che mi riesce bene , e ho trovato gli ingredienti, e mi scuso per aver invaso casa tua , la tua cucina e frugato tra i cassetti e scaffali."
"Tranquillo e grazie." rido.
Si siede anche lui a tavola e mangiamo , nel mentre parliamo dei nostri piani per oggi e di cucina.
Non so cucinare, niente , lui invece per quanto buoni sono i pancake sembra veramente bravo.
Poi parliamo di cibi preferiti e dei ristoranti in giro e non so come finiamo a parlare di università.
È all'ultimo anno, e non sa quanto lo invidio, quanto vorrei finire gli studi ora.
Non abbandonerei mai, soprattutto ora che sono al terzo anno , non lo farei perché il mio sogno, il lavoro dei miei sogni, è una delle poche cose che mi fa sentire ancora viva , che mi rende coraggiosa e mi da speranza e motivazione a continuare , ma ammetto che il giorno in cui mia sorella è morta mi è passato per la testa di rinunciare agli studi , di voltare pagina eliminando tutto ciò che c'è prima.
Ed è per questo che non vedo l'ora di finire li studi, perché sono veramente stanca , fingo di non esserlo ma lo sono.
"Verresti alla mia laurea?" chiede.
Annuisco velocemente con un grande sorriso.
"Se mi inviterai verrei volentieri."
Parliamo di lauree e di tesi , della sua tesi e di lavori.
Poi ci alziamo, inizio a pulire la cucina e lui mi aiuta.
Finiamo di fare tutto, ci prepariamo ed usciamo.
"Dove devi andare?" gli chiedo una volta in auto.
"A casa"sbuffa.
Non dico niente , parto e rimaniamo di nuovo in silenzio.
Immagino cosa possa succedere una volta che entrerà a casa, il fatto che molto probabilmente suo padre gli urlerà contro, che litigheranno, che Rafe si arrabbierà e che non verrà capito ancora una volta.
Odio le persone così, quelle che non comprendono i propri figli, che non ci sono emotivamente , che sembrano essere senza sentimenti, senza un cuore, che ti feriscono e se ne fregano e infine ti incolpano pure se reagisci.
"Hai preso con te il telefono?" gli chiedo notando che non ce l'ha con sé.
Scuote la testa.
"L'ho lasciato ieri in camera mia, perché?"
"No niente , credevo lo avessi lasciato da me."
Raccolgo la forza in me e parlo di nuovo.
"Dopo se sei libero , sta sera , andiamo dove mi avevi detto ieri?" gli chiedo e lui si gira verso di me sorridendo.
"Si, ti scrivo sta sera , dopo , appena mi libero."sembra felice , e sul volte c'è il suo strano sorriso infantile e sincero che mi fa impazzire.
Accende la musica e rimaniamo in silenzio per il resto del tragitto.
Casa sua e casa mia sono in due posti completamente diversi, sono lontane, come se fossero in città diverse.
Una volta arrivati si apre il cancello, la casa di giorno è molto più bella , sembra più grande , più alta.
Fermo l'auto , lui mi guarda e di nuovo cambia il suo umore , è serio.
"È stato bello." inizia a dire.
"Parlarti e stare con te è stato molto bello Ayla."
Esita poi si avvicina a me e mi da un bacio in guancia.
Un piccolo e innocente bacio che mi paralizza , mi fa accelerare il battito e che mi fa bloccare il respiro.
"Anche per me è stato bello Rafe , grazie , per tutto."gli dico , lui sorride e esce dall'auto.
Davanti alla porta di casa sua appare una donna, che credo sia Rose, la matrigna,  che ho visto nella foto del diploma appesa in camera sua.
Mi guarda in modo strano , torna poi dentro senza dire nulla a Rafe , senza neanche guardarlo.
Lui si gira verso di me, alza una mano in alto per salutarmi ed entra a casa sua.
Esco da lì e vado verso all'università.
Sono felice, spensierata, perfino ieri notte ero più tranquilla, ho dormito di più rispetto all'ultimo periodo, ero più leggera.
Parlare con Rafe e averlo a casa mi ha fatta sentire meglio , sicura , mi ero dimenticata del come ci si sentisse a confidarsi con qualcuno , a condividere i propri problemi con altri.
Ti fa sentire meno sola, ti ricorda di non essere l'unica a soffrire.
Ed è mentre dimentico dei miei problemi, mentre provo a pensare che sia tutto normale, okey, che vada tutto bene, mentre provo a lasciar stare i problemi per una giornata, o almeno per una sola ora, che il telefono squilla.
"Ayla , ti aspetto alla stazione della polizia, ho nuove informazioni importanti." la voce di Pratt pronuncia con tono serio e teso.
Attacca , lasciandomi ansia , paranoie , domande e dubbi che non hanno ancora risposta , che rimangono bloccati con me in auto in mezzo al traffico e che sembrano uccidermi.
Lo richiamo ma ha spento il telefono.
Rimango bloccata nel traffico con clacson delle auto che suonano incessamente e il cuore che batte forte.
Bloccata ad aspettare che le macchine si muovano velocemente prima di perdere la ragione.
Ogni secondo sembra un'eternità.
Continuo a guardare la fine della strada che sembra essere irraggiungibile sperando che le macchine si muovino all'improvviso tutte liberandomi subito la strada, ma il traffico sembra infinito.
Forse non è niente di serio , forse sono io che esagero, forse la voce di Pratt non era tesa, forse è una notizia bella la sua , penso ma non riesco a calmarmi.
Rimango in auto in mezzo a tante altre , sperando che la mia mente non scoppi , che io non muoia di ansia , o che almeno Pratt accendi il telefono e mi mandi un messaggio dove mi dice di non preoccuparmi che non è niente di serio,  ma non è così.

Raggiugere La Riva - RoseElisabethMoodyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora