Erano le otto circa quando mi decisi ad alzarmi , presi un taxi lasciando la mia auto parcheggiata vicino a quel parco e arrivai a casa.
Casa che non sembra più casa, casa che credevo fosse piccola e che ora invece sembra essere enorme.
Le cose di mia madre e mia sorella sono dappertutto, perfino in camera mia, ed è strano perchè non ci entravano mai o forse io non le notavo.
Le foto, i libri, le scarpe, i loro vestiti.
Ed è tutto in disordine, perchè non ho toccato niente da quando sono arrivati i poliziotti a perquisire.
Non ce la potrò fare, non con tutte queste cose attorno, non riuscirò a dormire e sono settimane che non lo faccio.
Mi alzo e mi decido a riordinare tutto il casino che c'è.
Parto dalla cucina, nascondo le loro tazze con la speranza di provare meno dolore domani mattina, pulisco tutto e passo al salotto, poi il soggiorno, il bagno, butto i loro spazzolini, i loro prodotti, i loro trucchi, tutto ciò che è loro, e passo alle stanze, parto dalla mia , la più facile, e alla fine passo alle loro stanze, ma mi fermo, mi blocco, non entro neanche , le osservo in silenzio, le chiudo a chiave e vado in camera mia dove mi butto sul letto osservando il soffitto.
Pulire mi piace, mi svuota la mente, quando pulisco o sono occupata a fare qualsiasi cosa la mia mente sembra non funzionare, si spegne, e mi ferisce meno.
E ora invece penso e penso e mi sembra di impazzire.
Osservo il soffitto e aspetto che il sonno arrivi.
Domani sarà un nuovo giorno, uno diverso.
Dovrò andare avanti, tornare a fare ciò che facevo, a vivere la mia vita, con l'unica differenza che però sarò sola questa volta , non ci sarà mia madre a colazione, non ci sarà mia sorella in auto che mi supplica di accompagnarla a scuola, non ci sarà Ethan in biblioteca ad aspettare di studiare insieme, ci sarò solo io, e mi spaventa, perchè ho paura di perdermi senza di loro, di non sapere cosa fare.
Alla fine mi sono addormenta anche se tardi e mi sono svegliata troppo presto.
Ho solo due ore di sonno ma mi sento in qualche modo energica.
La mia mente è impostata sugli obiettivi che mi sono posta, e su null'altro, il mio cuore l'ho spento per ora, non gli permetterò di farmi sentire debole o inutile.
Mi preparo, osservo il tavolo vuoto in cucina senza mangiare nulla ed esco.
Nascondere le tazze è stato inutile perché tutto mi ricorda loro, e la voglia di mangiare o di entrare in cucina non c'è in ogni caso.
Una volta fuori, mi ricordo che l'auto è parcheggiata vicino ad un parco lontano, e la andrei a prendere ma ho da fare e non posso fare ritardo.
Prendo un taxi e vado al ristorante di mia madre.
Aveva aperto un piccolo ristorante qualche anno fa, era il suo sogno, " the shore" ,"la riva", di fronte al mare, solo che se n'è andata via, anche se ha avverato il suo sogno ora lei non è qui, ci sono solo io.
Osservo la vetrina vuota, le rose poggiate in sua memoria davanti alla porta, e mi osservo attorno.
Il ristorante è esattamente come voleva, tutto in legno bianco e blu, fiori dappertutto, decorazioni marine, foto, un grande insegna con il nome del posto e un grande albero di arance davanti alla porta.
Il posto urla mia madre, e non credevo che i posti e gli oggetti possano essere tristi ma The shore lo sembra , ogni singolo mobile , ogni singolo vaso , ogni singola posata , perfino i muri sembra tristi senza di lei, era lei a dare vita a questo posto, era il suo sorriso, le sue battute, il caffè che mi faceva la mattina prima delle lezioni insieme alle nostre chiacchierate, le sue risate, le canzoni che canticchiava mentre lavorava e le pause che faceva di continuo per parlare con le sue amiche al loro solito tavolo.
Mi osservo attorno , ed è come se stessi rivivendo tutto di nuovo , mi ricordo le scene vissue qui , ricordo tante cose e mentre lo faccio ho paura di non ricordare alcune , che i miei ricordi smettano di esistere.
Mi metto a lavorare , fermandomi ogni tanto ad osservare le onde del mare e i passanti .
Pulisco tutto , e chiamo Jessica e Sonia , la cameriera e la cuoca che lavoravano per mia madre con la speranza che siano ancora disponibili , e lo sono , dico a loro di venire alle due , apro il ristorante , arrivano diverse persone , servo a loro il caffè prima che arrivi Sonia ,i camerieri e i lavapiatti, e che arrivino altri clienti.
Mi metto seduta su una sedia che si affaccia fuori sul mare e controllo il mio telefono, diversi messaggi, email, e notifiche inutili.
Nora mi ha scritto diverse volte, e mi chiamata almeno una ventina di volte, ieri non le ho più scritto e si è probabilmente preoccupata.
La chiamo e non risponde.
Odio quando non risponde, anche se sono io a non aver risposto a lei per ore, immagino la sua frustrazione.
"Sono a lezione scusa, tutto bene?" mi scrive.
" Oddio scusa , mi sono dimenticata, si tutto bene, scusami se non ti ho risposto."
Dimenticavo che a quest'ora c'è lezione, a cui ho scelto di non andare.
Ho deciso che i lunedì, il venerdì, le sere e i fine settimana li passerò al ristorante , per portare avanti il sogno di mia madre , non voglio che questo posto chiuda, non dopo che mia madre ha lavorato così tanto per averlo, proverò a mandarlo avanti, anche se sarà difficile e il resto dei giorni invece mi concentrerò sull'università, mi dedicherò allo studio.
È difficile ma non è impossibile, spero.
Arrivano Sonia e Jessica che mi salutano con un abbraccio forte e sguardi tristissimi .
"Siamo felici che tu ci abbia chiamato" mi dice Sonia, una donna di cinquant'anni che però sembra molto più giovane, che è la cuoca e migliore amica di madre che conosco da quando sono piccola .
È una persona molto gentile , ha dei grandi occhi , capelli biondi tinti e corti che tiene sempre in una coda bassa e due guance rosee e un sorriso luminoso , è bassa e magra e si mette sempre dei vestiti floreali in estate e maglioni colorati in inverno.
Jessica invece è una ragazza di ventisette anni, è la cameriere e cassiera, lavora qui dal primo giorno, ed è anche lei molto gentile anche se non parla molto , è spesso silenziosa , ma è comunque brava con i clienti.
Ha capelli neri lunghi con ciocche viola che tiene sempre legati , occhi azzurri , è piena di tua tatuaggi sulle braccia , e si veste quasi sempre di nero , mi piace come si veste , e ricordo che mia madre la supplicava spesso di mettersi una maglia blu perchè secondo lei le avrebbe valorizzato gli occhi.
Il locale dopo pochi minuti si riempie ,e ci mettiamo tutti al lavoro.
Sonia va in cucina , e Jessica inizia a sistemare le cose che mancano e arrivano anche gli altri due camerieri e la lavapiatti.
A fine giornata vanno tutti via e rimango solo io.
Spengo le luci , chiudo e decido di fare una passeggiata in spiaggia.
Sono le dieci e mezza , la spieggia è piena , osservo le persone e l'acqua che è un grande spazio nero che non si riesce a distiguere dal cielo.
C'è un falò e un gruppo di ragazzi che urlano e ridono e li osservo sorridendo , perchè mia sorella avrebbe amato un falò qui , avrebbe amato suonare la chitarra insieme alle sue amiche attorno al fuoco in spiaggia a quest'ora il lunedì.
Lei era il contrario di me , era ciò che io descrivo come '' l'essere viva '' , non era come me , era estroversa , socievole , romantica , impulsiva , aveva un carattere forte.
Lei e nostra madre erano molto simili , non solo di carattere ma anche di aspetto , avevano entrambe occhi azzurri e capelli chiari corti , e le lentiggini , gli stessi lineamenti, la stessa altezza , perfino lo stesso stile , erano identiche.
Molte volte invidiavo mia sorella per questo , perchè era più legata a mia madre di me , perché il loro rapporto era più speciale , non che io fossi trattata diversamente o esclusa , semplicemente notavo che loro erano più vicine , ma non la vedevo come una cosa negativa , mia madre non aveva preferenze ne niente , forse era solamente il fatto che lei vedeva in mia sorella se stessa di quando era più piccola , una volta lo disse , eravamo a tavola e parlavamo di somiglianze e caratteri, c'era anche Ethan, era da lui che era partito l'argomento, parlava del fatto che gli dicevano che era la copia di suo padre, e che secondo lui non è vero, anche se secondo me si.
E mia madre ha detto che mia sorella è la sua copia, poi siamo arrivati a me, e ha detto che io assomiglio all'uomo che doveva essere mio padre.
Ricordo che quella notte piansi , odiavo ciò che ha detto e il fatto che lo disse, odiavo e odio parlare di lui, e quell'affermazione è stata come un insulto.
Nessuno lo notò quella sera, perché non dissi niente , ma me l'ero presa.
E so che mia madre non intendeva ferirmi , né darmi fastidio , ma mi ferì comunque , e mi ferirono di più gli sguardi strani di mia sorella che sembravano giudicarmi.
Ora sorrido , sorrido alla stupidità di quel episodio , alquanto fossi permalosa e sorrido perchè ogni momento passato con loro tre, anche quando mi arrabbiavo , mi sentivo offesa , o infastidita , ora pagherei per riviverlo , farei di tutto , mi manca tutto di loro.
Mi alzo , prendo un taxi , e arrivo al parco.
La mia auto è ancora dov'era.
Per qualche motivo non riesco e non voglio tornare a casa , l'idea di dover entrarci e non trovarci nessuno ,essere da sola mi terrorizza , mi fa sentire ancora più sola.
Casa mia non sembra più casa.
Erano loro a rendela tale , la loro presenza , non le mura , non il tetto , non il mio letto , non le mie cose, non io.
Mi ritrovo di nuovo a pensare , a osservare il mare davanti.
Questo posto è così calmo, ci sono poche persone in giro che camminano , e un paio di bancarelle che vendono cibo , gli unici suoni derivano dalle auto in strada , dalle onde del mare e da un cantante di strada che però si sente lontano e che infatti non vedo.
So che prima o poi dovrò abituarmici , che non mi passerà ma che dovrò semplicemente imparare a vivere così e che con il tempo farà meno male , ma sembra impossibile , sembra impossibile perchè è come se non avessi più un'ancora a cui aggrapparmi.
Non ho più una ragione , qualcuno per cui vivere , sono fottutamente sola e non riesco a dare senso alla mia esistenza ,e finisce sempre così , che vengo abbandonata , tutti mi abbandonano.
Se potessi io stessa abbandonerei me stessa.
Ha senso nuotare se non c'è una riva da raggiungere ? Non è meglio smettere e raggiungere la fine , il fondo?
È stancante andare avanti , è molto stancante , e in momenti come questo sembra inutile , io sembro inutile.
Sonopatetica.
La gola si stringe , lo stomaco inizia a farmi male , la testa a girare , le mie mani a tremare , riesco a sentire il mio stupido cuore battere forte , il corpo debole , e le mie lacrime si rifiutano ancora di uscire , i miei occhi bruciano ma nessuna lacrima , nulla , solo il mio stupido cuore e i miei stupidi pensieri sembrano funzionare.
Osservo il cielo e provo a calmarmi.
Ma respirare è difficile , muovermi è difficile , è come se stessi veramente affogando , se fossi arrivata al fondo , e fossi incapace di salire a galla , è come se fosse troppo tardi.
È veramente troppo tardi ?
Se ne sono andati via tutti , io cosa ci faccio ancora viva , perchè devo soffrire ancora mentre loro sono andati , sono già a riva , a riva di un posto che posso raggiungere solo se mi lascio andare , solo se mi butto , solo se affogo , un posto che raggiungerò solo se smetto di pensare , che mi farà smettere di pensare , che mi farà smettere di soffrire , perchè forse non sono forte come credevo di essere , forse merito anche io di andare.
Se vado nessuno soffrirà , non farò male a nessuno , non farò come mia sorella , lei mi ha lasciata sapendo di essere l'ultima mia ancora , se ne andata come se non avesse lasciato me dietro , come se io non valessi , non mi ha neanche salutata , sapeva che soffrivo per nostra madre , per il mio migliore amico , ed è stata egoista , e lo sarò anche io , ma io non lascierò nessuno da solo andandomene.
Mi tufferò anch'io in mare e raggiungerò mia madre.
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Raggiugere La Riva - RoseElisabethMoody
Fanfictie- Amo il mare Lo amo infinitamente Solo che non mi ci voglio tuffare Voglio solo osservare E vedere qualcun'altra farlo Amarti e accettarlo - ~ RoseElisabethMoody Ayla Demir è al terzo anno di Università quando la sua vita viene travolta . Da un g...