Caroline Reyes.
Mi chiamo Caroline Reyes. Sono cresciuta in un posto che sembra un film, ma senza il budget per la scenografia. Dove la vita sembra un loop infinito: lavori, paghi le bollette, ti svegli il giorno dopo e lo rifai. A volte penso che se il mio quartiere fosse un videogame, sarebbe uno di quelli dove non esci mai dal livello tutorial. Ma hey, è la vita che conosco, e per molto tempo non mi sono fatta troppe domande. Qui tutti si conoscono, ma nessuno si fida abbastanza da chiedere davvero come stai. Ci si sorride, ma più per abitudine che per interesse. C'è sempre qualcuno che lotta per qualcosa, o contro qualcosa, e io non faccio eccezione. Il quartiere è un mix tra film d'azione e soap opera: sirene, gente che urla, ma nessun vero eroe. I palazzi sembrano fatti di cemento e sogni infranti, e i vicoli sono tanto stretti che se cerchi di uscire dai confini ti ritrovi in un altro problema. È il mio posto, ma sicuramente non è quello che ti immagini quando pensi a "il posto migliore dove crescere". Eppure, tra tutto questo caos, ho imparato a stare in piedi.
I miei capelli sono marrone scuro, quasi neri, ma quando il sole decide di fare il suo lavoro, sembrano quasi voler competere con l'oro. Gli occhi? Azzurri, ma non di un azzurro qualsiasi, tipo quelli che ti fanno pensare a un cielo sereno. No, i miei occhi sono azzurri come un mare in tempesta, come se stessero sempre cercando di scappare da qualcosa, forse anche da me stessa. Le lentiggini? Una marea di puntini sparsi su naso e guance, come se il sole fosse andato un po' troppo oltre nel suo tentativo di lasciarmi il suo segno. Vivere dove vivo significa conoscere la lotta quotidiana. Non solo per arrivare a fine mese, ma anche per non impazzire nel vedere che i sogni degli altri sembrano più facili da realizzare. Ho visto troppi amici accontentarsi di una vita che non volevano, ma che sembrava essere l'unica possibile. Eppure, anche nei giorni più noiosi, ho sempre avuto la sensazione che ci fosse qualcosa di più, qualcosa che non mi apparteneva ancora, ma che sentivo, in qualche modo, mi stesse chiamando. Anche se, a volte, il richiamo sembra un po' più lontano di quanto immaginavo.
La mia famiglia è tutto ciò che ho, la mia zona di comfort, la mia ancor di salvezza. Mia madre è una specie di supereroina: lavora, studia, cerca di far quadrare i conti come se fosse un'equilibrista in un circo senza rete di sicurezza. E poi c'è mio padre, che non ha mai fatto parte di questa trama familiare.
Nessuna idea su chi sia, a dire il vero. Mia madre mi ha cresciuta da sola, e, sinceramente, sono convinta che sia stata lei a inventare il concetto di "andare avanti nonostante tutto." Qui, dove il futuro sembra un gioco d'azzardo, ho imparato presto a non chiedere troppo. Non volevo qualcosa che non potessi toccare con mano, o almeno sfiorare senza dover chiedere un prestito per farlo.
Eppure, in qualche modo, sapevo che il mio destino non si sarebbe fermato tra queste strade. Ogni mattina, il traffico che si fa strada sotto la mia finestra è la mia sveglia naturale, e anche se mi piacerebbe restare a letto un po' più a lungo, la vita non aspetta. La mia giornata inizia presto, molto prima che il mondo si decida a svegliarsi. Lavoro part-time in un piccolo negozio di alimentari a due passi da casa. Non è il tipo di lavoro che ti fa sognare, ma è quello che ho, quindi meglio non fare troppo gli schizzinosi. La paga non è mai abbastanza, lo so, ma in qualche modo ci si arrangia. Le ore passano lente tra le corsie polverose, mentre mi piego a mettere in ordine le scatole, come se stessi facendo qualcosa di epico. Gli altri ragazzi del quartiere parlano di sogni e piani per il futuro, ma io so che quello che faccio oggi è tutto ciò che posso fare. Niente illusioni qui, solo lavoro e resistenza.
A casa la situazione è sempre la stessa. Mia madre lavora come può, con due lavori part-time che non le permettono nemmeno di comprare il caffè senza pensare se è davvero necessario. I conti non tornano mai, e la vedo sempre, con le mani nei capelli, cercando di far quadrare le cifre. È come una specie di prestigiatrice. Ma lei non si ferma mai. Non può permetterselo.
Non è facile. Quando finisco al negozio, vado a casa e continuo a dare una mano. Aiuto a preparare la cena, a sistemare la casa, e soprattutto cerco di fare in modo che la mamma non veda quanto mi pesa tutto.
Lei è stanca, e io non voglio che si preoccupi anche di me. Le bollette, la spesa, i vestiti, le scarpe... tutto pesa. Ci sono giorni in cui vorrei urlare, dirle che è ingiusto, che meritiamo di più, ma non posso. Non possiamo fermarci, sarebbe come fare una pausa durante una maratona. Non ci sono scelte facili, non ci sono alternative. La realtà è questa, e la vita non è un film dove ogni tanto qualcuno ti salva e ti fa dimenticare tutto il resto. Ma, nonostante tutto, cerco di sorridere, perché so che arrendersi non è un'opzione. Ma il cuore mi pesa, e la strada è lunga.
Mi alzo dal letto cercando di non svegliare mamma, come se potessi spegnere il rumore del mondo, solo per darle un po' di pace. Margaret Reyes, la mia roccia, quella che ha sempre fatto tutto da sola, senza mai chiedere nulla. Non è mai stato facile per lei, ma ha sempre tenuto la testa alta, lavorando duro per darmi una vita decente. Ha sempre messo me davanti a tutto. E, francamente, un po' mi chiedo come faccia a non essere stanca di fare da "eroe" .
La vedo seduta al tavolo della cucina, il viso stanco e quel respiro un po' pesante che tradisce una notte di pensieri troppo lunghi. Ieri l'hanno licenziata, e lo so che non è facile per lei.
"Buongiorno, mamma," dico, cercando di sembrare allegra mentre mi faccio il caffè. "Ho lasciato il tè sul tavolo, così se decidi di svegliarti dal coma, sei a posto."
Lei alza lo sguardo, e mi sorride stanca. "Grazie, tesoro. Ma con il tè non so quanto posso resuscitare.
Ho bisogno di un miracolo, altro che tè."
"Magari il miracolo arriva con un biglietto vincente, se solo riuscissi a trovare la lotteria giusta, chi lo sa?" dico con un sorriso, cercando di smorzare la tensione.
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L'erede nascosta
Teen FictionCaroline è cresciuta nei quartieri popolari, convinta che la sua vita sarebbe rimasta sempre uguale. Ma quando sua madre muore all'improvviso, il mondo che conosceva crolla: scopre che il suo vero padre è un potente imprenditore che l'ha tenuta nasc...