Capitolo 4

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Sarah Fields

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Sarah Fields

Mi svegliai in quella che sembrava una nuvola di seta, un letto così comodo che mi chiesi per un attimo se fosse mai stato pensato per qualcuno come me. Certo, non che mi dispiacesse, ma c'era qualcosa di surreale nell'essere avvolta da tanto lusso. Mi stropicciai gli occhi, ma il sogno non scompariva, anzi, sembrava solo diventare più evidente. Il mondo degli Allen era così lontano da quello a cui ero abituata che non riuscivo nemmeno a immaginare come sarei mai riuscita a viverci davvero.
Il suono di un leggero bussare alla porta mi fece sobbalzare. "Buongiorno, signorina Caroline," disse una voce tranquilla da dietro la porta. "Mi chiamo Helena, sono la sua cameriera. È il momento di alzarsi."
La porta si aprì e mi trovai davanti una donna vestita impeccabilmente, come se fosse uscita da una di quelle pubblicità di alta classe che vedi solo nei film. "Oh, fantastico," dissi tra me e me, "la servitù. Proprio quello che mi mancava nella mia vita." Ma non osai dirlo ad alta voce, non ora. Helena sorrideva educatamente, ma mi dava l'impressione che avesse visto più stranezze di quante avessi visto io in tutta la mia vita.
"È davvero necessario?" chiesi, ancora abbracciata al letto come se potesse salvarmi da tutto questo. Ma alla fine, mi alzai. Non avevo molta scelta. Mi seguii rassegnata verso una poltrona, un angolo perfetto per darmi un'idea di quanto fosse perfetto tutto ciò. Helena si avvicinò con un vassoio che mi fece sollevare un sopracciglio. Non era certo il tipo di vassoio su cui ti aspetti di trovare croissant e caffè. No. Quel vassoio aveva un'aria di oggetti molto più... significativi.
Mi porse una carta di credito, che brillava come una piccola stella sotto la luce del mattino. "Questa è la sua carta," disse, come se fosse la cosa più normale del mondo. "Ha accesso a qualsiasi cifra, praticamente senza limiti. Per ogni sua esigenza."
La fissai per un attimo, incapace di trovare le parole giuste. "Wow," dissi infine con un sorriso sarcastico,
"Senza limiti, eh? Mi sa che Patrick ha davvero una visione molto interessante delle 'necessità'."

Helena non batté ciglio, continuando come se nulla fosse. "Questo è il suo telefono. Tutti i numeri importanti sono già inseriti," disse, porgendomi un telefono nuovo fiammante, così lucido che avrei potuto specchiarmi.

"Perfetto," dissi, prendendo il telefono. "Spero solo che ci sia anche un numero per chi può insegnarmi a gestire tutto questo, perché sembra un po' troppo da assimilare tutto in una volta.""
Poi, con un gesto che non riuscivo a definire, Helena mi porse un mazzo di chiavi, che brillavano di una luce che sembrava riflettere tutto il lusso che mi circondava. "Le chiavi di una macchina," disse. "È a sua disposizione, quando vuole.""Già," dissi, mentre fissavo le chiavi come se potessero esplodere da un momento all'altro. "La macchina dei miei sogni, per andare a fare shopping. Mi sento come se stessi giocando a un videogioco dove i soldi non finiscono mai. E la vita, eh, è tutta un mondo virtuale."
Non avevo nemmeno il tempo di riflettere su quanto fosse assurdo tutto ciò che mi stava capitando, che entrò una giovane donna. Aveva i capelli neri e un'aria decisamente preparata. "Ciao," disse con il sorriso più smagliante che avessi mai visto. "Sono Sarah, la tua personal shopper. Oggi andremo a sistemare il tuo guardaroba. Gli Allen si aspettano che tu abbia un armadio degno di questo posto."
Per un momento, mi sentii perplessa, poi la realtà mi colpì in pieno. "Sistemare il mio guardaroba? Pensavo che fosse già a posto, con le cose che ho portato da casa mia. Non pensavo avrei dovuto fare una scelta tra questi vestiti e un guardaroba degno di una sala da ballo."

Helena mi guardò senza battere ciglio, continuando a mantenere la sua calma glaciale. "Patrick non può essere disturbato in questo momento," disse, con tono che non lasciava spazio a discussioni. "E impossibile parlare con lui. Ha delle riunioni importanti."

"Oh, certo," risposi, ironica. "Le riunioni. Immagino che siano più importanti di una chiacchierata con me, che sono appena arrivata nella sua reggia."
Helena mi lanciò uno sguardo che sembrava voler dire
"Non è il momento per fare battute" , ma la sua espressione non cambiò. "Lo sa bene, signorina. Ma se ha bisogno di qualsiasi cosa, sono qui."
Mi girai verso Sarah, il sorriso che ormai non riuscivo più a nascondere. "E io che pensavo che oggi sarebbe stato uno di quei giorni noiosi, con una buona dose di riflessione esistenziale. Invece mi trovo qui, con una carta di credito senza limiti e un guardaroba che sembra essere già più interessante della mia intera esistenza. Fantastico."
"Perfetto," rispose Sarah, senza scomporsi.
"Cominceremo con il guardaroba, poi vedremo cosa altro possiamo fare per trasformarti nella regina del
palazzo."
E mentre mi preparavo ad affrontare quella nuova versione di me stessa, non potevo fare a meno di chiedermi se avessi mai avuto davvero una scelta in tutto questo.
Era una mattina da sogno, quella in cui mi trovavo a camminare tra gli scaffali di un negozio di lusso che avrebbe potuto sembrare un museo, con ogni angolo pieno di abiti dai marchi che avevo visto solo nelle riviste patinate. Le pareti erano adornate con specchi enormi che riflettevano la mia immagine mentre passavo, cercando di adattarmi a un mondo che sembrava tanto lontano dalla mia realtà. Non c'era un angolo in quel posto che non urlasse "ricchezza" e
"eleganza", eppure ero ancora incredibilmente perplessa da tutto questo. Un po' mi sentivo come una turista, ma ero pur sempre una turista che poteva permettersi di fare shopping con una carta di credito praticamente senza limiti. Chi l'avrebbe mai detto? Sarah mi stava seguendo mentre facevo avanti e indietro dal camerino, provando vestiti su vestiti. Ogni volta che uscivo per fare una piccola passerella, le commesse mi servivano con un sorriso perfetto e, con la stessa eleganza, mi portavano champagne. Non era un bicchiere di vino, no. Era champagne. Un altro segno che questa giornata stava davvero superando ogni mia aspettativa.
"Allora, Caroline," disse Sarah, mentre mi osservava esaminare il mio riflesso nello specchio, "cosa ne pensi di questo?"
Mi guardai in una veste di velluto che era così costosa che mi chiesi per un momento se avrei potuto permettermi di indossarla senza farmi venire un attacco di panico. "Mi piace, ma sembra che stia tentando troppo, no? Mi sento come se stessi cercando di sembrare qualcun'altra."
Sarah sorrise. "No, no, è perfetto per te.Semplicemente... ti trasforma in quello che sei destinata a diventare."
Mi fermò un attimo, come se volesse analizzare la sua stessa risposta. Non capivo bene se fosse una frase motivazionale o una considerazione più profonda, ma ero troppo occupata a cercare di trovare il mio equilibrio in quella nuova pelle che stavo cercando di vestire. Dopo aver guardato di nuovo il mio riflesso, sentii il bisogno di fare una domanda.
"Sarah," cominciai, mentre mi sistemavo un altro vestito addosso, "come mai una ragazza così giovane come te fa questo lavoro?"
Lei mi guardò per un attimo, la sua espressione che non tradiva nessuna emozione, poi sorrise di nuovo, ma questa volta c'era qualcosa di diverso nei suoi occhi. Un'ombra di complicità, forse. "Ah, beh," disse con tono tranquillo, "è una lunga storia. La mia famiglia è ricca, ma non siamo sicuramente come gli Allen, se è quello che stai pensando. Sono molto più... riservati, per così dire."
Fermandosi per un attimo, fece un passo verso di me, abbassando la voce. "Ma sono un'influencer, ormai mi conoscono un po' tutti. E siccome la nostra famiglia è sempre stata molto legata a quella degli Allen, ho pensato che sarebbe stato interessante dare una mano. Curiosa di vedere chi è quella che sta già facendo parlare tanto di sé."
Un sorriso sottile apparve sulle sue labbra. "Caroline Allen, la nuova regina in città."
La frase mi colpì più di quanto mi aspettassi. "La nuova regina in città?" ripetei, alzando un sopracciglio
Mi sembrava una definizione esagerata, ma Sarah sembrava pensarla davvero così. E questo mi colpiva
ancora di più.
"E non ti preoccupare," continuò, lanciandomi uno sguardo divertito, "ho sentito dire che stai già diventando una leggenda tra chi è 'dentro' nel mondo giusto."
"Ah, fantastico," risposi con un sorriso sarcastico, "non vedo l'ora di diventare una leggenda. Magari avrò una statua alla fine di tutto questo."
Sarah rise. "Non è una statua che dovrai preoccuparti di avere, Caroline. È un futuro tutto tuo. E la gente come te, beh, la gente come te ha sempre il controllo. Basta dare una spinta."
Mi fermò un attimo mentre mi aggiustavo una giacca di pelle costosa, come se stesse realmente pensando a quanto sarebbe stato interessante seguire ogni passo della mia trasformazione. E in qualche modo, questo mi faceva sentire ancora più fuori posto, come se fossi finita in un film che non avevo scelto, ma dal quale non potevo più uscire.
Il camerino si riempì di nuovo con il suono del tintinnio delle flutes di champagne che le commesse portavano in continuazione. Non avevo nemmeno idea di cosa pensare o di come affrontare questa strana posizione in cui mi trovavo. Cosa avrei dovuto fare con tutto questo? Diventare una "regina" di un mondo che non conoscevo affatto? Poi Sarah mi lanciò un altro sorriso furbo. "Vedrai, Caroline. Quando sei circondata da persone come noi, hai solo una scelta: o ti adatti o ti schianti."
Un altro brindisi, un altro abito, e la consapevolezza che, per quanto mi piacerebbe pensarlo, ero già troppo dentro per poter fare un passo indietro.

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