Capitolo 12

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Dylan Pierce

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Dylan Pierce

Il primo giorno nella nuova università privata per studiare giurisprudenza è stato un vero spettacolo. Appena ho varcato il cancello, mi sono trovata davanti a un panorama così perfetto da sembrare irreale: prati tagliati al millimetro, fontane che spruzzavano acqua come in un film e studenti che sembravano usciti da una sfilata di moda. Per un attimo ho pensato di essermi persa e di essere finita sul set di qualche serie tv ambientata in un college esclusivo.

Ovviamente, io ero la comparsa fuori posto. Camminavo sui tacchi (unica concessione estetica imposta da Marianne per "fare bella figura") cercando di non sembrare troppo spaesata, anche se l'unica cosa che riuscivo a pensare era: Qui la carta igienica sarà sicuramente in lino egiziano.

L'aula, manco a dirlo, era gigantesca. Pareti rivestite di pannelli in legno, luci soffuse e posti a sedere che sembravano poltrone da cinema. Quando mi sono seduta, con il mio zaino di tela un po' consumato, ho notato che i miei compagni di corso sfoderavano borse griffate e laptop scintillanti. Il ragazzo accanto a me aveva un MacBook talmente sottile che sembrava potesse spezzarsi con una folata di vento. Per curiosità, ho sbirciato il suo schermo: stava cercando yacht usati. Fantastico.

Mi sono limitata a tirare fuori il mio quaderno e la mia penna ormai scolorita, cercando di non farmi distrarre da tutta quella ostentazione. E poi è iniziata la lezione. La professoressa, vestita come se dovesse sfilare su una passerella, parlava di diritto civile con un entusiasmo contagioso. Mi aspettavo di annoiarmi, e invece, contro ogni previsione, ero affascinata. Appunti su appunti, come se tutto quello che diceva mi servisse a costruire un ponte verso un mondo in cui potevo finalmente sentirmi all'altezza.

Durante la pausa, uno dei ragazzi mi ha guardata con un sorriso smagliante. "Sei nuova, vero? Dove studiavi prima?"

Non so perché, ma non ho resistito. "Oh, in un posto dove la carta igienica era un lusso e non un diritto." Lui ha riso, un po' confuso, e ha deciso di non approfondire. Probabilmente pensava stessi scherzando.

Quando la lezione è finita, stavo raccogliendo i miei appunti quando ho sentito una voce maschile dietro di me. "Interessante, vero? La parte sui contratti mi ha quasi convinto che il diritto possa essere... divertente."

Mi sono voltata e ho quasi lasciato cadere la penna. Davanti a me c'era un ragazzo che sembrava la pubblicità vivente di una fragranza di lusso. Capelli scuri spettinati al punto giusto, occhi nocciola pieni di un'ironia sottile, e un sorriso che urlava "sono abituato a ottenere ciò che voglio".

Ho recuperato la mia compostezza, o almeno ci ho provato. "Divertente? Se ti diverti con clausole e codici, devi avere una vita molto emozionante. Io di solito mi accontento di pizza e una serie tv."

Ha riso, rilassato. "Toccherà rivedere le mie priorità, allora." Si è avvicinato, appoggiandosi al banco accanto al mio. "Dylan. Stesso corso, suppongo."

L'erede nascostaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora