L'ufficio del preside era piccolo e sobrio. Riflettevo, seduto di fronte alla sua scrivania mentre il professor Giglio parlava con mamma e l'ormai onnipresente Paolo fuori in corridoio. Alla mia sinistra c'era una libreria enorme che occupava l'intera parete. Titoli che conoscevo si alternavano a quelli che presumevo essere trattati sull'educazione e sulla gestione amministrativa di un istituto scolastico. Qua e là facevano capolino delle letture un po' più anomale o, se vogliamo, esotiche. "Le qualità terapeutiche delle erbe di montagna", "Il culto del thé", "Paesaggi scandinavi", "Fiabe liete e leggende oscure della mitologia norrena", "Io speriamo che me la cavo". Quest'ultimo titolo mi strappò un sorrisetto. Speriamo che io me la cavo sul serio.
Avevo passato il mattino e la prima parte del pomeriggio al pronto soccorso. I due calci del Parini avevano centrato perfettamente il bersaglio: il primo mi aveva rotto il labbro, il secondo aveva colpito la "zona occipitale" (così mi aveva detto il medico) facendomi perdere momentaneamente conoscenza. Avevo un'immagine vaga del Parini che veniva buttato a terra dai suoi stessi compagni di merende del giro dei Crucchi, un'ombra che credevo fosse Arianna assolutamente ferma in piedi, Andre che si buttava sopra di me e Beppe che andava a piazzarsi di fronte facendomi scudo. Poi l'arrivo dei bidelli, di qualche professore non so quale, l'ambulanza sopra la quale mi ripresi e il pronto soccorso dove mi ripresi del tutto. La prima cosa che feci, una volta che fui in grado di reggermi in piedi, fu di andarmi a guardare allo specchio. Non male. Labbro inferiore gonfio come una pallina da golf, due lividi grandi come uova a destra e a sinistra quasi all'altezza degli zigomi e poi una bella macchia violacea tendente al nero sulla "zona occipitale" sinistra. In quel momento entrò mia madre che non appena mi vide iniziò a piangere a dirotto.
- Faccio schifo, eh? -
Mi abbracciò forte e allora iniziai a piangere anch'io, non a dirotto, non per il male, ma per tutto il resto. Per Bendini, per la Sensi, per Arianna che era rimasta impassibile mentre Parini mi massacrava. Sapevo che in fondo ne avrei tratto una grande lezione, ma non capivo bene quale. Erano circa le tre del pomeriggio quando tornai a scuola. La mia classe e quella di Andrea e Beppe erano impegnate nel turno pomeridiano, due ore di italiano la mia, due di algebra quella dei miei amici. Per cui dalle finestre tutti mi videro tornare a scuola. Ero stanco, addolorato, affamato, deluso e incazzato. Che non è un buon mix per presentarsi davanti al preside Roberto Giglio.
Mia madre, Paolo e il preside rientrarono in ufficio. Il professor Giglio andò ad accomodarsi sulla sua poltrona di pelle umana mentre mamma e il suo fidanzatino rimasero in piedi dietro di me.
- Jacopo, scusa se ti chiamo per nome. Jacopo, dicevo... hai molto male? -
Insomma, veda lei come sono conciato...
- Sì, abbastanza. Insomma, fa male. Parecchio, anche. -
-Ti informo che ho provveduto a sospendere Parini per cinque giorni da questo istituto. Non posso tollerare questo comportamento inqualificabile. Poi mi dicono che Parini sia piuttosto incline a un atteggiamento da "bulletto". -
- Grazie. -
Il preside si guardò le mani e poi tornò a guardare me. Fece una smorfia quasi facesse fatica a parlare.
- Per lo stesso motivo devo sospendere per due giorni anche te. -
Rimasi sbalordito. Accennai una protesta.
- Ma come io... -
Intervenne mia madre.
- Jacopo, tutti ci hanno detto che sei stato tu a colpire per primo Parini. -
- Certo ma lui ha insultato Bendini. -
Mi madre si mise in ginocchio di fianco a me.
- Tesoro, non so cosa abbia detto Parini. Ma tu hai lasciato partire un pugno. Cribbio, Jacopo, un pugno in faccia. -
![](https://img.wattpad.com/cover/42689672-288-k748009.jpg)
STAI LEGGENDO
IL BUIO INTORNO ALLA LUNA di Mau Trifiba
Mystery / ThrillerJacopo vive a Ivrea e non se la sta passando troppo bene: ha quindici anni, due soli amici, una madre sull'orlo dell'alcolismo e un amore non corrisposto per Arianna. Non è un bel periodo, insomma. A peggiorare le cose, la cronaca locale registra l'...