Era il pomeriggio seguente alla notte di fuga per le vie di Ivrea. Avevo passato la mattinata a dormire un sonno agitato e pieno di incubi, di quelli che non riesci a ricordare esattamente ma che ti lasciano stremato al risveglio. Evidentemente i sogni erano diventati parte integrante della mia esistenza. Fino a qualche giorno prima non ne ricordavo uno, in quel momento, invece, i sogni erano definiti e terribilmente realistici. Uno in particolare mi era rimasto impresso. C'era Graziosi che mi diceva un nome e un numero, gli stessi che mi aveva detto prima di lasciarmi stordito nel cortile del palazzo abbandonato. Gli eventi successivi al rapimento mi avevano fatto scordare quel particolare, che non era emerso neanche negli interrogatori subiti in ospedale dalla polizia. Naturalmente, da sveglio, non c'era verso di ricordarmi nome della via e il numero .
- Vedi cosa succede? Scappare non è mai la scelta migliore. Guardati, sei distrutto. Prossima volta se papà da fastidio lo mettiamo alla porta e basta. Ne stai già passando troppe... -
Povera mamma. Se solo avesse saputo dell'incontro che avevo avuto nella notte ne sarebbe morta. Dovevo trovare il modo di incontrare Andrea e Beppe per dir loro tutto ciò che era accaduto ed avvertirli del pericolo. Solo che non sapevo come fare.
- Vabbè mamma, è pur sempre papà, no? -
- Ah sì, certo. Oggi sì, domani chissà? Siamo nelle mani del destino. -
- Come mai hai tirato fuori la camicia e il pullover grigio? -
- Perchè... Perchè... tra poco dobbiamo andare al commissariato. -
- Un'altra volta? E basta... Ho già raccontato tutto almeno tre volte ieri. -
- E con la prossima fai quattro. Rapimento, omicidi, suicidi. Sherlock, mica crederai che sia tutto come in tele.. -
- Guidi tu? -
- No, viene a prenderci il poliziotto di ieri, come si chiama... Parenti, ecco. -
Il campanello della porta.
- Vieni Paolo, è aperto. -
- Anche lui? -
- Caro, è l'unico avvocato che ci possiamo permettere. Perchè è gratis. -
Una volta che l'immancabile Paolo si accomodò in salotto il campanello suonò di nuovo.
- Tuo padre. -
- Il tuo ex marito, vorrai dire - risposi senza alcuna inflessione nel tono della voce.
Poco dopo arrivò Parenti e tutti e cinque andammo al commissariato allegramente. Ci accomodammo in sala d'aspetto. Lì trovai Andrea, mesto e a testa bassa, insieme a sua madre, suo padre e a un un uomo sulla sessantina che immaginai essere l'avvocato.
- Jac, Jac... cazzo Jac - esclamò Andre balzando in piedi e abbracciandomi. Mi colse di sorpresa, facendomi anche commuovere. - Stronzo di un merdaiolo a momenti ci facevi rimanere secchi dalla paura. -
Approfittai dell'abbraccio.
- Dobbiamo parlare - dissi sottovoce.
- Eh? -
- Parlare... Dobbiamo parlare. Da soli. Anche con Beppe. -
- Siamo nella merda? - chiese sottovoce.
- Non immagini quanto... -
Nel frattempo arrivò anche Beppe con sua madre e una signora sulla quarantina. L'avvocato, pensai.
- Ciao, mitico - corsi ad abbracciarlo.
- Sei scemo? - il solito Beppe freddo e distaccato.
- Vi devo parlare. - sempre sottovoce.
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IL BUIO INTORNO ALLA LUNA di Mau Trifiba
Mistero / ThrillerJacopo vive a Ivrea e non se la sta passando troppo bene: ha quindici anni, due soli amici, una madre sull'orlo dell'alcolismo e un amore non corrisposto per Arianna. Non è un bel periodo, insomma. A peggiorare le cose, la cronaca locale registra l'...