Capitolo Decimo: Visite inattese in luoghi inappropriati

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Passai il resto della giornata rinchiuso tra le mura di casa, ma non me ne importò molto. Mia madre aveva deciso di non farmi uscire, in primo luogo come punizione per il pugno sferrato a Parini e in secondo luogo perché recentemente me ne erano capitate davvero tante. Ah, e non sapeva nulla dell'uomo che mi aveva inseguito nel palazzo, sennò mi avrebbe spedito in un carcere di massima sicurezza. Pensavo ad Arianna di continuo. Il lunghissimo abbraccio mi aveva lasciato senza fiato. A un certo punto Ari, dopo aver versato tutte le lacrime che poteva versare, si era staccata da me, mi aveva appiccicato un bacio sulla guancia seguito da un "ciao" ed era corsa via, verso casa presumibilmente, lasciandomi senza fiato, con un sorriso ebete davanti all'ingresso. La punizione stabilita da mia madre sarebbe durata fino al lunedì successivo: niente uscite, niente tv, niente amici, niente PC. Il mio prezioso cellulare da venti euro, mi era caduto rompendosi nel palazzo disabitato durante l'inseguimento, così ero tagliato fuori dal mondo civile. Per cui quando andai alla fermata del bus il giovedì mattina, fu per me una liberazione: avrei passato giovedì e venerdì a scuola con Arianna e nulla mi faceva più felice.

Alla fermata del bus incontrai Andrea e Beppe.

- Ohi, biondo, guarda chi si vede? - disse un Andrea più assonnato che mai.

- Fatto le ore piccole? -

- Ehm, sì. Su Italia Uno ieri notte davano Velluto Blu. Figata. Me lo sono visto tutto e poi mi sono sognato la Rossellini tutta la notte. -

Nel frattempo salimmo sul bus.

- Dunque, c'è questo tipo che trova un orecchio per terra mentre va a trovare suo padre che gli era preso un infarto. E l'orecchio è del marito della Rossellini che era stato rapito da un fuori di testa impotente che... minchia che scena... adesso te la racconto... Dunque arriva questo tipo dalla Rossellini e allora lei...

- Ciao... -

La voce era quella di Arianna, che salutò con un sorriso imbarazzato. Beppe e Andrea ammutolirono increduli.

- Ciao - risposi io.

Andrea mi guardò e poi guardò lei. Poi disse sottovoce al mio orecchio:

- Jac, è una puttana. -

Beppe si rivolse invece direttamente a lei.

- Ciao stronza. Che cazzo vuoi? -

Lei non rispose, ma lessi una richiesta d'aiuto nei suoi occhi.

- Lei è a posto. -

Beppe e Andrea mi guardarono ancora più increduli.

- 'zzo dici? -

- È a posto vi dico. Ci siamo intesi, va bene così. È tutto a posto adesso. -

Nel frattempo arrivammo alla fermata della scuola. Scendemmo, io impegnato a raccogliere lo zaino e la sacca con il cambio per le ore di educazione fisica, Arianna che mi aspettava e Andrea e Beppe che confabulavano tra loro. Andrea si girò verso di me, spalle ad Arianna e mimò con le labbra "puttana" indicando dietro di se' con il dito.

- E finiscila! - esclama scocciato.

Camminando verso la scuola Arianna trovò la forza per dire:

- Ho qui con me la lista. -

- Che lista? -

- La lista dei nomi che abbiamo trovato sui citofoni dove Giorgio è sparito. -

Ci fermammo qualche metro prima dell'ingresso alla scuola. Beppe la guardò strabuzzando gli occhi:

- Ma che sei, scema? Dopo tutto quello che è successo vuoi ancora giocare alla detective? -

- Io non credo al suicidio. O per lo meno, secondo me è stato spinto a farlo. -

IL BUIO INTORNO ALLA LUNA di Mau TrifibaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora