Capitolo Quindicesimo: Lo squalo e la sua preda

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- Sì? -

L'agente all'ingresso sembrava impegnato a rispondere a un sms o a qualche messaggio su WhatsApp. Alzò la testa degnandoci un minimo di attenzione apparente.

- Vorremmo parlare con il commissario Galante, per cortesia. -

- Il commissario Galante non c'è in questo momento. Qual è il motivo della visit....? Ehi, aspettate un momento. Voi siete quelli del suicidio del coso... del ragazzo... sì, come si chiama? Bendelli! -

- Bendini. Ecco, proprio a proposito... -

- Non muovetevi da qui! -

Percorse il corridoio alle sue spalle, arrivò all'ultima porta a destra e bussò. Era l'ufficio del commissario Galante. Alla nostra sinistra un'agente molto giovane in borghese, attraente, alzò lo sguardo verso di noi e ci guardò. Sorrise come per salutarci. Sorridemmo a nostra volta.

- Secondo me abbiamo fatto una cazzata, ragazzi. - esordì Andrea

- Abbiamo finalmente qualcosa di tangibile in mano. Ora possiamo dire c'era un quaderno ed è importante almeno per un motivo. No? E poi non possiamo portare avanti tutto da soli ormai. La cosa è troppo grossa. Raccontiamo alla polizia. Lasciamo che se la sbroglino loro e cerchiamo di tornare alla normalità. Se riusciamo. Lasciamo stare i nostri genitori, raccontiamo tutto e ne usciamo. -

Arianna aveva convinto tutti. Forse si era resa conto che l'indagine non era uno scherzo. Io non dissi nulla. Avrei preferito parlarne prima con mia madre, al limite. Lei avrebbe sicuramente coinvolto Paolo che ci avrebbe dato il consiglio giusto. E poi c'era la faccenda del cellulare trovato lì vicino. Forse...

- Ma buongiorno, ragazzi. Che mi dovete raccontare? -

Il sorriso del commissario sembrava quello di uno squalo che gira attorno alla preda.

Al termine del nostro racconto Galante guardò per almeno un minuto un punto indefinito dietro le nostre teste. Era seduto alla sua scrivania e sembrava in contemplazione. Noi quattro avevamo detto tutto ciò che sapevamo e che avevamo scoperto. Un agente aveva battuto a un terminale la nostra deposizione. D'un tratto il commissario iniziò a battere le mani in maniera plateale.

- Bravo, bravo davvero. I miei complimenti. -

Lo guardammo esterrefatti.

- Dunque, nell'ordine abbiamo: un quaderno scomparso, un uomo, no forse due, che ti ha inseguito, Piccoli... Ah... e un branco di lupi che ammazza tre notti dopo la luna piena. -

Si alzò e andò alla finestra.

- Parenti, cancelli questa deposizione. Tanto non ha alcun valore senza la presenza dei loro genitori. Poi esca. -

- Commissario... -

- Faccia come le ho detto! - urlò.

Rimanemmo di sasso. Nessuno di noi aveva il coraggio di parlare. Quando fummo soli, il commissario si girò verso di noi con il suo ghigno beffardo.

- Piccoli, Piccoli... Certo che ha una bella fantasia... -

- Mi scusi, commissario, ma non capisco... -

- Dunque, lei insegue Bendini, solo lei... e Bendini sparisce. Lei vede un quaderno che poi sparisce e solo lei lo vede. Un tizio la insegue in un palazzo disabitato e... chi lo vede? Ma naturalmente solo lei... E poi di nuovo a scuola... solo lei sente un tizio che cerca qualcosa nei cessi della scuola... ma andiamo, siamo seri. E però solo il suo cellulare abbiamo trovato sul luogo del delitto, no? -

Ari, Andre e Beppe guardarono il commissario sbalorditi e poi me. Io fissavo la punta dei miei piedi.

- Commissario, le assicuro che le ho raccontato la verità. Io non so perchè il cellulare sia finito lì. -

IL BUIO INTORNO ALLA LUNA di Mau TrifibaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora