Capitolo Trentaduesimo: Il male in fondo all'anima e altri disturbi collaterali

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Ormai ero totalmente in balia di me stesso e della mia esaltazione. Ero sopravvissuto al Lupo. Anzi: avevo trovato io il Lupo. E ora avevo solo quell'ultima cosa da chiarire. Mi sentivo forte, motivato, indistruttibile. Avevo telefonato ai miei dicendo loro di non preoccuparsi. Tutto ok. State tranquilli arrivo subito. Che figo!

- Non far cazzate, Jacopo. - Le parole di Clara mi scossero dalla mia autocelebrazione.

- Eh? -

- Dicevo di pensarci bene. Le persone sbagliano. Fanno errori uno dietro l'altro nella vita. Lo capirai col tempo. Il fatto che vuoi andare alla villa non mi piace per nulla. -

- Ho bisogno di capire. - risposi infastidito.

Facemmo silenzio per qualche secondo.

- Il francese aveva tutto. Il nome del professor Giglio, elenchi, dettagli. Video. Gli snuff movie. E i prezzi. Tutto catalogato. Ha confessato in due minuti. "Non c'entro niente" diceva. Larva. E' così che siamo tornati al ponte. Ti è andata di lusso Jacopo. -

Non risposi subito.

- Quattro milioni. - dissi guardando fuori dal finestrino - Otto quello di Gloria. Me l'ha detto il preside. -

Silenzio.

- Che pezzi di merda. - mi venne da piangere e non capivo il motivo. Anzi: lo sapevo. Stavo crollando.

L'auto di Clara imboccò il viale costeggiato da cipressi della villa dei Colombo e si fermò davanti al portone di ingresso. Clara salutò i due agenti di sorveglianza ed entrammo. Ci fermammo nell'atrio ottocentesco. Clara mi indicò la porta sulla sinistra, quella che dava verso la cucina. A destra intravidi i genitori di Arianna e zio Marcolino. La donna era cerea in volto, mentre lo Zio Marcolino aveva lo sguardo perso nel vuoto.

- Io ti aspetto qui fuori. Hai dieci minuti, non uno di più. -

- Bene. -

Feci per andare verso la porta.

- Jacopo, aspetta per cortesia. -

Mi fermai senza voltarmi.

- Lascia perdere. Te lo ripeto. Lascia stare. E' una ragazzina come te. Spaventata e confusa.-

- No. non credo. -

Ed entrai senza bussare.

Arianna era seduta su un divano e mi dava le spalle. Sua sorella mi guardò sorpresa.

- Ma guarda un po' chi c'è. -

Arianna non si voltò neanche. Sabrina mi passò accanto sorridendo e mi passò una mano sulla spalla.

- Vi lascio soliiii... - e uscì dalla stanza.

Fu in quel momento che svanirono come d'incanto l'ispirazione e il coraggio e, con essi, tutto il discorso che mi ero preparato. Ero lì, in piedi come una statua e non sapevo che dire, per cui parlò Arianna.

- Io sono sbagliata, Jacopo. -

Sì, pensai.

- Non credo di essere cattiva, ma sbagliata sì. -

La voce era roca e rotta dall'emozione. Non so... Forse sei entrambe le cose, pensai.

- All'inizio sembrava un gioco divertente. Parini era forte, bello, figo. Sapeva esattamente quello che faceva. Ed i suoi giochini sembravano, appunto... Dei giochini. Una ripresa col cellulare, cosa vuoi che sia. E io volevo superare le mie paure, il mio corpo nudo, le mie braccia con le cicatrici. Lui diceva che le mie cicatrici erano belle e che io ero bella e intelligente. E a me piaceva credergli. Eppure in fondo sapevo che stavo sbagliando. Poi un giorno si presentò all'appuntamento con Bendini. Andammo a prendere qualcosa in un bar. Quattro chiacchiere. Io sapevo che lui era omosessuale e che con Roberto non poteva aver molto a che fare. Però, poi, dopo l'appuntamento Parini mi chiese delle cose strane: hai mai provato con due ragazzi; ma tanto a lui piacciono gli uomini; è un gioco... E mi nominò Graziosi. Io non sapevo che fare e presi tempo. Stavamo discutendo di quello la sera in cui ci hai visto al parco. E quando scoprii che Bendini era scomparso mi allarmai. Ho chiesto spiegazioni a Roberto e lui mi ha detto che non c'entrava nulla, ma che se avessi detto qualcosa avrebbe spedito i video su tutta internet. -

Si voltò a guardarmi. Arianna era scomparsa dietro una maschera di trucco sciolto.

- Io avevo paura, Jacopo. Fu allora che lo lasciai e iniziai a cercare Bendini con voi. Dovevamo trovarlo. Dovevamo. Perchè io sapevo che c'era dietro Roberto e avevo dei sospetti su Graziosi. Ma non potevo dire nulla. Sennò Roberto mi avrebbe distrutto. -

Si mise le mani sul volto.

- Quando abbiamo trovato Bendini sono crollata. Poi Roberto ti ha riempito di botte e io, giuro Jacopo, ti amo e non potevo... -

- Non giurare. -

- Jacopo, io ... -

- Tu sapevi. Non tutto, ma una buona parte. E ci hai lasciato girare come delle trottole per tutto il tempo. La sigla che aveva scritto Bendini sul quaderno. GSRPACPG. Gloria Sensi, Roberto Parini, Arianna Colombo, Pietro Graziosi. Erano le vostre iniziali. Tu eri nel gruppo. -

- No, Jacopo. Io non ero nel gruppo. Hai ragione. Sapevo una parte, ma non sapevo nulla di Gloria e non ero assolutamente sicura di Graziosi. -

- Basta palle! -

- Jacopo, no... -

- BASTA! -

Arianna iniziò a singhiozzare.

- Tu sospettavi tutto ma non mi hai detto nulla. Mi hai fatto quasi ammazzare, hai fatto ammazzare Paolo. Parenti e Squillante hanno preso noi due perchè io sapevo quale era il quaderno e tu sapevi quasi tutto. Dovevi morire con me. E l'altra sera quando siamo scappati da Parini era la macchina dei tuoi che ti ha caricato. - la rabbia mi faceva tremare la voce. - La polizia ci ha trovato perchè hai usato il cellulare nel bagno. Hai chiamato i tuoi per farti venire a prendere. -

- Sì. E' vero. Volevo che trovassero me e te. Lo ammetto. - disse lei sottovoce. - Poi però è arrivato Parini, la polizia la sparatoria e tutto il resto. Mi hanno caricato e mi hanno chiuso qui nella villa. La polizia è arrivata il giorno dopo. Hanno capito tutto. -

Avevo il mento proteso in avanti e le mani chiuse a pugno. Dovevo uscire da lì.

- Jacopo, ho sbagliato. Ho mentito. Ma ero ricattata e forse sono debole. Ma non sono una brutta persona. E ti amo, credimi. Ho cercato di proteggerti in ogni modo e ti sono stata vicino sempre. Anche quando avrei potuto non farlo. E Paolo... Jacopo, non l'ho ucciso io e se potessi tornare indietro non sai quante cose non farei -

Trattenni il fiato e aspettai che la tensione calasse. Riuscii dopo qualche secondo ad aprire le mani. Parlai con la massima calma possibile.

- Vedi Arianna... Tu sembri pulita ma hai le cicatrici sotto. Tu odi le parolacce, io e i miei amici ne diciamo di continuo, mentre tu non dici mai parolacce, però ti fai coinvolgere in un casino come quello del Lupo. Tu vivi una vita agiata, mia madre fatica ad arrivare alla fine del mese. Però in tutta questa merda alla fine siamo io e i miei amici quelli con la schiena dritta. Noi non ci siamo mai persi per strada, non abbiamo mai avuto un dubbio. Noi avevamo un assassino da trovare e l'abbiamo trovato. Con o senza di te. -

Le ultime frasi furono le cose più cattive che io abbia mai detto ad una persona. Me ne pentii amaramente e me ne pento ancora oggi.

- Tu sei stata solo la controfigura sfigata di una donna. Alla fine sono contento di aver fatto solo sesso con te. Con te è stato solo sesso e tante bugie. -

E me ne andai.

IL BUIO INTORNO ALLA LUNA di Mau TrifibaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora