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"Sai qual è la cosa che più mi ha colpito di te, Caius?
La tua capacità di farci ridere, anche quando non c’era niente da ridere. Non è una qualità da poco, sai? Forse tu non ci fai neanche caso, perché per te è naturale, ma per noi -per me- è sempre stata una salvezza.
Ricordi quella notte? La tempesta era arrivata all’improvviso, un’ombra nera che si era distesa sul mare e ci aveva inghiottiti. Il vento ululava tra gli alberi maestri, la pioggia cadeva come lame sul ponte, e noi eravamo lì, aggrappati a qualsiasi cosa pur di non essere spazzati via. Le vele erano ridotte a brandelli, la nave sbandava pericolosamente, e ogni onda che si infrangeva sullo scafo ci sembrava l’ultima. La paura si insinuava nelle ossa, quel genere di paura che non lascia spazio a nient’altro, che stringe il petto fino a soffocare.
E poi, nel mezzo del caos, la tua voce. «Ehi, sapete che sto lavorando a un’invenzione che risolverà questo problema una volta per tutte?» Caspian ti aveva lanciato uno sguardo incredulo, come se in quel momento l’unica opzione fosse prenderti a pugni. Ma tu eri andato avanti, imperterrito. «Una vela indistruttibile» avevi annunciato con un sorriso sfrontato. «Realizzata con una combinazione segretissima di pelle di sirena, piume di fenice e, attenzione, lacrime di drago». Non so se fosse per la tua serietà assoluta nel dirlo o per l’assurdità dell’idea, ma nel giro di pochi secondi qualcuno aveva riso. Forse Calliope (sarà che, involontariamente, gli hai detto che avresti voluto squartarla). Poi un altro. E poi tutti. Persino Caspian aveva abbassato lo sguardo, mordendosi il labbro per non ridere. Non era una risata isterica, di quelle che nascono dalla disperazione. Era vera, genuina, come se per un attimo il mondo non stesse cercando di divorarci. Come se il mare non stesse cercando di strapparci via l’uno dall’altro.
E io credo che sia questo il tuo potere, Caius.
Non rendi il mondo meno pericoloso, ma riesci a farci dimenticare quanto lo sia. Sei quel momento di respiro quando tutto sembra soffocarci, quella scintilla di luce anche quando intorno c’è solo buio.
E io non te l’ho mai detto, ma in quel momento, in mezzo alla tempesta, quando ho riso fino alle lacrime e ho sentito il cuore alleggerirsi, ho capito una cosa: senza di te, saremmo tutti molto più soli.
Caius, tu hai questa capacità. Di rendere il mondo meno spaventoso. E non lo dico alla leggera. Forse non te ne sei mai reso conto, o forse sì, ma ci hai mai pensato davvero? A quanto il tuo modo di essere abbia reso la vita più sopportabile per chi ti sta intorno? Per me?
Ci sono stati momenti in cui mi sentivo persa. Momenti in cui il mondo sembrava troppo grande, troppo feroce, troppo crudele. Sai di cosa parlo, vero? Quei giorni in cui ogni cosa pesa il doppio, in cui anche respirare sembra un’impresa. Giorni in cui guardi il mare e ti chiedi se non sarebbe più semplice lasciarsi andare. Non sto dicendo che l’avrei fatto, ma ci sono stati attimi in cui la tentazione di smettere di lottare è stata forte. Eppure, ogni volta che mi trovavo in quel posto oscuro, tu eri lì.