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Ascolta mentre leggi - Youth by Daughter

24 Novembre 1960


Camila si risvegliò appena sentì qualcuno sbattere contro la parete. Aprì gli occhi lentamente, incominciò a sentirsi confusa per il luogo in cui si trovava. Era buio, non vedeva nulla finché qualcuno non aprì lo sportello posteriore del grande furgone.

"Scendi," gli ordinò un uomo con un lungo camice azzurro. Non era molto vecchio, aveva della barba folta nera e dei capelli molto corti dello stesso colore della barba. Un altro uomo appoggiato allo sportello del furgone che continuava a fissare la ragazza confusa stesa a terra. "Hai intenzione di scendere da sola o devo trascinarti fuori io?" Le mise pressione lo stesso uomo che parlò prima.

"Dove mi trovo?" Sussurrò la ragazza provando lentamente ad alzarsi. Appena riuscì a mettersi in piedi, la sua vista si sbiadì per qualche secondo. Mise la testa tra le mani, chiudendo gli occhi e aspettando che la sua vista migliorò.

Entrambi gli uomini incominciarono ad essere impazienti e entrambi sbuffarono. L'uomo appoggiato allo sportello entrò velocemente nel veicolo e spinse la ragazza sul suo collega, che la prese per un braccio e la trascino nel grande giardino. Camila era ancora più confusa. Guardò la piccola struttura in cui stavano andando incontro.

"Welcome to the Psichopatic Hospital."

Camila riuscì a leggere il cartellone appeso vicino alla ringhiera della scala che portava al grande portone della struttura. "Cosa?" Sussurrò leggermente. Andò in panico.

Incominciò a tirare calci ovunque e cercò di allontanarsi dalla stretta dell'uomo che la stava portando in quel manicomio. "Io non sono pazza!" Urlò la ragazza cercando di dimenarsi sotto la presa dello straniero. Appena l'uomo che era rimasto vicino il furgone si accorse di cosa stesse succedendo, corse dal suo collega per aiutarlo.

"È esattamente quello che dice ogni persona quando mette piede qui dentro," disse l'uomo tenendola stretta a se e ridendo leggermente. "Se siete state portate qui, c'è un motivo," aggiunse, lasciandosi aiutare dal suo collega.

Entrambi la portarono dentro e appena aprirono il grande portone, due dottoresse, andarono in loro soccorso. "Il Dr. Smith vuole che la portiate nel suo ufficio, prima."
La ragazza piano piano si stancò e si calmò, arrendendosi totalmente. Era tutto un brutto sogno.

I due uomini riuscirono a portarla nell'ufficio del Dr. Smith che non sembrava molto felice della situazione. Fece accomodare la ragazza su una delle sedie in pelle nera, mentre lui rimase in piedi dall'altra parte del grande bancone di legno.
Camila si guardò intorno, notando subito l'ordine che era presente in quella stanza. Posò gli occhi per qualche secondo anche sul dottore che continuava a fissarla con un sorrisetto sul viso.

"Perché sono qui?" Chiese la ragazza abbassando il suo sguardo sul pavimento. Incominciò a battere le dita delle sue mani sulle cosce. Era confusa. Era nervosa.

Il dottore lasciò scappare una piccola risata dalla sua bocca. "Questo dovresti dirmelo tu, Mrs.-" si fermò qualche secondo a leggere un foglio sul bancone. "Cabello. Mrs. Cabello," disse alzando il suo sguardo sulla ragazza. "Da quanto c'è stato detto dai suoi vicini, i quali ci hanno chiamato d'emergenza, lei ha ucciso la sua famiglia," continuò, lasciando sprofondare il suo peso sulla grande poltrona dietro il bancone.

"La mia famiglia?"

Il dottore annuì leggermente. "Ricordi qualcosa dell'accaduto?" Chiese poco dopo, mantenendo lo sguardo puntato sulla ragazza.

"Io-io sono molto stanca," ammise la ragazza. Non ricordava nulla. Non avrebbe mai ucciso la sua famiglia. Sapeva che tutto questo era una sorta di sogno, stava solo aspettando che qualcuno la svegliasse.

don't close your eyes ➳ camrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora