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Ascolta mentre leggi - Chelsea Hotel N. 2 by Lana del Rey

Se Camila all'inizio non fosse confusa, ora lo era sicuramente. E aveva un sacco di domande da fare, ma sapeva che nessuno l'avrebbe risposte.
Così tornò nella sua cella, chiedendosi quando Lauren avrebbe deciso di spiegarle tutto ciò che stava accadendo in quell'ospedale. Sembrava un film horror.

Quella sera non andò a cenare. Invece, rimase a guardare quel bracciale. Quello che trovò la prima sera quando fu portata qui.

"Tutte le persone che hanno provato a ribellarsi non sono più tornate qui," mormorò tra sé e sé Camila cercando di pensare. "Ciò vuol dire che ogni paziente che è stata qui non ricorda il suo passato."

"Ciò significa anche che Lauren rischia di non tornare più qui se prova a ribellarsi."

Camila si alzò velocemente dal letto per andare nella cella di Lauren ma notò una guardia alla fine del corridoio. Era di spalle, ma Camila avrebbe fatto troppo rumore per aprire la porta della cella di Lauren, così aspetto impazientemente che la guardia si spostò da lì.

Appena la guardia andò verso il settore B dell'ospedale, Camila uscì velocemente. Si affacciò dalla piccola finestra sulla porta di Lauren per accertarsi che la ragazza non stesse dormendo.

"Lauren?" Chiese.

Sentì qualche passo e la porta si aprì.

Camila entrò velocemente e incominciò a parlare.

"Ho riflettuto in questo tempo che sono stata chiusa nella mia cella e da quello che mi ha detto l'infermiera, tu non dovresti ribellarti, Lauren," disse velocemente. La ragazza più grande rimase in piedi a guardarla senza dire una parola.

"Si, insomma. Lei mi ha detto che chiunque ha cercato di capire qualcosa in più di cosa stesse succedendo in questo fottuto ospedale non è più tornato indietro," continuò Camila.
"Quindi tu non dovresti ribellarti, devi rimanere tranquilla, Lauren. Non voglio che tu muoia."

Ancora una volta Lauren non parlò.

"Perché non parli? Mi metti in soggezione e questo mi fa sembrare stupida," disse frustrata Camila.

Arricciò le sopracciglia confusamente e notò come la ragazza rimase impassibile davanti la porta a guardare Camila, senza dire una parola.

"Stai bene?" Chiese la ragazza più piccola. "Sembri fatta."

Camila rimase a fissare la ragazza più grande. "Perché reagisci così? Ieri abbiamo parlato e non sembrava che avessi qualche problema a socializzare con me. Ho fatto qualcosa di male?"

Lauren non rispose.

"Okay, me ne vado," sbuffò Camila. "Scusa il disturbo."

Lauren si spostò dalla porta per far passare Camila e a quel gesto, la ragazza più giovane, ci rimase male.
Voleva che Lauren avesse fatto come la scorsa notte, voleva rimanere lì con lei e sentire quella voce per ore e ore ma Camila ora si trovava un'altra volta nella sua cella.

E i suoi occhi bruciavano e delle lacrime erano già pronte a rigare il suo viso.

-

La mattina dopo fu un inferno per Camila.

Lauren quella mattina ebbe la geniale idea di incominciare a gridare prima dell'alba ma Camila non andò da lei.
Poche ore dopo, invece, una nuova infermiera entrò nella cella di Camila con le solite pillole.

"Pillole!" Urlò e Camila si spaventò leggermente.

Si mise a sedere sul bordo del letto con le pillole nella mano destra e un bicchiere di plastica riempito d'acqua nell'altra mano. Non c'è da aggiungere che anche quella mattina Camila getto le pillole nel water.

"Perché ho sentito urlare stamattina presto?" Chiese Camila all'infermiera prima che andasse via, massaggiandosi le tempie.

"Oh," aprì bocca l'infermiera. "La paziente Jauregui la scorsa notte ha cercato di alzare le mani contro Dr. Smith così le abbiamo dato dei calmanti." La dottoressa annuì. "Credo abbiano sprecato quasi un barattolo di calmanti con lei, in realtà."

"Perché ha provato a picchiarlo?"

"Eh, signorina... Lei ha troppe domande e io ho poche risposte, prova a chiederlo al dottore," rispose l'infermiera prima di uscire dalla cella.

"La colazione è fra cinque minuti, è meglio che vada in mensa signorina Cabello," aggiunse infine.

Camila si alzò dal letto e buttò le pillole nel water, provò ad aggiustare i capelli e poi uscì dalla cella. Lungo il tragitto si fermò davanti a quella di Lauren e notò che la ragazza stava finalmente dormendo. Era la prima volta che la vedeva dormire. Non voleva disturbarla, perciò si fece strada verso la mensa dove trovò, ovviamente, tutte le altre pazienti.

"Hey, buongiorno," salutò Camila sedendosi di fronte ad Ally.

"Mila, che fine hai fatto ieri?" Chiese Normani, rivolsero tutte l'attenzione contro di lei. E ancora una volta, a Camila non piaceva sentirsi in soggezione.

"Oh, non mi sentivo molto bene quindi ho preferito rimanere a riposare," disse fingendo un sorriso. Le altre annuirono e Camila si ringraziò mentalmente per avere sempre delle scuse pronte.

"Avete sentito che Lauren ha picchiato Dr. Smith la scorsa notte?" Ora toccava ad Ally parlare.

"Ma allora è successo veramente?" Chiese Bea.

"Si, me lo ha detto l'infermiera stamattina. Mi ha detto anche che l'hanno riempita di calmanti prima di averla sottoposta nuovamente all'elettroshock," annuì Ally.

"Bé, mi è difficile ammetterlo ma questa volta sono dalla parte di Lauren," la voce di Dinah riempì la stanza. "Quel figlio di puttana fa di tutto tranne il suo mestiere."

"Concordo," disse Normani.

Camila rimase lì senza dire una parola.

"Scommetto che Camila non abbia dormito stanotte," disse Normani. "Ricordo che ogni volta che la sottoponevano all'elettroshock non chiudevo occhio perché lei urlava per tutta la nottata."

"Credo che io mi sia già abituata, infatti non ho sentito proprio nulla," mentì Camila.

"Meglio così," rispose sorridendo Normani e Camila ricambiò il sorriso, sfoggiandone uno falso.

A/N: ed ecco il capitolo 7!

Spero vi sia piaciuto, lasciate un commento per farmi sapere cosa ne pensate!

Se aveste bisogno di parlare con qualcuno potete contattarmi nei messaggi privati senza nessun problema!

E scusate per il capitolo corto.

don't close your eyes ➳ camrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora