"Thorin assestava colpi possenti con la sua ascia, e sembrava invulnerabile.
'A me! A me! Elfi e Uomini! A me, miei consanguinei!' gridava, e la sua voce squillava come un corno nella valle."
Nori (1)
Finalmente lucido, per la prima volta dopo settimane, Thorin inspirò a pieni polmoni. L'aria gelida gli riempì le narici, portando con sé l'odore di acciaio, sangue e fumo, mentre nelle orecchie gli rimbombavano grida feroci e il cozzare di armi.
Si sentiva vivo come non mai.
Nel vivo della battaglia, il suo mondo aveva definitivamente riacquistato nitidezza. I suoi sensi erano completamente in allerta, senza che dovesse più forzarli; si sentiva rinato, agile e pieno di energia. E in quello stato d'animo non avrebbe potuto chiedere niente di più, se non la sua spada stretta in pugno e qualche orco a cui farne assaggiare la furia.
Lasciò che tutta la rabbia che aveva accumulato nel petto, nei giorni precedenti, fosse libera di sfogarsi, senza risparmiarsi; ogni contraccolpo, ogni urto che incassava, non faceva che rinvigorirlo, gli faceva percepire con più chiarezza il proprio corpo.
In pochi minuti, aveva sterminato un gran numero di nemici, e ora cominciava a formarsi il vuoto attorno a lui, dal momento che gli orchi cominciavano ad esitare nel mettersi alla sua portata. Non importava, Thorin non aveva problemi ad andare a cercarsi un avversario da sé. Sceglieva i più grossi, i più brutali.
Non c'era dolore che temesse o traccia di timore nel suo petto, solo bisogno di ritrovare sé stesso in una delle cose che sapeva fare meglio. Battersi per difendere ciò che gli apparteneva.
Quello era lui, quello era il vero Thorin Scudodiquercia; non voleva più dimenticarlo.
Intercettò al volo un pugnale diretto alla sua gola, lo saggiò velocemente passandolo da una mano all'altra prima di scagliarlo indietro al mittente, un orchetto che si ritrovò con la sua stessa lama dritta in mezzo alla fronte. Ancora prima che quello stramazzasse a terra, Thorin aveva già spiccato un salto per colpire le gambe di un enorme troll che se ne andava in giro a spiaccicare elfi e nani con la sua mazza.
Scansò di lato la testa giusto in tempo per schivare un'accetta che volò sibilando a pochi centimetri dal suo orecchio destro - che Bofur aveva prestato a Nori, e che poi era servita anche ad Ori, il quale, una volta finito, l'aveva rilanciata al primo dei tre.
"DAIN!" urlò, riconoscendo il cugino in mezzo alla ressa.
"Cugino!" salutò di rimando quello, mentre estraeva la spada dall'elmo di un orco appena abbattuto. "Perché ci hai messo tanto?" gli chiese allegramente, spianandosi la strada a colpi di lama nella sua direzione. Nulla lo metteva più di buon umore di una bella battaglia.
"È bello rivederti," disse Thorin, abbracciandolo vigorosamente, quando furono vicini.
"Anche per me. E spero tu abbia un piano, perché ce n'è troppe di queste canaglie".
Dain aveva ragione. Anche se nani ed elfi erano combattenti meglio addestrati, gli orchi compensavano in gran lunga il divario per numero. Era solo questione di tempo, li avrebbero presi per sfinimento.
Ma gli orchi non erano dotati di un gran cervello: senza un ordine preciso a cui obbedire, se fosse venuto mancare il comando, non sarebbero mai riusciti a riorganizzarsi. Molti di loro si sarebbero fatti prendere dal panico e avrebbero cominciato a disertare e disperdersi; con un po' di fortuna, anche a litigare e ad uccidersi tra di loro - non sarebbe stata la prima volta.
"Dobbiamo eliminare il loro capo," decise Thorin, volgendo lo sguardo a nord.
Collecorvo. Era lì che se ne stava il più grande pezzo di lerciume che appestava la Terra di Mezzo. Azog.
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With my bare feet || Bagginshield
Fanfic"Ricominceremo da capo, chiaro; siamo masochisti, quasi speriamo che la volta dopo le cose saranno diverse. Potrebbero, perché no? Allora, se siete pronti, riavvolgiamo tutto ancora una volta." Sulla scia degli eventi del film "Lo Hobbit", questa fi...