Avete presente quando tutto sembra essere apposto? Quando vi svegliate con la convinzione che gli uccellini cinguettino solo per voi? Quando siete convinti che fuori vi aspetti il vostro Unicorno alato Reginaldo, pronto a spargere pace e felicità per gli abitanti della terra, perché siete così felici che vi mettereste a vomitare arcobaleni e fiorellini?
Ecco scordatevelo.
Louis quel giorno si svegliò esattamente con quell'umore, nemmeno Willy Wonka con la sua fabbrica di cioccolato, sarebbe stato più felice di lui. Insomma chi è più felice di un proprietario di una fabbrica di cioccolato?
Louis era al settimo cielo, con i muscoli intorpiditi e la sensazione piacevole e sconvolgente che si procurava muovendo il sedere, come se potesse sentire ancora le cinghie di cuoio sferzare sui suoi glutei.
Poi aprì gli occhi.
Dopo un attimo di smarrimento, vide la finestra semi aperta e le tende bianche accecarlo, si girò per incontrare il viso dormiente del suo predatore sessuale preferito, ma nulla.
Con uno scatto si alzò e guardò in ogni angolo della stanza, ma non c'erano nemmeno i vestiti, i suoi invece erano piegati meticolosamente sul cassettone dei "giochi" di Harry.
Sbatté le palpebre confuso, una sensazione di vuoto stava cominciando ad opprimere i suoi polmoni.
Trovò un telo da doccia sul quel cassettone e una porta, che non aveva notato ieri per ovvi motivi, aperta sulla parete accanto alla finestra.
Con circospezione si avvicinò alla porta, e scoprì che era un bagno.
Quindi Harry non c'era e comunque gli stava intimando di farsi una doccia.
Louis la fece in uno stato mentale stranito, voleva capire dove fosse Harry e cosa ne sarebbe stato della lista e dei loro "accordi".
Quando fu pulito, profumato e vestito, scese le scale avviandosi verso la cucina e quello che vi trovò lo fece, infuriare.
Sul tavolo, meticolosamente apparecchiato e con sopra ogni vivanda degna di un principe, vi era la Lista e con sopra un monito scritto a mano dal caro Mr.Styles.
"ACCETTA!"
Era scritto in lettere maiuscole e lasciato lì a fargli vedere come fosse intimidatorio anche solo con la scrittura.
Harry Styles era il suo Signore e Padrone e la notte scorsa era stata solo un assaggio su quale potere aveva sul suo corpo, e sulla sua anima.
Louis a questo pensiero afferrò la Lista e la strappò in mille pezzi, sentendosi stracciato anche lui e così debole davanti al pensiero di Harry Dominante.
Prese le chiavi della sua macchina lasciate ordinatamente sul comodino dell'ingresso e sgommò via dal vialetto, vedendoci letteralmente rosso.
Perché?
Perché era così, maledettamente irritante?
Perché era così destabilizzante sentirsi vulnerabili davanti a lui?
Perché aveva quella bocca così rossa, quegli occhi così penetranti e verdi, quel fisico possente e rassicurante?
Perché lui doveva sentirsi rassicurato da quelle braccia, piuttosto che sottomesso?
Eppure doveva sentirsi in qualche modo spodestato, meno virile, una lurida prostituta avviluppata in lussuriosi piaceri carnali da un fottutissimo Dio del Sesso.
Perché,Perché,Perché?
Perché era così doloroso lasciare che il buonsenso si zittisse e godere di questa esperienza che sarebbe durata quanto sarebbe durata?
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Yes, Mr. Styles.
FanfictionQuando Louis, un Gay perfetto, dalla punta dei suoi capelli alla suola delle sue scarpe, pensa di conquistare Harry Styles, suo compagno di corso al college, non immagina che dietro ai suoi cappelli strampalati e le camicette semi aperte, molto sexy...