Hey Angel

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Al mondo ci sono molti luoghi comuni, il sole è giallo, la luce è bianca, la notte è scura, le stelle non sono asteroidi e la luna è fatta di formaggio.

Forse Louis aveva il vizio di togliere tutta la magia alle cose; insomma, il sole è una palla di fuoco che prima o poi scoppierà e ci ammazzerà tutti, la luce non è bianca ma formata dai sette colori dell'arcobaleno, la notte non è necessariamente scura, le stelle sono esattamente degli asteroidi che vagano nello spazio e la luna non è fatta di formaggio ma di materiale spaziale/galattico.

E forse, nella sua camera buia contornata dalle ombre che danzavano, create dai fari delle macchine che passavano, stava pensando che le ombre riflesse nel suo stato d'animo non erano altro che buio, e si sa che il buio non è nient'altro che assenza di luce.

Si rannicchiò tra le coperte calde, creandosi un bozzolo mentre fuori c'era il gelo.

L'inverno era arrivato, così come il suo compleanno si avvicinava.

Dicembre non era esattamente il periodo che preferiva, anche se c'era il suo compleanno e il Natale, non lo sopportava , il naso rosso, le orecchie congelate, l'impossibilità di mettersi un pantalone un po' più attillato perché il gelo ti arriva fino alle ossa, sentire freddo anche se hai un pigiama di pile e tre coperte di lana più un piumone imbottito di altro pile.

Odiava il freddo, lo detestava, anche perché non poteva stare mezz'ora nel suo bagno da checca, l'acqua di raffreddava in fretta e lui si sarebbe ibernato e ritrovato tra mille anni congelato.

Guardò fuori dalla finestra un'altra volta solo per cogliere la leggera nebbia notturna tipica di Londra.

Si sentiva così inutile, infagottato lì ad aspettare che il cellulare si illumini, e appaia il nome di Harry, che non sentiva esattamente da due giorni, quarantotto ore e due minuti.

E si domandava quando, esattamente, Il suo Adone gli fosse entrato così dentro.

Insomma erano le 22:14 e lui guardava il telefono con una certa apprensione, oh avanti chiama,chiama,chiama!

Si rese più piccolo tra le coperte, non si spiegò cosa avesse fatto di male, dato che Harry era sparito per due giorni, andavano bene dopo il chiarimento, ovvio che Louis si era rifiutato di andare di nuovo in quel locale di Dominatori,Harry gli aveva risposto che lo capiva e che avrebbe rispettato questa sua scelta, si era alzato e con la promessa di sentirsi, se n'era andato.

Poi il nulla.

Louis si rigirò sul materasso stringendo le coperte per evitare di cedere di nuovo alla vocina che gli intimava di prendere il telefono e chiamare il suo Riccio, gli mancavano i suoi occhi verdi, contornati da pagliuzze dorate, poi cambiavano a seconda del tempo e della luce, gli mancavano le mani grandi e il petto ampio, e sì solo due giorni erano passati, ma il profumo di Harry era come l'ultimo cubetto di cioccolato rimasto, le labbra di Harry erano come gli ultimi sbuffi di zucchero filato attaccato al bastoncino, le fossette di Harry erano le gocce di cioccolato nei biscotti ed i suoi occhi, oh i suoi occhi, erano la nave a Natale, i regali sotto l'albero, una cioccolata calda in Inverno, una brezza fresca in estate, un prato di fiori di tutti i colori, le stelle, le galassie, l'infinito e tutte le cose belle dell'universo.

Il cellulare squillò.

Louis lo prese senza vedere chi lo stesse chiamando, solo per non rimanere troppo deluso nel non leggervi il suo nome sopra.

-Pronto?- rispose flebilmente, silenzioso, come lo era il suo stato d'animo martoriato

-Louis? – disse una voce femminile, lievemente preoccupata, incrinata.

Yes, Mr. Styles.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora