[Confusion and frustration in modern Times - Sum 41]
Ice's pov
Dio, non la sopportavo. Eravamo in macchina da due minuti ed era già a lamentarsi per il freddo e criticare il mio abbigliamento. Avevo una maglia nera di batman e dei leggins neri, con degli anfibi. Lei pensava che fossi depressa.-Stai zitta, Amber. Per l'amor del cielo. Non so se te l'hanno detto, ma non è bello stare vicino a me quando sono arrabbiata. Quindi, per favore, non farmi arrabbiare.- Sbuffai. Ero la persona più irascibile del pianeta, quella sera non ce l'avrei fatta. Avrei dovuto affrontare sia lo stess di fare la babysitter a questa quindicenne, sia la visione, dopo anni, del mio fratello menefreghista. Avevo la certezza che fossero loro dopo aver guardato il biglietto.
-Avanti, scendi. -Dissi dopo aver spento la macchina.
La ragazza mi trascinò da una parte all'altra per riuscire a stare in prima fila. Ed eccoci lì, sotto al palco, mentre mio fratello versione cresciuta cantava felicemente, e ogni tanto spostava lo guardo da una parte all' altra. Sembrava aspettare qualcosa.
Dopo i ringraziamenti sparirono nel buio, come del resto il pubblico. Io e amber eravamo rimaste nel parcheggio, aspettavamo che io finissi di fumare.
- senti, possiamo rimarere ancora un po'?
- no.
- dai! Voglio vedere se escono! Voglio incontrarli!
- proprio per questo - sbuffai.
-...che?
- Ehm, dicevo..no, assolutamente. Tuo padre ci ha dato un orario preciso e se non obbedisco verrò licenziata!
- I- Ice.. - questa non era la voce di amber. Anche perché sembrava più grossa e da ragazzo. Infatti alzai lo sguardo presi un infarto. Un alex coi capelli scombinati e lo sguardo rivolto verso il basso era appoggiato a un tourbus.
- Alexander - ghignai.
- ma che cosa..? - amber guardò lui, poi me, poi lui.
- vai in macchina, okay? E non muoverti finché non torno.
Lei spaventata dal mio tono di voce annuì e scappò via.
- senti, voglio solo parlarti, okay?
- mmh. - dissi, incerta.
- io ho sbagliato tutto. Ti ho fatto capire male, ti credi che io ti odi, no? - annuii confusa. - beh, io ti trattavo così solo per attirare la tua attenzione, da quando sei cambiata, ecco...
- attirare. La mia. Attenzione? - scandii bene le parole. - ma ti senti? Non è l'unico modo per farlo lo sai, potevo semplicemente parlarmi, come fanno tutti gli esseri umani! - feci una pausa.- Sei uguale a lei..
Per un attimo vidi qualcosa fulminare nei suoi occhi. Come se quel qualcosa lo avesse bloccato per un attimo.
- I-io..solo, scusa. Scusa tanto.
- sai cosa me ne faccio io delle tue scuse? - e così, teatralmente, buttai a terra la sigaretta calpestandola con gli anfibi, osservai la fiamma spegnersi. - mi dovresti conoscere, Alexander. A me non bastano delle semplici scuse.
Forse non ero in me in quel momento. Ero accecata dalla rabbia..?- Ice..so di essere un coglione, ma perfavore, laciami riprovare.
Con quella faccia mi faceva tenerezza.
Risi. - come vuoi, ci si vede..
Mi voltai e me ne andai verso la macchina, sentendomi come i motociclisti nei film. Okay, avevo bisogno di dormire.
- mi vuoi spiegare cosa diavolo è successo? - esclamò confusa amber, che aveva assistito alla scena dalla macchina.
- oh, è solo mio fratello. - risposi annoiata. Lei invece emise un gridolino.
///
Era mattina. Non avevo forze, come al solito. Mi spostai svogliatamente dal letto al divano, portandomi una coperta. Mi rannicchiai e cominciai a pensare.
E se fosse vero? E se volesse realmente che tornassimo come quelli di una volta?
Però suonò il campanello.
Ovviamente doveva essere il mio vicino che faceva il contadino, ogni volta passava da qui per offrirmi qualcosa.- No, signor Howest, non voglio i suoi pomodori. Grazie e arrivederci.- dissi aprendo la porta.
Alzai lo sguardo vedendo alex davanti a me. Saltai. Cosa? Me lo sto immaginando? Come può essere qui, come fa a sapere dove abito?
- ehm, non voglio darti dei pomodori, ice.
Arrossii per la figura di merda che avevo appena fatto.
- cosa vuoi? - tornai acida.
- uhm, c'è una festa, e ci sono delle band che ti piacciono..potresti, ehm..venire.
- mh.. - mi appoggiai alla porta.
- puoi portare una tua amica - sorrise.
- ci penso.
- okay, ti mando un messaggio con posto e ora. - il suo sorriso si allargò. Stavo per ribattere ma lui era già sparito.
Mi vestii decentemente e uscii, dovevo parlare con meiko.
- e così torna sfacciatamente chiedendoti in ginocchio di perdonarlo..?
- Più o meno. - risi.
- Poi ti ha invitato a una festa, ma per quale motivo?
- Suppongo che sia per dimostrarmi che non è più quello di una volta, e bla bla bla.
- Comunque sia, noi ci andiamo. Voglio incpntrare ronnie radke! - disse estasiata. Scrollai le spalle.
- allora stasera alle 8 sono qui. - dissi alzandomi.
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Caraphernelia. // A.B.
FanfictionLui era come farsi un tatuaggio: la feriva, ma le piaceva..soprattutto, le lasciava un segno indelebile per tutta la vita. Lei, invece, era come una piccola tigre: dall'aria innocente, ma in realtà acida e scontrosa. Ma anche ma creature così forti...