Capitolo 11

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"Amami o odiami, entrambi sono a mio favore. Se mi ami sarò sempre nel tuo cuore, se mi odi sarò sempre nella tua mente."
- William Shakespeare

É passato un mese da quando Tom ha chiesto a mia madre di sposarla, quella notizia ha portato un po di felicità in famiglia, Max l'ha presa anche bene e pare che le cose vadano per il verso giusto.
Sto aiutando mia madre per i preparativi ed è emozionata proprio come la sua prima volta, solamente che il suo primo amore, ovvero mio padre, è stato celebrato a modo loro, non in chiesa, quindi è arrivato il momento anche per lei di vivere questa esperienza.
Tom in questo periodo è molto nervoso, perché è la sua prima volta, e lo sarei anche io se fossi nei loro panni.
Nei weekend sia io che Harry andiamo a cenare dai miei e il loro rapporto è cresciuto, mia madre adora Harry e Tom non fa altro che parlare con Harry delle loro passioni.
Una cosa che non mi sarei mai aspettata è stato proprio mio fratello, si è affezionato con Harry come un fratello, lo accompagna a tutte le sue partite di basket e chiede sempre di lui al cellulare, io sono contenta di avere il mio ragazzo al mio fianco.

Il nostro rapporto si è intensificato e adesso che con viviamo da tanti mesi siamo sempre più uniti
La sua gelosia è sempre più intensa.
Il lavoro e i miei sogni sono andati in fumo, Jennifer mi aveva nascosto delle cose riguardanti quell'edificio, Harry quando l'ha scoperto mi ha fatto licenziare.
Io esco con Judi o sto a casa, mentre Harry ogni mattina scende, non so bene dove vada e non vuole dirmelo, ma di lui mi fido e so che non farebbe niente di male.

Flashback

La mia sveglia suona ripetutamente, già sono settimane che lavoro la e non ho mai visto il capo, dicono sia partito per affari.
Mi vesto di fretta dato che già è tardi e sveglio Harry per farmi accompagnare.
Con la macchina, dopo cinque minuti arriviamo nel posto e saluto il mio ragazzo.
Trovo come ogni mattina davanti l'entrata Jennifer.
Le vado incontro e la saluto, lei ricambia abbracciandomi.
Entriamo dentro l'edificio e subito dopo la segretaria ci viene incontro per salutarci.

-"Buongiorno ragazze, Jennifer sei stata chiamata dal capo" dice lei attirando l'attenzione di entrambe.

-"Torno subito aspetta qui" mi dice Jennifer per poi sparire da quel piano insieme alla segretaria.

Passano circa dieci minuti e ancora non c'è traccia della mia amica,decido di alzarmi e di raggiungerla nei piani più alti.
Arrivata attraverso l'ascensore nel corridoio principale mi imbatto con la segretaria che ha un'espressione un po preoccupata.

-"Cosa ci fa qui signorina Lersa?' mi riprende la segretaria osservandomi da cima a fondo.

-"Aspetto qui" dico sedendomi in una sedia.

-"Credo che può aspettare anche nel suo ufficio' dice lei infastidita.

-"No" dico scandendo bene le parole, ne ho abbastanza di essere sottratta da qualsiasi situazione, se Jennifer è anche nuova perché non hanno richiesto anche me?
Da quando lavoro qua non ho avuto l'occasione di conoscere il mio capo e mi sembra scorretto.
La segretaria annuisce piano piano e scompare dalla mia vista.
Passano altri cinque minuti e la mia pazienza non riesce a resistere, mi alzo dal mio posto e lascio un respiro quando decisa busso alla porta di quell'ufficio.
Nessuno proferisce parola quindi scossa da questa cosa abbasso la maniglia, decisa di ciò che sto per fare.
Quando la porta è aperta vedo l'ufficio ampio e ben attrezzato.
I miei occhi vagano per la stanza e si soffermano su due figure.
Un'uomo in giacca e cravatta da le spalle a Jennifer che è bloccata nel muro, ma lei la vedo spaventata e ha delle lacrime ai occhi.

-"Lasciala" dico prendendo coraggio e varcando la porta.

L'uomo si volta e finalmente vedo il suo volto, Jennifer chiede aiuto con lo sguardo e l'adrenalina sale.
Quando mi accorgo chi è quell'uomo chiudo le dita in un pugno, sono sicura che sia il padre di Jennifer, l'ultima volta la mia mente non è riuscita a dissolverlo.

-"Lei, brutto schifoso, come può trattare cosi sua figlia, l'ha creata lei e adesso vuole distruggerle la vita, ma cosa le frulla per la testa" grido impazzita dalla rabbia.

L'uomo inizia a ridere e Jennifer riusce a correre verso di me.

-"Parli tanto di rispetto signorina Hope quando lei lavora per me" dice lui sogghinando.

-"Cosa?" dicoi voltandomi verso Jennifer.

-"Posso spiegarti" dice lei avvicinandosi a me.

-"Andate tutti all'inferno" urlo correndo verso l'uscita..via da tutti.

Fine flashback

Quando i miei occhi si abituano alla luce mattutina del sole mi alzo stiracchiandomi per bene.
Il posto dove dorme Harry è vuoto e un senso di solitudine prende possesso in me.
Ormai sono abituata alle sue maniere e alle sue parole, che non voglio rimanere da sola.

Come può essere possibile che una persona ti manchi ogni instante del tuo momento?
La risposta è semplice, quando la persona ti entra dentro al cuore sei distratta da non osservare neanche le ore.

Quando guardo l'orario mi accorgo che sono appena le dieci del mattino.
Mi alzo dal letto e decido di fare una bella doccia per risvegliarmi.
Prendo dal mio armadio una panta calza nera e una maglia grigia, indosso i miei stivaletti e per finire prendo la mia giacchetta nera dato che il mese di ottobre è arrivato e il vento si è alzato.

Quando sono pronta mi soffermo sul calendario e noto che manca davvero poco al mio diciottesimo.
Con una mano sfioro il numero 29 del calendario e un sospiro lascia la mia bocca.
In un momento un'idea vaga dentro la mia testa e decido di seguire l'istinto.
Prendo dal cassetto una lettera, la nascondo dentro la tasca della giachetta e dopo aver recuperato il cellulare e le chiavi scendo di casa.
Oggi la giornata non è bella e le nuvole sono molto soffuse.

Più avanzo verso il luogo che ho pensato, più il mio cuore accellera.

Quando arrivo davanti al grande cancello nero una fitta percorre il mio stomaco e decido di avanzare.
Mi soffermo un momento davanti ad un fioraio e decido di acquistare un mazzo di rose bianche, le sue preferite.
Chiedo informazioni al padrone e dopo di che avanzo verso la mia direzione.
Quando riconosco il nome una piccola lacrime scorre lungo il mio viso, è incisa su una pietra di marmo e quelle poche rose che vi si adagiano sono secche.
Poggio le rose bianche li davanti e osservo con cura il grande nome inciso a grossi caratteri.

Richard Lersa..

Sotto al nome c'è raffigurata la sua famosa frase.

-Cura le tue ferite da un'altro bene-.

La stessa frase che ho tatuata nel braccio.

Sfioro con il dito il nome e altre lacrime scorrono.
Il tempo che passa non cancella le mie lacrime, anzi le rende solo più tristi.
Incastro insieme alle rose una piccola lettera in modo che il vento non la porti via, proprio come avevano fatto con mio padre.

-Quanto tempo è passato da quando non ci sei più.
L'anima parte sempre di più.
Sognarti e pensarti non aiuta,
mi sento sola come una muta.
Spero un giorno che da lassù ritorni felice quaggiù.
Il mio bacio va a te, sei nel mio cuore proprio come un re.

-Ecco la poesia che ho deciso di scrivere a mio padre..

Osservo un'ultima volta il tatuaggio e mi alzo dal mio posto per cercare di sorridere.
Mi viene difficile sorridere in situazioni come queste, ma ho imparato a sopravvivere.

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