Wake me up when september ends

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L'estate è arrivata e passata
L'innocente non può mai durare
svegliatemi quando finisce settembre
Allo stesso modo mio padre è venuto per poi andarsene
sette anni se ne sono andati così in fretta
svegliatemi quando finisce settembre
ecco che ritorna la pioggia
cadendo dalle stella
nuovamente bagnato nel mio dolore
diventando chi siamo
Nonostante la mia memoria si riposa
non dimentica mai ciò che ho perso
svegliatemi quando finisce settembre
L'estate è arrivata e passata
L'innocente non può mai durare
svegliatemi quando finisce settembre
fate suonare nuovamente le campane
come abbiamo fatto all'inizio della primavera
svegliatemi quando finisce settembre
Ecco che arriva la pioggia di nuovo,
cadente dalle stelle,
bagnato nel mio dolore di nuovo
che ci ha reso quello che siamo,
nonostante la mia memoria riposa,
non dimentica mai cio' che ha perso
Svegliatemi quando settembre finisce,
L'estate è venuta e passata,
l'inncocente non puo' durare,
svegliatemi quando settembre finisce,
Cosi' mio padre è venuto e se ne è andato
Vent'anni sono passati cosi' in fretta
Svegliatemi quando settembre finisce
Wake me up when september ends- Green Day
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Lo zio non c'era più. Ieri mattina era a casa nostra con papà e la sera la zia lo aveva trovato sdraiato in garage. Lo zio Jason era morto.
Volevo urlare ma non riuscivo ad aprire la bocca, qualcosa mi bloccava la gola.
Lui era burbero, non sorrideva spesso e non gli piaceva essere simpatico ma era il mio unico zio. Una volta mi disse che ero la bambina più intelligente che avesse mai conosciuto; avevo pensato che fosse il più bel complimento di sempre perché zio Jason non era tanto espansivo.
Adesso eravamo al cimitero, la bara era sospesa in un grande buco dove sarebbe stata calata appena il pastore avrebbe concluso. Non smetteva di ripetere che era "volato in cielo". Era stupido. Sapevo che si diceva così quando le persone morivano ma era ugualmente stupido. Zio Jason era dentro una bara che a sua volta sarebbe stata infilata in un fosso. Non era volato in cielo. Non mi piaceva quando le cose non venivano chiamate col loro nome.
C'erano tutti quelli di Blacksburg e piangevano. Anche Nate che, da quando compì quattordici anni, si era messo in testa di essere grande; Gabe si limitava a dargli dei colpetti sulla schiena. Che io ricordassi non lo avevo mai visto piangere ma adesso i suoi occhi erano lucidi.
Papà era disperato, mentre la zia sembrava una statua. Non si muoveva, certe volte le fissavo il petto per verificare se respirasse.
Zia Karen tante volte mi aveva detto che le donne erano più forti degli uomini. Adesso capivo perché.
Harry era tornato questa notte insieme a una ragazza. Forse era la sua fidanzata. Non glielo avevo chiesto, non era importante.
Indossava degli occhiali da soli neri e aveva un abito nero e la cravatta come papà e i miei fratelli. Non sembrava lui. E io... Se lui stava male, io mi sentivo tanto triste. Mi sentivo in colpa perché lo zio era morto e io non riuscivo neanche a piangere. Avevo paura. E se anche papà fosse "volato in cielo"? Avevo imparato che non lo capivi quando qualcuno stava per andarsene. Ieri lo zio era in cucina a bere il caffè e adesso era lì. Perché?
Lasciai la mano di papà e camminai tra tutte quelle persone, superai anche la fidanzata di Harry fino a mettermi accanto a lui. Non sapevo che fare, allora allungai la mano per prendere la sua. Non ero cretina, avevo solo dodici anni e non potevo farlo stare meglio, però di certo ero meglio della sua ragazza che se ne stava impalata.
Harry mi guardò solo per un attimo ma sembrava strano, infine ricambiò la stretta.
Non gli dissi che mi facevano male le dita per quanto le teneva forte.

Zia Karen era seduta attorno al tavolo della sala da pranzo; aveva i palmi contro la testa e gli occhi abbassati. Papà mi aveva ordinato lasciarla in pace. Era lui che si occupava di accogliere le persone quando venivano e le preparava da mangiare, anche se lei non toccava il piatto.
Harry ancora non era uscito dalla sua stanza, non permetteva a nessuno di entrare, e la sua ragazza Lidia se ne stava sempre seduta sul divano. Quando le avevo chiesto perché non andasse da lui, mi aveva fissato come fossi stupida e mi aveva detto che voleva lasciargli il suo spazio.
Per me era sbagliato. Quando qualcuno era tanto giù di morale, non bisognava fare di tutto per renderlo felice?
Qualche volta restavo seduta fuori dalla camera, lo aspettavo con un panino in mano. Prima o poi la fame gli sarebbe tornata, no?
Avevo paura di disturbarlo, come tutti, non volevo che mi trattasse male. E poi cosa potevo dirgli, i grandi erano bravi con le parole.
Però iniziavo a spaventarmi.
Mi ero stancata di guardare sempre la televisione, soprattutto con Nathan che non faceva battute divertenti. Rimanevamo in silenzio e qualche volta, quando lo sentivo tirare su col naso, gli tenevo la mano. Oppure dormivamo insieme.
《Dove vai?》 Mi chiese. Feci spallucce.
《Ho fame?》
Sospirai, raggiungendo la cucina. Non riuscivo ad arrivare al pensile, così spostai una sedia per farlo. Presi il pane, il barattolo del burro d'archidi e la marmellata di mirtilli. A me faceva tanto schifo ma Harry la adorava. Ne mangiava a cucchiaiate e mi faceva venire voglia di vomitare.
La puzza era... Bleah!
Spalmai la il burro d'arachidi in una fetta di pane e quella cosa viola nell'altra. Come faceva a piacergli? Sembrava cacca.
Controllai se in giro ci fossero papà o Karen, e corsi su per le scale. In corridoio c'era Lidia, mi stava antipatica: balbettava come una cretina e non serviva a niente.
La superai senza salutarla e mi sedetti davanti alla camera di Harry. Per passare il tempo giocai con la PSP, finché non decisi che mi ero stancata.
Bussai alla porta tante volte.
《Harry?》 Lo chiamai. Forse dormiva.
《Lo so che vuoi che ti lasciamo in pace ma... ma noi siamo amici, vero? Apri, per favore. Anche se non lo fai rimango qui, va bene?》
Incrociai le braccia. Odiavo quando nessuno mi ascoltava.
Aspettai ancora, poi sentii il rumore della serratura che girava.
Ci sono riuscita!
La camera era al buio e c'era puzza di aria viziata. Harry era steso sul letto, con la faccia verso il muro.
Ti ho preparato un panino con la marmellata di mirtilli ma lo so che non lo vuoi.
Non sapevo cosa fare, allora mi avvicinai e mi sdraiai accanto a lui.
《Harry...》
《Stai zitta, Viv!》
Okay.
Non voleva che parlassi? Bene, ma mi avrebbe sopportato comunque. Così lo abbracciai, tanto forte, e poggiai la fronte sulla sua schiena.
《Mi dispiace per lo zio...》
Manca tanto anche a me.
Sentii un singhiozzo. Per un attimo pensai che fossi stata io, ma capii che era stato Harry. Di colpo si mise a piangere. Mi sorprese. Tantissimo. Harry non piangeva mai.
《Mio padre è morto.》
Rimasi in silenzio, come faceva papà quando avevo paura. Forse si sarebbe sentito al sicuro come me tra le braccia di papà.
《Non... non lo vedrò più, Viv...》
《Mi dispiace.》
Si voltò nella mia direzione. Aveva gli occhi gonfi e le guance bagnate. Gliele asciugai con la manica della maglietta e gli tolsi i capelli dalla fronte. Non parlammo per molto tempo.
《Tu... tu ci credi che è volato in cielo?》
《Non lo so, piccola.》
《Quando muori... non esisti più? Perché non mi piace. Voglio lo zio!》
《Anch'io...》
Mi stropicciai gli occhi che bruciavano.
《Hai dormito, Viv?》
《Un po'.》
《Almeno hai pianto?》
Scossi il capo.
《Perché?》
《Non lo so... La zia e papà stanno male e se piango sarà peggio.》
Mi alzò il mento. 《Non farlo.》
《Cosa?》
《Non trattenere mai niente. Nè lacrime, urla o sentimenti. Perché se lo fai, marcisci dentro.》
Come si fa a marcire dentro?
《Ma-》
《Devi solo... Puoi piangere, Viv.》
Poco dopo ero diventata una fontanella e non riuscivo più a fermarmi. Mi faceva male la testa.
《Mi... mi prometti che non te ne vai come lo zio?》
《Lo giuro, Viv...》 Piangeva anche lui.
《Viv?》
《Mmm...》
《Grazie...》
《Per cosa?》
《I panini che trovo davanti alla porta, lo so che li fai tu.》
Mi sorrise, anche se era ancora triste. Però aveva il sorriso più bello del mondo, dopo papà.
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Allora che ne pensate??? Commentate come se non ci fosse un domani.
Alla prossima.

Mignoli |Fil rouge h.s #0.5|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora