CAPITOLO 12

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Il profilo dei monti Ulrich si delinea all'orizzonte quando Rasglad termina di raccontare e spiegare quanto gli è successo. Per tutto il tempo Belial e Aldebaran lo ascoltano in silenzio.

"Ecco perchè non sentivo completo il legame con Lanthis, non me l'ha mai perdonata." Ammette l'abissale dorato con rammarico.

"Li ti sbagli." Aldebaran nega le sensazioni dell'altro drago.

"Ha ragione Al." Conferma Belial.

"E cosa vi fa pensare ciò?" Domanda Rasglad fissando l'orizzonte, gli occhi velati da una leggera malinconia.

"Noi c'eravamo." Inizia Belial. "Quando trovammo Lanthis dopo la battaglia era inginocchiata a terra, vicino ai resti del tuo uovo e ti stringeva come fossi la cosa più importante del suo mondo."

"Già." Conferma Aldebaran proseguendo. " Ti ha adorato dal primo momento, eri troppo piccolo per ricordartene, ma ti ha cresciuto lei. Ci scommetto che nei tuoi ricordi, fino ai primi a cui riesci attingere, lei c'era. Forse eri tu a essere restio al legame, sicuro che per te fosse tutto a posto o avevi qualche remora?"

Rasglad volge il muso osservando pensieroso Aldebaran e Belial, lo sguardo cade poi su Lanthis, esanime, stretta tra le braccia del fratello. "Credo d'averlo sempre saputo. Della menzogna intendo, non ho mai fatto domande per timore della verità, della colpa e della vergogna che ne seguono."

"Rasglad puoi solo accettare e convivere col passato, vivendo appieno il presente. O chiuderti in cose ormai lontane e rovinarti l'esistenza e non solo la tua." Aldebaran sembra sgridare benevolo il giovane drago. "Il tuo posto è nei cieli di tenebra come re dei draghi, nella tua seconda vita ne hai la possibilità."

Rasglad osserva stupito il dorato oscuro. "Tu sei il re. Non io."

"Ma tu sei più forte di me e io ho regnato abbastanza per i miei gusti. Il posto era di mio fratello, Avalanche doveva regnare e io aiutarlo, non ho mai avuto l'indole del sovrano, troppo aggressivo e andavo comunque fiero del mio essere." Spiega Aldebaran pacato.

"Non fidarti ora che fa il saggio." Rincara Belial. "E' sempre stato una testa calda, non vede l'ora di tornare a esserlo."

Aldebaran sbotta in un brontolio cupo. "Simpatico Belial."

"I monti Ulrich." Rasglad interrompe il discorso. "Al resto penseremo poi, statemi dietro io sono quello meno stanco e ferito."

"Un Re nato." Alle spalle di Rasglad Aldebaran gli lancia quella stoccata a cui l'abissale dorato non risponde, limitandosi ad avanzare tra i primi valloni e creste rocciose dei monti, inoltrandosi verso il loro cuore.

"Aldebaran, lego Lanthis alla tua sella, Rasglad ti coprirà sei quello più stanco e ferito proteggi mia sorella e lascia a noi il resto." Belial mentre parla assicura il corpo esanime della demone alla sella del dorato oscuro.

"Mi fate sembrare più vecchio di quel che sono." Replica il drago.

"Non ti affiderei lei se non mi fidassi, ma Rasglad mi serve libero di muoversi." Belial ora è serio.

"Lo so lei è preziosa per tutti. Non le succederà nulla." Aldebaran abbozza comprensivo.

Il gruppo avanza ancora fin quando i monti non si aprono in un'immensa vallata verde e lussureggiante, dalle montagne scorrono ruscelli limpidi che si tuffano nelle acque cristalline dei laghi con scroscianti cascate. Nel cielo le montagne fluttuanti, intere rocce e vegetazione che fluttuano nel cielo sorrette da magia antica che permea da sempre quelle rocce. Al centro svetta maestosa l'arca dorata che solca il cielo come fosse il suo mare, sulla prua dell'immensa imbarcazione una figura dalle grandi ali bianche, mentre altri angeli si affollano sul ponte; quel che resta delle legioni angeliche.

Demons IIIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora