Colpa tua

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La mattina seguente, Meredith si era svegliata ancora tra le braccia di Derek dopo aver fatto l'amore con lui più e più volte.
Erano sdraiati sul letto e, in camera dell'uomo, si presentava un tale caos che non potevano immaginare nemmeno.
I loro vestiti erano sparsi ovunque per la camera, la lampada e la sveglia erano cadute, fortunatamente sopra questi ultimi e, così, non si erano rotte.
«Derek» aveva sospirato Meredith appena sveglia, quando aveva sentito che l'uomo le accarezzava ambiguamente il fianco da dietro, «Dovremmo andare».
«Dovremmo, condizionale presente. No, avversativa semplice» aveva detto l'uomo in tono risoluto e se l'era trascinata sotto la doccia con lui.
Una volta usciti di casa, dopo un tempo pressoché interminabile, Derek l'aveva accompagnata a casa, su richiesta della ragazza, la quale gli aveva detto che doveva cambiarsi e prendere alcune cose per il lavoro.
Non appena Meredith era entrata in casa, i suoi coinquilini, di cui già odiava la presenza in giro per casa, l'avevano presa sottobraccio e fatta sedere su una delle sedie della cucina.
«Si può sapere dove sei stata?» aveva chiesto Izzie con un tono da mamma apprensiva, che non le apparteneva proprio, almeno non da quando Meredith la conosceva.
«Meredith» aveva esordito George in tono pacato, «Seriamente ci hai fatti preoccupare» aveva continuato il ragazzo accarezzandole dolcemente la mano.
«Prima di tutto non devo darvi spiegazioni» aveva esordito la diretta interessata in tono scocciato, «Poi sono stata da una persona a me molto cara» aveva continuato facendo per salire le scale che portavano alle camere.
«Una persona cara?» aveva chiesto retorica Izzie, «Una persona che inizia per D e finisce per erek?» aveva chiesto nuovamente la bionda e l'altra non le aveva nemmeno risposto, lasciandola lì con un'occhiataccia.
Meredith era andata nella sua stanza, si era cambiata e aveva preso alcune ricerche che aveva fatto nei giorni passati che le servivano per il lavoro.
Come il giorno antecedente, Meredith era alla guida del suo fuoristrada e i coinquilini sedevano nei posti dei passeggeri, mentre si stavano recando al lavoro.
Una volta parcheggiata l'auto, i tre si erano divisi definitivamente: Meredith era andata a cambiarsi, mentre gli altri due si erano messi davanti alla macchinetta del caffè, sperando di riuscire a svegliarsi.
«Stai meglio?» aveva chiesto la Bailey a Meredith, una volta entrata nella stanza.
«Si, dottoressa Bailey, grazie» aveva ribattuto con un sorriso e la donna l'aveva informata del fatto che anche in quella circostanza lei dovesse occuparsi delle cartelle, per il suo bene.
«Dottoressa, prima dovrei vedere Shepherd e Sloan per la questione di mia madre, sa mica dove si trovino?» aveva chiesto Meredith prima di uscire dalla stanza e la donna le aveva indicato la sala conferenze.
Meredith si era recata nella stanza e, dopo aver bussato era entrata, trovando i due uomini a parlare davanti ad un caffè fumante, sicuramente non di questioni riguardanti il lavoro.
«Guarda chi si vede...» aveva affermato Mark sorridendo sornione all'amico, in segno di assoluta complicità.
«Scusate l'interruzione» aveva detto Meredith prendendo una sedia e accomodandosi il più lontano possibile dai loro sguardi insistenti, «Ho un consulto da chiedervi» aveva continuato porgendo loro le ricerche che aveva fatto su una possibile casa di cura per sua madre.
«Vuoi sapere quale è meglio?» aveva chiesto Derek analizzando i fogli che gli erano stati posti e la ragazza aveva annuito distogliendo lo sguardo dai due aitanti dottori.
«Vorrei avere la certezza che, in ogni cosa, lei fosse seguita costantemente» aveva sospirato, quasi per ricordare a se stessa che, oramai, da sola non poteva più stare.
«Ti dispiace se le analizziamo un attimo?» aveva chiesto Mark, questa volta sorridendole dolcemente e in modo piuttosto comprensivo.
«No» aveva ribattuto Meredith subito, «Fate pure con calma» aveva fatto per alzarsi, ma poi era rimasta ancora un attimo nella stanza e aveva sussurrato ad entrambi un flebile «Grazie».
A quelle parole entrambi avevano sorriso dolcemente e l'avevano seguita con lo sguardo, fino a che non aveva chiuso la porta.
«Mi sembra una ragazza molto dolce» aveva detto subito Mark, guardando l'amico di sottecchi.
«Lo è, Mark» aveva affermato Derek senza alcuna esitazione, «Lo è».
L'amico sapeva tutto ciò che c'era stata tra loro e credeva, sempre più fermamente, che Derek si stesse inaspettatamente innamorando di lei.
Meredith stranamente non era inquieta dopo aver consegnato ai due dottori i fogli che riguardavano la madre.
Fosse stato qualche mese addietro si sarebbe disperata e avrebbe iniziato a piangere, ma in quel momento sapeva che Ellis era in buone mani, esattamente come lei stessa. Derek.
Continuava a pensare a quella notte, in cui avevano fatto l'amore più e più volte, in cui lui era tornato al lavoro solo per qualche ora per un intervento urgente, ma poi aveva dirottato la sua auto verso la sua villa e l'aveva trovata come l'aveva lasciata.
Meredith, quando lui era entrato in casa, era ancora nuda sotto un lenzuolo poco coprente: era sdraiata a pancia in giù sul letto e stava leggendo una delle tante riviste di medicina che l'uomo aveva sul comodino.
Sentendo il suo respiro sul collo, però, la rivista era stata fatta cadere dal letto e lei si era girata, mostrando il suo seno ancora arrossato dal suo tocco, prendendo a baciargli le labbra con passione.
Derek non aveva più resistito e, spogliandosi, aveva fatto combaciare i loro corpi, come se fosse un puzzle, come se si incastrassero alla perfezione.
Era a quello che pensava Meredith, mentre si era ritornata a compilare le cartelle. Il suo unico pensiero era Derek, sempre e solo lui.
Quando quell'uomo le si era avvicinato, quella mattina, porgendole un caffè scuro, lei gli aveva sorriso dolcemente, ma lui era di ben altre intenzioni e l'aveva trascinata all'interno dell'ascensore.
«Ma che stai facendo?» aveva chiesto la ragazza cercando di frenare la corsa di Derek.
«Questo» aveva sospirato l'uomo in modo sensuale e le aveva intrappolato le labbra nelle sue.
«E se io volessi sapere dei risultati delle vostre analisi?» aveva chiesto la ragazza staccandosi da lui, visibilmente preso dall'eccitazione.
«Dovrai prima pagarmi con questo...» aveva sospirato nuovamente Derek e aveva ripreso a baciarla sensualmente, infilando una mano sotto al camice della ragazza, andando ad accarezzare il pizzo del reggiseno.
Le porte dell'ascensore, però, si erano aperte senza che loro se ne accorgessero e, qualcuno, con un sordo schiarimento di voce, li aveva riportati all'ordine: Richard Webber.
«Quando avete finito di utilizzare l'ascensore come una dark room» aveva detto freddo l'uomo guardando la mano di Derek che, lentamente, usciva dal camice della collega, «Vi aspetto nel mio studio» aveva continuato l'uomo lasciandoli lì a guardarlo andare via.
«Tu dici che subiremo conseguenze gravi?» aveva chiesto Meredith a Derek non appena si erano rimessi in sesto e stavano cercando di raggiungere l'ufficio del capo.
«Io spero di no» aveva detto lui, ma mentiva. Sapeva già quale sarebbe stata la sua conseguenza: o licenziato in tronco, costretto quindi a tornare a New York, o costretto a lasciar perdere Meredith, ma sarebbe rimasto a lavorare a Seattle e l'avrebbe vista così sensuale e bella che non avrebbe potuto resisterle.
Avevano bussato alla porta e il capo aveva permesso loro l'accesso nello studio.
«Ah, siete voi» aveva detto il primario guardandoli dall'alto in basso: Derek non sembrava scosso dalla situazione, al contrario di Meredith che, invece, presentava un colorito più rosso del solito.
«Noto con piacere che avete avuto la decenza di rimettervi in sesto, non esistono più gli alberghi?» aveva continuato il primario guardando Derek con disprezzo.
«Senti, Richard...» aveva cercato di dire Derek, ma l'uomo lo aveva interrotto invitando entrambi a sedersi.
«Siccome so di per certo» aveva esordito Richard guardandoli con astio, «Anche perché me lo avete confermato voi prima, della vostra relazione, la inviterei a prendere quella decisione adesso, dottor Shepherd» aveva continuato guardandolo in segno di sfida.
«Richard...» aveva cercato di dire il diretto interessato con evidente rabbia nella sua voce, ma l'uomo lo aveva guardato in modo cattivo e astioso.
«Capo Webber...» aveva sibilato lui con rabbia, la stessa che Derek aveva utilizzato pochi secondi prima, fissandolo con astio, dimenticandosi che c'era un'altra persona in quella stanza.
«Di che decisione si tratta?» aveva chiesto Meredith spaesata ed entrambi gli uomini l'avevano guardata a lungo.
«Il dottor Shepherd deve fare una scelta, dottoressa» aveva detto l'altro con superiorità, «O continua a rivoltarsi sotto le lenzuola con te e torna a New York, oppure sta qui e ti leva le mani di dosso» aveva spiegato lui con sufficienza, ma allo stesso tempo con rabbia nella sua voce.
Meredith, in quel momento, era totalmente sgomenta, non riusciva nemmeno a credere ad una delle parole che Richard le aveva detto e, allo stesso tempo, si sentiva in imbarazzo di essere considerata una sgualdrina.
«È assurdo!» aveva esclamato Derek alzando la voce, «L'altra soluzione sarebbe renderla pubblica ed è così che faremo. Io credo davvero in questa relazione» aveva spiegato Derek prendendo saldamente la mano di Meredith per stringendola tra le sue.
La diretta interessata era senza parole, ma, nonostante tutto, continuava a stringere la mano di Derek, come fosse un'ancora di salvezza, nonostante non fosse totalmente sicura di ciò che stava succedendo.
Richard, al contempo, era stupito dalla reazione di Derek, credeva che lui fosse una di quelle persone pronte ad andare a letto con chiunque per avere svago e divertimento gratuito, in modo molto simile a quello della madre di Meredith in passato.
Sì, perché sua madre, prima che Meredith fosse capace di intendere e di volere, passava spesso le sue serate in ospedale e, qualche volta, era capitato che nella stanza del medico di guardia, Richard ed Ellis si incontrassero, non solo stessero l'uno di fronte all'altra, ma si incontrassero carnalmente.
Mentre Richard era innamorato perso di Ellis, lei non lo calcolava proprio, preferendo, sempre e comunque, Tatcher.
Alla fine della conversazione, Meredith si era alzata e, salutando Webber solo per una forma di cortesia e non perché volesse farlo davvero, era uscita dalla stanza ed era andato verso lo spogliatoio dei medici.
Una volta aperta la porta, aveva trovato Cristina, la quale aveva appena finito un intervento con il dottor Burke ed era così fiera del suo operato.
«Stai male, Meredith?» le aveva chiesto l'amica vedendola sedere vicino a lei con il viso pallido.
«Sappi che ho fatto qualcosa di moooolto piccolo» le aveva detto guardandola leggermente negli occhi, per poi distogliere subito lo sguardo, «Ma non devi preoccuparti» aveva proseguito.
«Oddio, Meredith» aveva esclamato Cristina sbuffando, «Che hai combinato?» le aveva chiesto, ma la ragazza aveva preferito rintanarsi in bagno, per fare una doccia fredda, sperando che fosse rigenerante, sia per i nervi tesi, sia per la mente annebbiata.
Come le era saltato in mente di rovinarsi così la carriera? Colpa tua Derek!

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