Quando Meredith torna Grey

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Il giorno seguente, sarebbe stato l'ultimo nella località tedesca e i due sarebbero arrivati alla consapevolezza che il loro amore era superiore alla località in cui erano costretti a vivere.
Si era svegliata di soprassalto, ancora tra le braccia di Derek, e i due, appena svegli, avevano passato buona parte del tempo che avrebbero dovuto usare per prepararsi, a baciarsi come se non ci fosse un domani, come se non potessero farlo altri giorni.
Poi si erano alzati, avevano fatto una doccia ed erano scesi per la colazione, doveva avevano trovato Preston intento a flirtare come un ragazzino con, come si chiamava? Ah, sì, Miss Occhi di Gatto -alias Felicity.
Il loro ultimo giorno era trascorso nella frenesia di arrivare ovunque: dovevano assistere all'ultima parte della presentazione -inutile dire come si fossero allettati dalla mattina fino al tardo pomeriggio di quel giovedì- per poi prendere il primo taxi e dirigersi di corsa in aeroporto per riuscire a tornare a casa.
Miracolosamente ci erano riusciti, non sapevano bene nemmeno loro quale miracolo fosse accaduto, ciò che sapevano era che erano pronti per la partenza, già con le cinture allacciate.
Durante il viaggio di ritorno Meredith, fortunatamente, era seduta in mezzo ai suoi accompagnatori, non poteva vedere il panorama, quello era vero, ma almeno non aveva gente che le dormiva sulle spalle. Insomma, non si trattava di vecchiette!
Derek, appoggiato alla sua spalla destra, e Preston a quella sinistra, insomma entrambi la stavano sfruttando come cuscino perché loro non avevano paura di volare, loro.
Meredith, invece, aveva sempre avuto una tale fobia di volare, ma, soprattutto, di cadere. Da pessimista a livello cosmico, aveva sempre pensato che sarebbe potuta cadere da un momento all'altro.
Preston aveva il sonno pesante, perciò non la sentiva agitarsi, al contrario di Derek che, non appena l'aereo aveva attraversato una zona di turbolenza si era subito destato, sentendo la sua base d'appoggio tremare spaventata.
Era stato a quel punto che si era accorto della sua fobia e, dopo che gli venne confermato, l'uomo, destandosi completamente, le aveva preso la mano in segno di rassicurazione.
Meredith, per tutto il resto del viaggio, si era sentita protetta, come se Derek controllasse perfettamente le sue emozioni e le giostrasse secondo ciò che era meglio per lei. 
Quando erano atterrati a Seattle era ormai notte e, così, riprendendo l'auto, Derek aveva caricato i suoi passeggeri e li aveva portati nelle rispettive abitazioni.
«Buonanotte, Meredith» le aveva detto Derek dandole un bacio sulla guancia e la ragazza aveva ricambiato con un sorriso dolce, che, nonostante fosse così stanca dal viaggio, non aveva perso la sua brillantezza.
«Buonanotte, Grey» le aveva augurato, invece, Preston facendole l'occhiolino e la ragazza aveva sorriso divertita.
Sarebbe tornata ad essere Grey, una degli specializzandi che, in qualche modo, vaga per gli ospedali senza sapere cosa debba fare davvero.
Era stata una bella esperienza quella di Berlino e, se avesse potuto, sarebbe ripartita subito -al fronte di quella conferenza così noiosa- però sarebbe stata certa di una buona riuscita del progetto, specie per quanto riguardava l'anatomia del suo rapporto con Derek.
Derek, che persona speciale! Un uomo così, era certa, non si trovava facilmente e il destino, non sapeva nemmeno bene per quale ragione lo avesse fatto, aveva fatto in modo che si presentasse da lei in una mattina uggiosa.
Il momento in cui l'aveva incontrato lo ricordava bene: era una mattinata così cupa, un momento in cui nella sua vita andava tutto male, il lavoro non la soddisfaceva più di tanto e, in un barlume di stoltezza, aveva persino pensato di lasciarlo.
Poi, però, era arrivato Derek e tutto era andato al proprio posto: non aveva lasciato un lavoro che, in quel momento, la soddisfaceva e poi, be', poi aveva lui.
Era rimasta sulla soglia della porta qualche minuto, ma poi, notando anche l'ora tarda, aveva pensato che fosse meglio entrare in casa e andare a riposare.
Il mattino dopo, alzarsi, era stato un trauma, era abituata ad alzarsi comodamente alle otto del mattino, magari tra le braccia di Derek, ma quella mattina la sveglia della cinque e un quarto l'aveva richiamata all'ordine.
«Mhm!» aveva mugugnato spegnendo la sveglia, ma strani rumori all'interno della casa l'avevano messa in allerta. 
Si era alzata di soppiatto e si era diretta verso la fonte sonora: la cucina. Aveva pensato che qualcuno fosse entrato dalla finestra, magari era stata tanto stanca, da non capire se avesse chiuso la porta la sera prima oppure se se ne fosse dimenticata.
Una volta scesa, però, aveva trovato sua madre intenta a preparare pancake e caffè per la colazione.
«Mamma» aveva affermato Meredith stancamente, «Che stai facendo?» aveva chiesto la ragazza in un sonoro sbadiglio.
«Oggi riprendi a lavorare, Meredith» aveva affermato la donna con convinzione, «Hai bisogno del sostegno adeguato per affrontare la giornata» aveva detto Ellis in un sorriso materno ed era corsa ad abbracciare la figlia, «Mi sembri così stanca, amore, è andato tutto bene il corso?».
Meredith non poteva ammettere che del corso non avesse seguito nulla, tanto più che, in tal caso, voleva dire che era stata distratta da altro, così aveva capito che doveva mentire, nonostante andasse contro lo spirito di fiducia reciproca che avevano lei e la madre.
«Tutto bene mamma, è stato interessante» aveva detto la ragazza con poca convinzione, «A tratti un po' noioso, ma interessante» aveva affermato lei in un sussurro ed Ellis aveva fatto finta di crederle.
Si era già insospettita quella notte, quando, aprendo la porta, aveva visto Meredith abbracciata al cuscino.
Forse a Berlino era capitato qualcosa che non voleva raccontarle, forse c'era stato qualcosa con quel neurochirurgo che, molto spesso, aveva notato aggirarsi nei pressi di casa loro.    
Sarebbe stata così felice se fosse accaduto qualcosa del genere alla sua unica figlia, la sua bambina, colei che l'aveva curata sempre, nonostante fosse diventata intrattabile.
Riprendendosi da quello stato così pensieroso, Ellis le aveva messo davanti al naso una colazione da regina e si era raccomandata che lei finisse di mangiare tutto ciò che aveva nel piatto.
Dopo la porzione, troppo abbondante, di pancake, Meredith credeva che sarebbe scoppiata e, così, aveva saluto di corsa le scale per andarsi a lavare, trovando, così un nascondiglio perfetto per scappare da sua madre.
Era in ritardo il primo giorno di lavoro, a seguito di quella breve vacanza studio che avevano fatto e, se avesse continuato così, la Bailey le avrebbe fatto rimpiangere di essere nata. Aveva, così, impedito che Ellis le si presentasse nuovamente davanti con la colazione da finire e, prendendo il pick-up, sul quale i coinquilini erano saliti poco dopo, si era avviata a tutta velocità verso l'ospedale.
«Allora, come è andato il corso?» le aveva chiesto Izzie entusiasta di sapere, ma Meredith l'aveva liquidata dicendo che stava guidando e che non voleva distrazioni.
Non poteva raccontarle esattamente cosa era capitato a Berlino, specialmente non poteva lasciarsi scappare dettagli intimi su Derek e sul loro rapporto.
Una volta parcheggiata l'auto di fronte all'entrata dell'ospedale, il trio si era disperso verso le varie direzioni da prendere: Meredith era andata subito nello spogliatoio a cambiarsi, mentre Izzie e George si erano fermati al bar a fare due chiacchiere.
«Non ti sembrava strana Meredith, prima?» aveva chiesto la ragazza sorseggiando il suo cappuccino, mentre George aveva dedicato attenzioni alla tazza di caffè nero che aveva tra le dita. 
«Secondo me, solo, non aveva voglia di parlare» aveva affermato l'uomo, ricevendo uno sbuffo da pare di Izzie, la quale, leggermente frustrata dal fatto di non sapere nulla su quel viaggio a Berlino, era andata a cambiarsi.
«Novità?» aveva chiesto Cristina avvicinandosi a Meredith, con, al suo seguito, Izzie e George, ancora più desiderosi di informazioni rispetto a quanto non li avesse lasciato tre giorni addietro.
«Quali sarebbero?» aveva chiesto Meredith con tono perplesso, non capiva bene a cosa si stessero riferendo in quel momento, nonostante potesse fare ipotesi molto fondate su ciò che era di interesse per loro.
«Hai fatto favori anche a Burke, Meredith?» le aveva chiesto Cristina in tono malizioso e Meredith si era limitata a lanciarle una brutta occhiata, che le intimava di star zitta e che non avrebbe dovuto fiatare per il resto dei suoi giorni.
La solita Cristina che la metteva in imbarazzo davanti a tutti, ma che, in fondo, sapeva che avrebbe sentito la versione ufficiale dei fatti avvenuti in separata sede, magari davanti ad un bel bicchiere -anche se, per raccontarle tutto, ci sarebbe voluta un'intera bottiglia-  di tequila.
«Bene, mandria di sfaticati» aveva interrotto i loro sguardi la Bailey con tono duro e aveva iniziato a distribuire i ruoli da eseguire, «Scattare!» aveva affermato con tono duro e Meredith aveva pensato che, in fondo, nonostante tutto, quella donna le era mancata.
Altro che il dottor Bauer, la cui parlantina era pari a quella di un bradipo che aveva appena inghiottito una lumaca. Scelta, per altro non casuale, che all'uomo piacessero sia i bradipi che le lumache, come aveva sempre specificato ponendo paragoni tra il genere umano è quello animale. 
A Meredith era stata assegnata la compilazione delle cartelle, forse perché Miranda aveva paura che, quel giorno, sarebbe stata distratta, per via del rientro che, nonostante tutto, non si era sentita di affidarle un caso importante.  
Derek quel giorno era così oberato di lavoro che non era andato nemmeno a salutarla, casi su casi si stavano accumulando sempre di più e tutte quelle vite erano nelle sue mani.

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