Alla fine di quella giornata così pensante, Meredith era arrivata a casa e aveva dato subito la notizia della sua imminente partenza ad Ellis.
«Sono così fiera della mia bambina» le aveva detto la donna con le lacrime agli occhi.
Ellis non piangeva mai, un po' come Meredith che era restia a farsi vedere fragile e in lacrime da chiunque.
Solo Derek era riuscita a farla sfogare adeguatamente quando, prendendola tra le braccia, aveva permesso che si sentisse protetta dal suo profumo fresco e maschile, e si abbandonasse alle lacrime.
Derek. Certo che, però, era un tipo tosto, quel Derek, non faceva altro che rincorrerla, inseguirla e starle appresso, anche se lei lo aveva rifiutato più volte.
Quanto sarebbe stato bello poter passare l'intera conferenza con lui al suo fianco, senza vergognarsi, senza nascondersi.
«Anche a me è capitato anni fa» aveva affermato Ellis in un sussurro nostalgico, «Ci andai con Richard e il nostro supereroe» le aveva confessato, ma Meredith non aveva osato chiedere ulteriori informazioni, anche perché Ellis aveva troncato sul nascere la sua curiosità.
Meredith, a quel punto, si era rintanata nella sua stanza a fare la valigia, ma, in qualche modo, il suo pensiero andava sempre e solo verso Derek e ciò che avrebbero potuto fare insieme.
Si immaginava un momento in cui lui l'avrebbe presa per mano e, lontano da sguardi indiscreti, le avrebbe sussurrato di mettersi un vestito elegante, magari scuro, e, solo in ascensore, le avrebbe regalato una collana di perle con cui adornare il vestito.
L'avrebbe portata in un ristorante di lusso in cui mangiare pesce a lume di candele profumate, quel profumo mistico che si sposava perfettamente con il vino bianco che avevano scelto.
«Non hai bisogno di farmi ubriacare per conquistarmi, Derek Shepherd» gli avrebbe detto con voce languida sentendo la sua eccitazione salire fino alle stelle all'ennesimo bicchiere.
Lui avrebbe sorriso, ne era sicura, le avrebbe teso la mano e l'avrebbe portata nella sua camera spingendola in ascensore e per baciarla con calma travolgente e passionale, quella che non aveva mai avuto nei suoi baci.
Poi le avrebbe dato una carezza all'interno coscia, senza essere volgare, ma facendole capire cosa avrebbe avuto intenzione di farle. Poi l'avrebbe presa per mano e sarebbero usciti dall'ascensore, forse barcollando perché Meredith sarebbe stata sicuramente un po' brilla, ma non avrebbe perso la concentrazione su ciò che stava avvenendo.
Si sarebbe sentita trascinare con dolcezza all'interno della camera di lui, magari lui avrebbe tenuto una bottiglia di champagne nell'altra mano, per festeggiare il loro riavvicinamento.
Meredith non avrebbe fatto in tempo ad ispezionare la camera che si sarebbe già trovata distesa sul letto ad occhi chiusi, per sentire meglio le attenzioni che Derek le rivolgeva.
Poi lo avrebbe baciato e si sarebbero tolti i vestiti e li sarebbero diventati un corpo solo, addormentandosi insieme.
«Meredith, ma mi stai ascoltando?» le aveva chiesto la madre in un sussurro notando che l'espressione della figlia era, a dir poco, assente. Come avesse fatto Ellis ad entrare in camera sua senza che Meredith sentisse nulla, la figlia se lo stava chiedendo, ma non aveva trovato nessuna risposta plausibile.
«Mamma, no, scusami ero soprappensiero» aveva ammesso Meredith in un sussurro, come se la donna l'avesse colta in flagrante con le mani nella coccolata, come faceva da bambina.
«Ti stavo chiedendo con chi vai, Meredith» le aveva ribadito la donna in tono preciso e la ragazza aveva, per un attimo, appreso che la madre non sapeva nulla delle sue relazioni amorose degli ultimi tempi, ma, in quel caso, non era giusto raccontarle, non se l'indomani sarebbe dovuta partire per Berlino.
«Con il miglior neurochirurgo e il miglior cardiochirurgo, mamma» le aveva risposto la ragazza e la madre aveva subito drizzato le orecchie sul primo nominato.
«Neurochirurgo, hai detto?» aveva chiesto Ellis e la figlia aveva annuito stancamente, non vedendo l'ora di finire la valigia per poter coricarsi sul letto fino al giorno seguente, «Non sarà mica il dottor Shepherd, quello che mi ha curata in ospedale?» aveva che userò ancora la donna e Meredith l'aveva guardata con aria stupita.
«Si, lui» aveva affermato Meredith sorpresa, «Ma come...?» aveva tentato di chiedere, ma la madre l'aveva preceduta in breve tempo.
«Amore» aveva esordito con calma la donna, «Sarò stata anche malata di Alzheimer, ma una bellezza così nemmeno io la posso dimenticare» le aveva detto ed entrambe si erano messe a ridere insieme.
Oddio, da quanto tempo! Meredith, dopo le continue liti tra i genitori, aveva sofferto anche per la mancanza di quello spirito così pungente della madre.
Quando litigava con Tatcher, Ellis era sempre molto triste, sembrava sempre che si sarebbe buttata nel fuoco per lui, ma lui non avrebbe fatto altrettanto.
Il motivo per cui amasse un uomo così poco accorto nei suoi confronti, a Meredith, non era mai stato chiaro, ma era anche vero che Ellis aveva fatto di tutto per avere Tatcher al suo fianco e, tenace com'era, non lo avrebbe lasciato andare nemmeno per un'ingente somma di denaro.
In quel momento, però, Meredith era contenta di sentire la voce squillante di Ellis farle quelle battute, nonostante la ragazza non si fosse lasciata scappare nulla sulla natura del rapporto che c'era tra lei e Derek.
«Ora ti lascio ai tuoi doveri, amore» le aveva suggerito dandole una pacca sul ginocchio piegato sul letto e aveva fatto per alzarsi, ma Meredith l'aveva trattenuta.
«Sono contenta tu sia tornata, mamma» le aveva detto in un sussurro la ragazza e si era sporta ad abbracciare la madre, la quale, asciugandosi una lacrima sfuggita al suo controllo, l'aveva stretta in un abbraccio, come facevano quando Meredith era piccola.
Quando Ellis era uscita dalla sua stanza, dopo essersi staccate dall'abbraccio, Meredith aveva sorriso alla porta chiusa, come se stesse sorridendo a sua madre o al suo defunto padre, però sentiva che era felice.
Con quella felicità così insita nel suo animo, aveva terminato di fare la valigia e, dopo averla chiusa, si era sdraiata sul letto, cadendo con un tonfo sul materasso.Scendi?;)
Aveva letto solo in quel momento il messaggio che Derek le aveva mandato qualche minuto prima e, affacciandosi alla finestra, aveva visto il suo Pick Up grigio parcheggiato dall'entrata sul retro.
Scendendo le scale a passo svelto, in tuta com'era, Meredith si era ritrovata, dopo aver aperto la porta, letteralmente tra le sue braccia.
«Così tu, domani, te ne starai qui a poltrire e io passerò da una sala operatoria all'altra?» le aveva chiesto lui, rifacendosi al discorso che avevano fatto in ospedale, ma che, purtroppo, non avevano potuto continuare.
«Esatto» aveva ridacchiato lei e si era protesa verso le sue labbra, baciandole con assoluta passione, come se non avesse più avuto importanza tutto il resto del mondo.
«Ero solo passato per un saluto e adesso entrerei volentieri nella tua camera da letto» le aveva sussurrato all'orecchio con tono malizioso, ma Meredith lo aveva respinto dolcemente e, infine, lo aveva allontanato con un ultimo bacio a stampo.
Per tutto il giorno seguente, come era previsto, Derek non si era fatto sentire, dato che aveva troppo da lavorare, ma la sera, poco prima di arrivare davanti alla villa di Meredith, le aveva mandato un messaggio.Siamo quasi da te, hai bisogno di aiuto con la valigia?
Meredith, in realtà, la valigia l'aveva fatta portare nell'ingresso, la sera pretendere, da George, l'uomo di casa.
Così, rispondendogli di no, si era fatta trovare già sul ciglio della strada.
Derek, con galanteria, nonostante fosse al voltante, aveva accostato la macchia e aveva fatto segno a Preston di rimanere in auto che ci avrebbe pensato lui.
«Sei proprio bella, oggi tesoro» le aveva detto Derek in un sussurro, abbassandosi a prendere la sua valigia e la ragazza aveva sorriso cordiale.
Dovevamo recitare una parte, cioè quella in cui non erano stati mai a letto insieme, quella in cui i due personaggi non si amavano o non avevano intenzione di passare il loro tempo libero a rotolarsi sotto le lenzuola.
Una volta salita in macchina, Meredith aveva salutato Burke, il quale, aveva esordito con una frase che, a pochi, ripeteva.
«Dovremo passare tre giorni lontani da qui, perciò chiamami Preston e dammi del tu, Meredith, potrei offendermi altrimenti e non credo ti convenga» le aveva schiacciato l'occhiolino girandosi leggermente verso di lei e la ragazza aveva annuito cordiale.
Non poteva essere vero che Preston Burke le avesse detto una cosa del genere, non poteva essere assolutamente vero.
Parcheggio. Aeroporto. Volo. Aeroporto. Albergo.
In sequenza quelli erano stati i loro spostamenti principali, quando, cioè, Meredith era stata costretta a vedere da sola l'America dall'alto, dato che era vicino ad una vecchietta che le dormiva beata su una spalla, mentre Derek e Preston si raccontavano chissà quale aneddoto divertente e le loro risate riempivano il velivolo.
Una volta arrivati a Berlino erano ormai le otto del mattino, orario tedesco, alle dieci sarebbe iniziata la prima parte del convegno, nella sala conferenze del loro albergo, così, volente i nolente, avrebbero dovuto recarsi in albergo in modo da mettere le valige nelle rispettive stanze e poi prepararsi all'incontro.
«Speriamo non sia noioso come gli anni scorsi» aveva affermato Preston abbandonandosi sul sedile del taxi sul quale erano saliti tutti e tre.
«Perché, sei già stato a questo congresso?» aveva chiesto Derek stupito perché, per lui come per Meredith, era la prima volta.
«Ogni fottutissimo anno, con lui che russava in aereo» aveva detto e tutti i passeggeri avevano riso di gusto.
Arrivati in albergo avevano giusto fatto in tempo a lasciare le valige nelle varie stanze, per poi scendere immediatamente nella sala conferenze a prendere i posti.
Un uomo, più o meno della stessa età del capo, al centro della sala, aveva iniziato a parlare con una voce che, a dir poco, privava qualsiasi individuo delle forze necessarie per ascoltarlo.
«Basta, io mi riposo» aveva sussurrato Derek ai due e gli altri avevano ridacchiato.
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Fifty Shades Of Seattle Grace Hospital
FanfictionStoria ambientata tra Derek e Meredith, si rifà alla prima stagione di Grey's Anatomy. Siamo tutti rimasti al: «Ci vediamo, ehm...» e lui che le dice il suo nome, insomma, un inizio col botto. Ma se non fosse andata proprio così? Se lui non avesse m...