Quando succedono cose strane

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Alla fine, l'ascensore era stata sbloccata dopo parecchie ore, per la gioia di Derek e Meredith.
L'uomo aveva venerato il suo corpo in tutti i modi possibili: l'aveva guardata solo dalla lieve luce dello schermo del cellulare, quando si accendeva per scandire le ore, ma tutto il resto del tempo l'aveva passato a bearla con le sue carezze.
Meredith si era lasciata cullare dalle sue braccia per tutto il tempo possibile, non avrebbe mai voluto staccarsi da lui, in nessun modo possibile.
La sfortuna, però, era sempre in agguato e aveva fatto sì che, proprio sul più bello -meglio dire sul terzo più bello- li avevano avvisati che stavano per liberarli.
Si erano vestiti alla bell'e meglio, aiutandosi con la torcia dei cellulari, in modo da non far trapelare la loro attività durante quelle ore.
Meredith non aveva nemmeno fatto in tempo ad uscire dall'ascensore, che Cristina l'aveva sequestrata con una scusa qualsiasi.
«Devi fare delle analisi di controllo» aveva detto la mora, prendendo laurea per un braccio e portandola nella stanza dei prelievi.
«Cristina» l'aveva chiamata Meredith facendola voltare verso di se, «Che sta succedendo?» aveva chiesto infine la bionda.
«È stata una dura prova» aveva affermato l'altra con saggezza, «Dovevamo arginare la peste, Meredith, è stata durissima».
Cristina cercava di mettere in risalto il fatto che lei avesse avuto tutte quelle ore, dieci per la precisione, di tempo per arginare una presunta epidemia di peste.
Meredith, tant'è, non era convinta del tutto, Cristina sembrava troppo strana, troppo con la testa tra le nuvole solo per  aver arginato un'epidemia di peste all'interno dell'ospedale.
Aveva fatto sedere Meredith sul lettino e aveva preso tutto l'occorrente per un prelievo, dal laccio emostatico al disinfettante.
«Yang» aveva detto Burke entrando nella stanza e facendo trasalire la mora.
«Si, dottor Burke?» aveva chiesto la ragazza continuando a fare il suo lavoro, per nascondere sia a Meredith, sia a Preston il rossore che si era fatto spazio sulle sue guance.
«Quando ha finito, le dovrei parlare» aveva annunciato l'uomo con fare autoritario.
«Io ho prelievi fino a questa sera, dottore» aveva risposto la ragazza con naturalezza, come se fosse una cosa normale per uno specializzando del suo calibro, fare prelievi fino a tarda serata.
«Le va bene vederci questa sera, alla fine del suo turno? Magari al bar di Joe» aveva ammiccato l'uomo, in maniera impercettibile, ma nemmeno poi troppo, dato che Meredith si era voltata verso di lui e lo aveva studiato.
«No» aveva detto Cristina in tono più acuto, ma quando aveva visto Meredith guardarla in modo strano, si era subito ridimensionata, «Cioè, volevo dire, che non è necessario, possiamo parlare anche domani, no?».
«Insisto» aveva affermato con tono autoritario Preston, così Cristina aveva dovuto sottostare al suo volere.
«Benissimo, a stasera» aveva detto con un angolo della bocca sollevato all'insù, in un mezzo sorriso.
Preston era uscito dalla stanza con il suo solito passo svelto, portandosi dietro lo sguardo malinconico di Cristina.
La riccia, infatti, dopo che l'uomo aveva insistito per vederla al bar quella sera, aveva iniziato a fissarlo in modo strano e, così, aveva fatto anche quando se ne era andato.
«Che stai combinando?» aveva chiesto Meredith, dopo che la porta della stanza si era chiusa.
«Nulla, perché?» aveva affermato la riccia con convinzione, continuando a prelevare il sangue all'altra.
«Perché Preston ti vuole vedere questa sera?» aveva chiesto, allora, Meredith con tono inquisitorio.
«Per parlarmi di una cosa importante, l'hai sentito anche tu» aveva affermato l'altra con convinzione e, una volta terminato il suo compito, se ne era andata lasciando Meredith nella stanza con tutti i suoi pensieri.
Non si spiegava il motivo di così tanta riservatezza nei suoi confronti, insomma, Meredith sapeva perfettamente che Cristina era innamorata di Preston, ma non per questo l'amica avrebbe dovuto nasconderglielo.
Era uscita dalla stanza con fare circospetto, in modo da cercare di captare anche solo il minimo movimento tra quei due.
Ripensandoci, anche Burke era strano quando era entrato nella stanza, non l'aveva mai sentito ammiccare, non in ospedale, per lo meno.
Il tutto suonava strano, ma Meredith non aveva alcuna prova per affermare qualcosa, solo dei sospetti ed era noto che «un sospetto senza una prova, rimaneva un sospetto».
Era stato in quel momento che Meredith aveva iniziato il turno: una noia mortale, quel giorno, dal momento che nessuno poteva entrare in ospedale per paura del contagio.
Girando per i corridoi vedeva spesso Burke e, poco distante da lui, sempre Cristina che lo osservava di sottecchi.
La perfezione di Felicity, quel giorno, non si era fatta viva perché, arrivata in un di tardo mostruoso al lavoro, non le era stato permesso di entrare.
Qualche volta la fortuna girava dalla sua parte, allora. Altrimenti, al ripetersi così compulsiva di quelle scene, Cristina sarebbe morta in un istante.
«Terra chiama Meredith, rispondete» le aveva sussurrato Derek all'orecchio, mettendosi dietro di lei, «Stai pensando a delle evoluzioni circensi in ascensore?» le aveva chiesto malizioso al suo orecchio.
«Non te la credere, dottor Shepherd» gli aveva risposto lei sorridendogli, ma continuando a guardare nella stessa direzione.
Cristina si era spostata leggermente verso la direzione di Preston, mentre lui continuava a non notarla o, quantomeno, a fare finta.
«Cinquanta dollari che quando torna in albergo, Felicity, sapendo della quarantena lo coccolerà» aveva affermato Derek con convinzione tendendo la mano a Meredith, «Come vorrei che facesse qualcuno con me» aveva poi continuato strizzandole l'occhiolino.
«Quel qualcuno ti ha coccolato durante la quarantena, ritieniti soddisfatto» aveva affermato la ragazza stringendogli la mano, «Io, comunque, ho un'altra impressione».
Era rimasta vaga apposta, non voleva immettere sospetti infondati in altre persone, anche se queste erano rappresentate da Derek.
L'uomo l'aveva guardata per un po', cercando di capire a cosa si riferisse, ma poi aveva pensato che, se fosse stata una cosa importante, gliene avrebbe parlato.
Così, l'aveva superata, non prima di averle lasciato un sorriso da toglierle il fiato, ed era tornato alle sue mansioni.
Alla fine del turno, quando, finalmente, quella giornata noiosa era terminata, Meredith non aveva più visto Cristina.
Cosa prevedibile, dal momento che il suo turno era terminato prima di quello di Meredith e, con ogni probabilità, non aveva perso il minimo secondo per correre al bar.
Avrebbe voluto andare a controllare, ma sapeva che, se mai Cristina l'avesse vista, lei si sarebbe trovata nei guai, in grossissimi guai.
Per quel motivo, alla fine del turno, aveva preso l'auto ed era andata a casa, aveva bisogno di riposarsi e di lasciar da parte gli avvenimenti di quella giornata di lavoro.
«Ciao, Splendore» aveva detto Derek che, incredibilmente, si era fatto trovare di fronte alla porta di casa di Meredith, «Vieni con me?».
«Ci potrei anche fare un pensierino, Dottore» aveva detto Meredith con fare malizioso, mentre l'uomo la raggiungeva a grandi falcate.
Le aveva accarezzato una guancia a mano aperta e, avvicinandola per la nuca, l'aveva baciata con tutta la passione che aveva in corpo.
Meredith era così felice di essere tra le sue braccia che non aveva idea di come fosse riuscita ad arrivare in casa Shepherd.
Sì, perché in quel momento si trovava all'interno della sua villa con il corpo incastrato tra quello di Derek e il ripiano della cucina.
Non sarebbero riusciti ad arrivare al letto, se lo sentiva, ma sapeva che sarebbe stato bellissimo comunque, nonostante la posizione poco comoda.
«Sei bellissima» aveva sussurrato l'uomo baciandole le spalle lasciate scoperte dalla camicetta corta.
«Fammi tua, Derek» aveva sussurrato la ragazza togliendosi la camicia e il reggiseno, nello stesso momento.
L'uomo non era riuscito a resistere e, in qualche modo non molto chiaro, si era ritrovato sdraiato sul tavolo, sopra a Meredith.
Il tavolo era nuovo, l'aveva comprato di recente perché il precedente non andava più bene, era troppo debole.
Il che significava che doveva testarlo, assolutamente. Chi avrebbe potuto fare un tagliando migliore? La risposta valida era, ovviamente, nessuno.
Conoscendosi, Derek glielo avrebbe detto dopo, come battuta ammazza romanticismo, ma Meredith non se la sarebbe presa, perché, in fondo, conosceva con chi aveva a che fare e le piaceva che fosse così. 

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