Erano passati alcuni giorni e Derek, piano piano, si era ripreso: sarebbe tornato al lavoro quella stessa mattina e Meredith ne era felicissima.
Non ce la faceva più a vederlo su un letto d'ospedale, sì, scherzava, ma non era lo stesso Derek di sempre.
In più non riusciva più a sopportare il Derek malato, continuava a farla preoccupare in qualsiasi modo, ma sapeva che non aveva nulla.
Derek era sempre ansioso di vederla arrivare trafelata nella sua camera per capire quanto gli stesse a cuore la sua salute. Era egoista e pessimo, quando la faceva preoccupare, ma a lui piaceva sentire il ticchettio delle sue All Star sul pavimento correre veloci verso di lui.
«Sei uno stronzo» gli diceva lei preoccupata ed ansimante, ovviamente quando le sorelle non presenziavano alla conversazione.
Derek sorrideva e annotava su un taccuino il tempo che impiegava a raggiungere la sua stanza, cronometrato con precisione con il cronometro che portava sempre con se come portafortuna.
Meredith gli ricordava che il suo comportamento era da vero bambino viziato, ma lui me rideva, pienamente consapevole.
La ragazza rimaneva impettita fino alla fine della visita, ma, poi, controllando che nessuno li vedesse, sorrideva leggermente.
A quel punto, Derek non resisteva più e, così, le faceva un galante baciamano, tenendole strette le dita.
Meredith, non riuscendo più a liberarsi dalla sua presa, utilizzava entrambe le mani e, talvolta, i denti per staccarlo da se stessa.
Era in quel momento che Derek la trascinava sulle sue labbra e la baciava con passione.
«Derek!» mugugnava lei quando con la mano libera le accarezzava lievemente il seno e l'uomo le sorrideva sornione.
«Sono malaticcio» le rispondeva lui con tono mesto, «Posso solo ammirare e toccare» si giustificava con sguardo malizioso e Meredith rideva, per poi staccarsi da lui.
«Ciao, dottor Shepherd» lo salutava lei schiacciandogli l'occhiolino maliziosa, «Stammi bene» gli diceva prima di sparire dietro la porta senza sentire mai la sua replica.
Derek in quel momento avrebbe voluto dirle di non andare, ma non poteva nemmeno alzarsi, se non per andare in bagno.
Uno di quei giorni l'aveva chiamata apposta per aiutarlo ad alzarsi e Meredith, come sempre quando vedeva il numero della sua camera, si precipitava da lui.
«Che c'è questa volta?» gli aveva detto Meredith, dopo averlo visitato e aver controllato che stava bene, che i valori erano nella norma e che il suo battito cardiaco era regolare, al contrario di quello affannato della ragazza.
«Devo alzarmi» le aveva detto e la specializzanda si era messa di fronte a lui e, facendogli appoggiare una mano sulla sua spalla, lo aveva sorretto.
Derek aveva fatto per stringerle un seno con la mano che aveva sulla sua spalla, ma Meredith si era ribellata dicendogli che lo avrebbe lasciato cadere se solo ci avesse provato.
«Quanto sei violenta» aveva ribattuto l'uomo, «Comunque devi aiutarmi a tirare giù i pantaloni, di te mi fido» le aveva detto con aria maliziosa, «So che sei una che non trafuga i gioielli di famiglia».
Meredith l'aveva guardato indignata e gli aveva risposto che, come tutte le altre volte riusciva a sbrigarsela da solo, anche quella volta lo avrebbe fatto.
«Crudele» aveva detto lui in un sospiro, ma il suo viso sorridente aveva tradito le sue parole.
Meredith aveva aspettato che fosse pronto e poi l'aveva riportato a letto, ma questa volta lui era riuscito nel suo intendo di accarezzarle un seno.
Meredith lo aveva rimesso a letto e, ignorando le sue lamentele per non avergli dato soddisfazione, se ne era andata mostrandogli la lingua.
Quando Derek era tornato al lavoro, quella mattina, tutti lo avevano accolto con un grande applauso per avercela fatta.
Derek si sentiva felice, nonostante le quattro sorelle lo marcassero ancora stretto.
«Non ti devi sforzare, Derek» continuavano a ripetergli, ma l'uomo, cocciuto com'era, faceva di testa sua e, talvolta, si trovava ancora a contorcersi per il dolore che gli provocavano i punti, che, peraltro, doveva togliere Meredith quella stessa mattina.
Gli aveva detto di precederla nella stanza del pronto soccorso e l'uomo, rassegnandosi a farsi comandare dalle donne, aveva ubbidito.
Anche le quattro sorelle avevano voluto assistere a quel momento così memorabile e così, Meredith, come la prima volta che gli aveva fatto visita in ospedale, si era ritrovata con l'intera -o quasi- famiglia Shepherd.
«È tranquillo?» aveva chiesto Meredith e l'uomo l'aveva rimproverata, già più di una volta, di dargli del tu, «Ai pazienti si dà sempre del lei» aveva scimmiottato la sua voce e lui aveva fatto una piccola smorfia di disappunto.
«Sono tranquillo» aveva affermato Derek con convinzione e Meredith gli aveva ordinato di togliere la parte superiore del camice.
«Così?» aveva chiesto lui con finto sgomento, «Davanti alle mie sorelle?» aveva ribattuto prontamente e le quattro avevano ridacchiato, al contrario di Meredith che lo aveva guardato con disappunto.
«Spero di farle tanto male» aveva detto la ragazza, con la piena volontà di prendere le distanze dandogli del lei.
«Oh, cara mia» aveva esordito prima di togliersi la maglietta del camice, «Me ne fai già tanto rifiutandomi» stava flirtando spudoratamente con lei, ma Meredith non gli dava peso.
Meredith gli aveva tolto i punti con una delicatezza incredibile, tanto che Derek, quasi non aveva sentito nulla, se non le sue mani che, leggiadre si muovevano sulla sua pancia.
«Lei è stata delicata, io lo sarei stata meno» aveva detto Amelia alla fine dell'operazione, che Derek aveva descritto come a cuore aperto, solo perché aveva paura di sentire dolore.
«Ha prevalso il medico, in me, purtroppo» aveva annunciato Meredith rivolgendosi alla ragazza, «Comunque credo sia inutile dirgli che non deve fare sforzi se non vuole che la sua ferita peggiori, perché lo sa, ma non rispetterà mai il mio volere di medico» aveva poi continuato rivolgendosi alle quattro.
«Non è un parere medico, ma di donne ansiose» aveva detto Derek sbuffando leggermente, «Tutte ansiose siete» aveva concluso lui con uno sbuffo più sonoro e Meredith era uscita dalla stanza, dopo aver scambiato altre parole con le quattro ragazze.
«Grey, dove vai?» le aveva chiesto lui ancora intento ad allacciarsi il camice.
«Lasciami pensare» aveva fatto una breve pausa prendendosi il mento tra le dita, «A lavorare, credo» aveva continuato e poi aveva svoltato l'angolo.
Derek aveva sorriso e le quattro sorelle lo avevano guardato a lungo, scrutato, per meglio dire.
Sapevano che si stavano innamorando di Meredith e, la cosa, poteva solo che far loro piacere.
Meredith era così bella, brava e dolce, a,meno così l'avevano conosciuta loro. Una donna che non aveva avuto bisogno di fingere per far sì che loro capissero quanto valesse.
«Parlate!» aveva esordito Derek, quel silenzio per lui era snervante, specie se loro ree continuavano a fissarlo come se fosse un animale da baraccone e la cosa, più di qualsiasi altra, gli dava fastidio.
«Lo capirai da solo» aveva detto Amelia e, a turno, ognuna delle quattro gli aveva dato un bacio sulla guancia, abbracciandolo come se non lo vedessero da secoli e, dopo avergli raccomandato di chiamare, se ne erano andate.
Erano ormai diventate l'attrazione di qualsiasi medico presente in sala, tutti volevano pareri medici, essendo anche loro rappresentanti di varie specializzazioni mediche, oppure pare di di qualche genere.
Spesso si trovavano a parlare con Mark di Derek, più che altro per lasciare il fratello nelle mani della dottoressa Grey per qualche minuto.
Anche Meredith era leggermente dispiaciuta che se ne fossero andate così presto, in fondo le piaceva avere qualcuno con cui condividere tutto ciò che il Derek paziente le faceva passare, esclusi i dettagli intimi, si intende.
Derek le aveva viste andare via verso l'auto che avevano noleggiato e si era sentito quasi perso senza di loro affianco.
Così, in un momento di inusuale dolcezza, aveva corso lentamente fino a loro e le aveva guardate tutte negli occhi.
Si rivedeva nelle loro iridi, chiare come le sue, fino a che, preso coraggio, non aveva parlato.
«Grazie per essermi state accanto» aveva detto lui in un sussurro, sorridendo appena, «Anche se mi sono sempre lamentato volevo dirvi che vi voglio bene» aveva detto loro e aveva accompagnato le sue parole da un sorriso.
Le quattro donne gli avevano sorriso di rimando e lo avevano abbracciato insieme, condividendo quel momento solo con il parcheggio, ma non solo.
Meredith, infatti, sulla terrazza dell'ospedale, aveva seguito tutta la scena da lontano e, vedendo il loro abbraccio, non aveva potuto far altro che pensare a quanto sarebbe stato bello avere una sorella, magari più piccola, magari leggiadra e solare come Amelia.
Doveva aver giudicato male, almeno di primo acchito, le sorelle di Derek, ma poi si era subito ricreduta. Tenevano molto al fratello, era normale che fossero così protettive nei suoi confronti.
Quando si era riscossa dai suoi pensieri, il quintetto non c'era più e aveva notato subito il parcheggio vuoto, segno che la macchina se ne era andata.
In un attimo, aveva sentito due braccia forti cingerle la vita e le labbra di Derek lasciarle un bacio sulla nuca, lasciata scoperta dal muccetto disordinato che aveva fatto quella mattina.
«Grazie, Meredith» le aveva sussurrato dolcemente, «Per tutto, davvero».
Meredith aveva sorriso e si era girata tra le sue braccia, rivolgendogli uno sguardo torvo.
«Non mi fare più arrabbiare» aveva detto lei avvertendolo dei guai che avrebbe passato se tutto ciò fosse davvero accaduto.
«Promesso» le aveva detto dolcemente e l'aveva baciata sulle labbra, lontano da sguardi indiscreti.
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Fifty Shades Of Seattle Grace Hospital
FanfictionStoria ambientata tra Derek e Meredith, si rifà alla prima stagione di Grey's Anatomy. Siamo tutti rimasti al: «Ci vediamo, ehm...» e lui che le dice il suo nome, insomma, un inizio col botto. Ma se non fosse andata proprio così? Se lui non avesse m...