Il dottor Shepherd

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La mattina dopo Meredith si era svegliata con una sensazione di pace che l'aveva pervasa.
Sapeva che sua madre era nella stanza affianco alla sua e, tutto ciò, la faceva sentire in pace con se stessa.
I tre medici più capaci dell'ospedale, almeno a quanto dicevano i risultati dei loro interventi, non erano stati in grado di capire una cosa così semplice: non voleva fare un torto a sua madre, come non avrebbe voluto che nessuno lo facesse a se stessa.
Si era alzata di buona leva e aveva visto la povera di camera della madre aperta, ma lei, al suo interno non c'era più, per un attimo aveva temuto che fosse scappata o che avesse fatto qualcosa di avventato, ma, poi, scendendo in cucina aveva sentito la sua voce squillante litigare, per così dire, con il notiziario.
«Sarà sicuramente il marito ad aver ucciso sua moglie» aveva detto e Meredith aveva ridacchiato silenziosamente.
A sua madre erano sempre piaciuti quei tipi di programmi: voleva essere sempre al corrente di ciò che succedeva nel mondo.
«Tatcher, amore» aveva esclamato una volta che George era sceso nella cucina e il ragazzo si era guardato intorno circospetto, «Che guardi?» aveva continuato la donna.
«Chi è Tatcher?» aveva chiesto un perplesso George e Meredith aveva ridacchiato leggermente.
«Tu» aveva esclamato Ellis avvicinandosi a lui per fargli una carezza sul volto, «Il solito burlone» aveva affermato la donna dandogli un buffetto sulla guancia.
«Non sto capendo...» si era rivolto nuovamente a Meredith, ma, questa volta, in tono più disperato.
«Tatcher era mio padre» aveva sussurrato Meredith ed Ellis aveva sorriso a George.
«Sono così fiera di nostra figlia» aveva continuato la madre e George aveva detto di esserlo anch'egli, solo per assecondarla, come gli aveva suggerito Meredith.
«Non mi hai ancora dato un bacio» aveva affermato languida Ellis, nel mentre che Izzie faceva il suo ingresso in cucina.
«Perché tua madre ci prova con George?» aveva sussurrato la bionda a Meredith cercando di capire quello strano comportamento.
«Shhh!» l'aveva rimproverata Meredith mettendosi un dito sulle labbra per farla stare in silenzio, «Mia mamma non sa che George è George, pensa che sia Tatcher, mio padre» aveva sussurrato facendo un breve riassunto dell'accaduto.
«Non...non mi sono ancora lavato i denti» aveva detto George scappando su per le scale, seguito dalle risa fragorose di Meredith ed Izzie.
Quella mattina solo George e Meredith erano di turno e, evitando di farsi vedere dalla madre, Meredith aveva preso il suo Pick Up e, caricando un George completamente sotto shock, si era diretta al lavoro.
«Tua madre ha tentato di baciarmi» aveva affermato George in tono calmo, come ad elaborare ciò che era successo.
«Lo so» aveva sentenziato Meredith con lo sguardo fisso sulla strada che stavano percorrendo.
«Tua madre ha tentato di baciarmi» aveva ripetuto lui con tono più acuto, come a rimproverare Meredith dell'accaduto.
«Io non posso farci nulla se sei uguale, quantomeno quando era giovane, a mio padre» aveva affermato l'altra guardandolo di sottecchi.
«Maledetto Tatcher!» aveva affermato George e Meredith aveva ridacchiato per tutto il resto del viaggio, senza che fosse una vera e propria presa in giro.
«Oh no!» aveva esclamato la ragazza vedendo che, vicino all'unico posto libero nel parcheggio dell'ospedale, spuntava la chioma folta di Derek, in evidente attesa di qualcuno.
«È la giusta punizione» le aveva fatto l'occhiolino George, cercando di uscire dalla macchina, ma Meredith glielo aveva impedito.
«Non ci provare, se non vuoi che l'intero ospedale sappia di questa mattina» aveva sibilato Meredith e George era rimasto seduto.
«O'Malley, vai!» aveva sibilato Derek non appena i due specializzandi erano usciti dalla macchina.
«Subito, signore» aveva cercato di dire, ma Meredith glielo aveva impedito, prendendolo sottobraccio.
«Bene, è lo stesso» aveva sentenziato Derek e, parandosi di fronte a Meredith, impedendole il passaggio, «Si può sapere perché mi eviti?» le aveva chiesto lui scocciato da quella situazione, ma Meredith non aveva risposto, anzi.
La ragazza, infatti, si era ingegnata e, dopo qualche tentativo, era riuscita a superarlo.
«Ne parliamo dopo, lo sai, vero?» aveva urlato Derek vedendola allontanarsi, ma Meredith non aveva nessuna intenzione di girarsi, anzi, avrebbe proseguito per quella strada senza tornare indietro di un solo attimo.
Una volta entrata nello spogliatoio, era stata rapita da Cristina, la quale, l'aveva portata in un angolo e aveva preteso che lei le raccontasse tutto.
«Capisci? In ospedale non si parla d'altro che di te che hai fatto il culo a Shepherd» l'aveva informata Cristina e Meredith aveva abbassato lentamente lo sguardo, «In più il principe azzurro è da stamattina che ti cerca».
«Lo so, ha tentato di fermarmi prima, nel parcheggio» le aveva detto Meredith e Cristina aveva sbarrato gli occhi nuovamente.
«Tentato implica che?» aveva chiesto perplessa cercando di non immaginare ciò che credeva più probabile.
«Tentato implica che mi sono aggrappata a George e l'ho superato» aveva risposto la bionda e, così, con una Cristina sgomenta e una Meredith felice, si erano cambiate.
«Grey» aveva annunciato la dottoressa Bailey entrando nella stanza pochi minuti dopo, «Non so cosa hai fatto per meritartelo, ma oggi vogliono tutti te: puoi scegliere Shepherd, Sloan o Burke» aveva continuato la donna guardandola negli occhi.
«Vorrei non meritarmeli, mi creda. Comunque questa settimana sono stata più in neurochirurgia o con Sloan, quindi vado da Burke» aveva annunciato sorridendole falsamente.
«Tutti vogliono te...» le aveva sussurrato Cristina per poi scoppiare a ridere fragorosamente guardandosi un'occhiataccia da parte della bionda.
«Yang» l'aveva rimproverata la Bailey, «Visto che la cosa scatena la tua ilarità, dilettati con i clisteri, oggi» aveva annunciato e, quella volta,  era stata Meredith a ridacchiare.
Una volta assegnati i casi a tutti, la Bailey si era dileguata e Meredith era uscita dalla stanza alla ricerca di Burke.
L'aveva trovato in fondo ad un corridoio che parlava con una persona, evidentemente, più bassa di lui e, così, si era avvicinata.
«Dottor Burke» aveva annunciato la sua presenza e l'uomo si era girato verso di lei.
«Ah, dottoressa Grey» aveva ricambiato il saluto e, poi, si era accinto a parlare nuovamente, «Abbiamo un caso difficile, ma nemmeno troppo dispendioso di energie, dobbiamo sostituire una valvola ad una ragazza» aveva continuato lui e Meredith aveva annuito, facendosi presentare la madre della paziente.
«Vi prego, aiutatela» aveva detto la donna, «Lei è la mia famiglia, è tutto quello che ho» aveva annunciato tra le lacrime e Meredith le aveva messo una mano sulla spalla in segno di conforto.
Le ricordava molto il rapporto che aveva con sua madre, anche lei, per Meredith, era tutto ciò che aveva, oltre Cristina, e non avrebbe permesso a nessuno di perdere ciò che avevano cercato di sottrarre a lei.
«Perfetto, Grey» aveva detto il dottor Burke sorridendole, «Ottimo comportamento: non devi mai farti vedere troppo coinvolta» aveva continuato lui.
Erano già pronti per operarla: era una ragazza così giovane e, la immaginava, piena di vita e passioni, proprio come era sua madre, nonostante l'età avanzata.
«Bisturi 10» aveva annunciato Burke risvegliandola dai suoi pensieri che affiancavano la madre alla ragazza che si trovava, per sua sfortuna, su quel tavolo operatorio, lo stesso tavolo che l'aveva richiesta.
«Dottor Burke» lo aveva interpellato la ragazza guardandolo solo per un attimo negli occhi, «Perché oggi mi ha richiesta?» aveva chiesto perplessa la ragazza e l'uomo l'aveva guardata ancora qualche secondo.
«Ah, già» aveva affermato lui leggermente mesto, sperando che Meredith si fosse dimenticata di chiederglielo, ma, era evidente, non era stato così, «Grey, ho sentito che tua madre è a casa» aveva affermato in un sussurro, quasi a non farglielo sentire.
«E con ciò?» aveva chiesto Meredith sulla difensiva e, Burke, giustamente, aveva abbassato gli occhi colpevole.
«Perché non hai permesso che venisse curata?» aveva chiesto lui arrivando subito al dunque, aspettandosi una reazione irruente, che, però, non si era verificata.
«Me lo chiese anni fa, non potevo tradirla e comunque all'interno delle sue mura domestiche sta bene, glielo assicuro» aveva detto la ragazza e l'uomo aveva lasciato cadere il discorso, facendo concentrare la ragazza sull'operazione.
«Ottimo, Grey» aveva affermato dopo che la ragazza aveva eseguito per intero la sutura sull'aorta della paziente, «Credo tu sia portata per la cardiologia, hai fegato» le aveva detto sincero e a Meredith era scappato un sorriso, che era rimasto nascosto, però, dalla mascherina.
Quella era la prima volta che il dottor Burke le faceva un complimento del genere e, ovviamente, non lo avrebbe mai dimenticato.
Non lo avrebbe detto a nessuno dei suoi colleghi, almeno per il momento, perché voleva che la prima a saperlo fosse sua madre, colei che era sempre stata il modello da seguire.
«Perfetto, ora richiudiamo» aveva affermato Burke con convinzione. La sua voce sembrava gioiosa e, di certo, il merito era per l'operazione ben riuscita.
Avevano sentito un rumore sordo provenire dalla porta della sala operatoria e avevano visto uno degli infermieri entrare in preda all'agitazione.
«Chi mi disturba mentre sto chiudendo questa paziente?» aveva affermato Burke, piuttosto scocciato da quella interruzione.
«Io, signore» aveva annunciato l'infermiere, sul cui camice, Meredith aveva notato una chiazza rossa, non proveniente dal suo corpo.
«Cosa vuoi?» aveva chiesto ancora Burke, senza guardare il suo interlocutore, ma finendo di dare gli ultimi punti alla paziente.
«La polizia ha detto che nessuno si deve muovere» aveva annunciato l'altro in preda al panico e i due medici lo avevano guardato interrogativi.
«La polizia?» aveva chiesto Meredith perplessa, cosa faceva la polizia in ospedale?
«Si, dottoressa, la polizia» aveva affermato l'infermiere per poi spiegare cosa fosse successo, «C'è un uomo che si aggira per l'ospedale con un coltello da cucina. Ha già accoltellato due infermieri e un chirurgo».
«Chi è il chirurgo?» avevano chiesto gli altri due in coro, convinti che, di chiunque si stesse trattando, lo conoscevano bene.
«Il dottor Shepherd» aveva annunciato l'altro e Meredith si era sentita mancare, al pari di Burke.
Il dottor Shepherd. Quelle parole continuavano a rimbombare nella sua testa senza mai fermarsi, il dottor Shepherd.

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