Stanchi ma felici

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Al termine di quella giornata i tre medici, sfiniti da quella lezione di anatomia che, fino all'ultimo, avevano pensato che non avrebbe avuto mai fine, erano talmente stanchi che si erano avviati direttamente verso il ristorante dell'albergo.
«Non uscirò stasera, sono morto» aveva detto Preston abbandonandosi su una di quelle sedie comode di cui disponeva il ristorante.
«Niente Felicity, stasera, Preston?» aveva chiesto Derek in tono malizioso e l'altro si era lasciato andare ad una risata liberatoria.
«Non credo reggerei la sua irruenza, Derek» aveva affermato il cardiochirurgo con un sorriso ilare sul volto e gli altri due avevano sogghignato, «Poi ieri cosa avete fatto voi?» aveva chiesto Preston agli altri due, i quali non avevano risposto subito alla domanda.
Meredith aveva cercato di captare la minima presenza di imbarazzo nei movimenti di Derek, ma, evidentemente, l'unica a non riuscire a tenere a freno i suoi pensieri era proprio lei.
Meredith, infatti, continuava a pensare agli avvenimenti che avevano caratterizzato il pomeriggio e la notte antecedente, per poi protrarsi fino a quella mattina.
Sentiva anche l'eccitazione crescere, nel ripensare a tutti i movimenti che li avevano visti come protagonisti, senza la presenza di controfigura alcuna.
«Abbiamo cenato in un ristorante e prima abbiamo fatto un giro per negozi» aveva detto Meredith sbrigativa, sperando di glissare subito l'argomento perché, altrimenti, sarebbe stato traumatico che qualcosa le scappasse detto.
«Si è rivelato una compagnia piacevole?» le aveva chiesto Preston corrugando la fronte, riferendosi, ovviamente, all'argomento Derek.
Avrebbe voluto glissarlo, ma, evidentemente, Burke non era delle stesse intenzioni.
Meredith, allora, aveva rivolto uno sguardo profondo a Derek, in modo da cercare all'interno del suo corpo una risposta intelligente da dare, ma l'uomo non aveva di certo aiutato, ricambiando lo sguardo prontamente.
Meredith non sapeva più come giostrarsi la situazione: se avesse temporeggiato ancora di più, era sicura che presto si sarebbe insospettito e avrebbe chiesto spiegazioni a Derek, mentre se avesse risposto in modo avventato, sarebbe stato il solito burlone a metterla in difficoltà.
«Si è rivelato una compagnia piacevole, più di quanto immaginassi» aveva affermato Meredith con fermezza e Derek si era lasciato scappare un sorriso compiaciuto.
L'uomo sapeva a che cosa Meredith si stava riferendo, aveva capito il suo imbarazzo in quel momento, per quello non aveva infierito, però era felice.
Lei lo considerava una compagnia piacevole e, tutto ciò, si riferiva alla notte che avevano passato insieme, forse anche alla mattina, in cui si respirava un'aria carica d'amore e di parole che non avevano bisogno di essere sussurrate per venire a galla.
Derek era proprio innamorato di lei, la vedeva come una dea, come se fosse stata la persona più bella che lui avesse mai incontrato e, poteva sembrare strano per tutti i difetti che aveva e che, nel giro di poco, gli aveva mostrato, ma lui li amava ad uno ad uno.
Quando lei aveva pronunciato quella frase, il sorriso di compiacimento che si era espanso sulle sue labbra, era stato attutito dal fazzoletto di stoffa che si era, prontamente, messo davanti alla bocca per pulire -almeno così aveva fatto capire- i residui di cibo che gli avevano unto le labbra.
«Ah» aveva affermato Preston in modo totalmente sorpreso da ciò che lei aveva detto, «Quanto ti ha pagata per farti parlare così?» aveva chiesto ancora, ma, in quel momento, era stato Derek a rispondere sbrigativo.
«Non può, di certo, rivelare quanti lingotti d'oro le ho passato per corromperla, vero Meredith?» le aveva chiesto retorico facendole l'occhiolino e la ragazza aveva ridacchiato annuendo alla battuta.
«Parlando di cose serie» aveva annunciato Burke in tono solenne, come se si apprestasse a recitare il codice civile a memoria, «Nessuno ha più notizie da Seattle?» aveva chiesto lui in un momento di nostalgia, verso le loro terre natie.
«A parte mezzo ospedale che mi chiede come faccio a sopportare voi due insieme, intendi?» aveva detto Meredith ed entrambi avevano ridacchiato sorridendo sornioni alla sua battuta.
«Si, a parte quello» le aveva detto Preston aiutandosi con un pezzo di pane a prendere l'ultimo residuo di carne che aveva nel piatto.
«Stanno tutti bene, specie la Bailey» aveva detto Meredith in una risata che aveva coinvolto anche gli altri due, «Si narra che anche il capo sia finito tra le sue temibili grinfie» aveva affermato Meredith ridendo.
«Oddio, povero Richard» aveva detto Derek in un sussurro e gli altri due si erano messi a ridere.
Chi meglio di Derek poteva sapere come fosse la Miranda Bailey medico? Lui che era dovuto rimanere ricoverato in ospedale al cospetto della Bailey e delle sue temibili sorelle un'intera settimana.
Una volta da soli nella sua stanza in ospedale, Derek le raccontava che Miranda gli faceva patire l'inferno: da quando lo svegliava di brutta maniera, accendendo l'interruttore della luce, sia nel momento in cui gli augurava la buonanotte con la promessa -anche se sembrava più una minaccia- che si sarebbero rivisti il giorno dopo.
Alla fine, la serata era passata piacevolmente tra risa e scherzi dei tre colleghi di lavoro. Ne Derek ne Meredith avevano mai trovato un lato divertente in Preston, eppure, l'uomo ne aveva diversi.
«Buonanotte» aveva detto Meredith con un sorriso stanco sulle labbra e aveva baciato la guancia di entrambi i medici, per poi infilarsi nella sua camera.
Avrebbe voluto dormire nuovamente con Derek, ma sarebbe stata felice ugualmente, sapendo che il suo uomo -almeno così le piaceva chiamarlo quando nessuno poteva sentire, nemmeno lei stessa- dormiva nella stanza di fronte alla sua.
Il momento più bello della serata, ripensandosi, era stato quando Derek le aveva stretto dolcemente la mano sul suo ginocchio e si erano persi l'uno nello sguardo dell'altra.
Preston si era allontanato per andare un attimo al bagno degli uomini e loro due erano rimasti da soli al tavolo a coccolarsi.
Se solo avessero potuto farlo per tutto il resto della serata, erano sicuri, che i componenti del Seattle Grace sarebbero stati l'ultimo dei loro pensieri, ma ne erano felici lo stesso.
Aveva indossato una maglietta da uomo abbastanza larga, una dimenticanza di Derek durante una notte di passione a casa sua. Aveva sempre giurato a se stessa che gliel'avrebbe restituita, ma, alla fine, era finita per utilizzarla come pigiama.
Non era solita portare pantaloncini sotto perché, spesso, sentiva parecchio caldo col piumone addosso, perciò preferiva vestirsi in modo leggero.
Aveva sentito bussare alla porta, esattamente nel momento in cui lei aveva spento la luce e, riaprendola con aria scocciata, si era chiesta chi fosse ad avere quel tempismo perfetto.
Si era alzata per andare ad aprire in modo scocciato e, non appena aveva fatto scattare la serratura della porta, due labbra morbide l'avevano travolta, posandosi sulle sue.
«Era tutta la sera che volevo farlo, tesoro» le aveva annunciato Derek in un sussurro attutito dalle labbra di lei e, così, si era apprestata a baciarlo di rimando, facendo combaciare le loro labbra ancora una volta.
«Non credevo saresti venuto» aveva ansimato la ragazza staccandosi dalle sue labbra per mancanza di ossigeno, «Mi sarei messa qualcosa di più decente» aveva affermato lei mesta e l'uomo aveva sorriso sulla sua spalla.
«Sei perfetta così come sei, Meredith, davvero» aveva detto l'uomo e l'aveva fatta adagiare sul letto baciandole le scapole.
«Derek, io...» aveva cercato di dire, ma l'uomo l'aveva interrotta con un bacio sulle labbra, in modo da farla stare in silenzio.
Si era spogliato, rimanendo solo in boxer e si era messo sotto le coperte, attirando a se la ragazza.
«Non preoccuparti, sono stanco anche io» le aveva detto in un sussurro, «Voglio solo dormire con te» aveva continuato e la ragazza credeva davvero di stare sognando.
Non era pensabile che un uomo le dicesse una cosa del genere e, così, presa da un raptus di felicità, lo aveva baciato con talmente tanta passione da togliergli il fiato.
«Wow!» aveva esclamato lui, una volta ripreso possesso della propria bocca, sorridendole maliziosamente, «Se tutte le volte che ti dico che voglio dormire con te, tu fai così, lo farò più spesso, stanne certa» aveva affermato lui , posando le sue labbra, un'ultima volta, sul sorriso che era nato sulla bocca di Meredith.
Lei aveva il suo uomo speciale, lei aveva Derek e, quella notte, avrebbero fatto un altro passo in avanti verso la meta: avrebbero dormito insieme senza, necessariamente, spogliarsi.
Il fatto che in così breve tempo loro facessero così grandi passi avanti non poteva far altro che piacere a Meredith, la quale sentiva che i due si stavano avvicinando sempre più.
Meredith amava Derek, esattamente come lui amava Meredith. Il problema però sussisteva nell'ammettere che un sentimento così forte e grande si era verificato dopo un così poco tempo.
Il motivo era, quindi, la sola presenza di quel newyorkese così dolce e sempre pronto a fare un passo verso di lei? Forse, ma forse era anche il fatto che quel newyorkese pieno di pregi, si fosse preso cura di una ragazza così difficile e complicata come Meredith.
Derek dava fiducia, dava quella fiducia nella vita che Meredith non aveva nemmeno da bambina così, pensava, era per quello che aveva bisogno di lui e del suo supporto, oltre che del suo amore incondizionato nei suoi confronti che, però, da quei tre e giorni a Berlino, lei si sarebbe apprestata a ricambiare, eccome anche.

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