Mamma

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Meredith era uscita da quella porta più arrabbiata che mai. Derek non doveva assolutamente permettersi di decidere della sua vita e di quella di sua madre.
Il fatto che fossero andati a letto insieme non gli dava il diritto di prendere decisioni su ciò che riguardava la sua vita privata.
Anche Derek faceva parte della sua vita privata, ma lui non aveva bisogno di protezione, non come sua madre.
Avevano fatto l'amore più volte, era vero, ma, come lei non aveva dato il consenso ad ufficializzare la loro relazione in ospedale, scappando dall'ufficio del capo poco dopo, così non dava il suo consenso su una decisione che avrebbe dovuto prendere lei, nella totale tranquillità di casa sua.
Sembrava che quel sogno ad occhi aperti fosse stata la rivelazione a tutto ciò che era capitato in quel periodo e, così, si era decisa a dare una svolta alla sua vita.
Si era presentata nella stanza dove, era certa, avrebbe trovato Mark ad armeggiare con le carte che lei aveva portato quella stessa mattina, e se le era riprese velocemente, cancellando ogni traccia di quello sbaglio.
Era stata forse abbagliata dalla notte di passione passata tra le stesse lenzuola di Derek  a farle riporre così tanta fiducia in quest'ultimo e nel suo migliore amico.
«Meredith, ti prego» aveva esclamato Mark più volte, ma la ragazza non aveva voluto sentire ragione alcuna.
Non voleva che entrambi si approfittassero della situazione, così, aveva deciso di passare al piano B, sperando che fosse valido più del precedente.
La ragazza era decisa a fare un passo importante, non andava contro il giramento di Ippocrate, ma non voleva che andasse contro quello che aveva prestato a sua madre all'età di sette anni.
Si era diretta verso l'ufficio del capo e, bussando alla porta, aveva atteso che l'uomo dall'altra parte le desse il permesso di entrare.
All'interno dello studio, Meredith aveva notato che non era da sola, ma che c'erano anche i due newyorkesi, seduti comodamente sulle poltrone.
«Dottoressa Grey» aveva esordito Richard in tono calmo, «C'è qualcosa che posso fare per lei?» aveva chiesto l'uomo in tono calmo.
Tutti e tre gli uomini la stavano osservando con circospezione in attesa di una sua risposta che, al contrario di quello che loro si aspettavano, non aveva tardato molto ad arrivare.
«Capo Webber» aveva esordito Meredith in tono solenne, «Volevo chiedere che mia madre venga dimessa dall'ospedale, me ne occuperò io personalmente di lei» aveva continuato la donna guardando solo il capo fisso negli occhi.
I tre uomini si diedero un'occhiata stupita e Derek, primo fra i tre, aveva cercato di farle capire quanto fosse sbagliata la sua scelta.
«Meredith» aveva esordito l'uomo, «So che sei arrabbiata, ma davvero, non c'è altra soluzione in questo caso» aveva cercato di farle capire, ma Meredith non aveva accennato a rispondere, nemmeno a guardarlo se era per questo.
«Meredith» aveva attirato la sua attenzione Richard, «Mi scoccia dargli ragione, ma in questo caso Derek la ha. Devi pensare che stai facendo del bene per tua madre in quel modo, non puoi fare l'eroina» aveva affermato il capo guardandola negli occhi.
«Voi non sapete com'è essere me, non sapete come ci si senta a sapere che vostra madre è malata» aveva detto Meredith con tono di rimprovero, «E badate, non la grande Ellis Grey, ma vostra madre. Io sto solo rispettando i voleri di mia madre, non c'è nulla di male».
«Meredith, cazzo» aveva sbottato Derek guardandola negli occhi e avvicinandosi a lei con cautela, «Tua madre delira, non può sapere ciò che è giusto per lei» aveva affermato Derek colmo di frustrazione cercando di accarezzarle il braccio, ma lei si era ritratta immediatamente.
«Dottoressa Grey» era intervenuto Mark poco dopo, «Derek ha ragione, sua madre non può sapere cosa è giusto per lei» aveva affermato con più calma e docilità.
«E lo sapreste voi?» aveva chiesto ironica Meredith guardando Derek in modo torvo e distaccato, «Non sapete nulla sul conto di mia madre, ne, tantomeno, sul mio» aveva continuato la donna in tono velenoso.
«Già» aveva sospirato Derek in modo equivoco, «Nemmeno quando avrei dovuto» le aveva rinfacciato, ma Meredith non aveva dato peso alle sue parole, voleva essere il più distaccata possibile da lui.
Si riferiva palesemente alla storia di Finn, quando l'uomo si era presentato in ospedale dicendo che lei era stata la sua fidanzata e, anche, sua quasi moglie.
Non capiva ancora perché quei tre uomini cercassero in tutti i modi di metterle i bastoni tra le ruote per la cura di sua madre, ma sapeva che non l'avrebbero vinta loro, quanto era vero che lei si chiamasse Meredith Grey.
«Dottor Webber, la prego» aveva esclamato poco dopo la sua voce più mansueta, «Firmi le dimissioni di mia madre» aveva continuato e lui, ancora una volta, aveva fatto marcia indietro.
«Meredith, porca puttana, ragiona!» aveva urlato Derek sbattendo un palmo sulla scrivania del capo.
«Dottor Shepherd» era stata Meredith a parlare con voce calma e tranquilla, «Non si immischi in cose che non la riguardano» aveva continuato e Derek l'aveva guardata con occhi sbarrati, come a dirle che, in realtà, era lei a non capire la situazione.
«Ah, dottor Webber» aveva poi continuato la ragazza, «Sappia solo che mia madre, quella di molto tempo fa, sarebbe felice di poter tornare a casa» aveva detto lei in un sussurro e, così, Richard, colto nel privato, aveva firmato quel documento.
«Richard!» aveva urlato Derek non appena Meredith era uscita dalla stanza senza salutare nessuno, al di fuori del capo, «Sei un pazzo, incosciente. Come ti è venuto in mente di approvare una cosa simile?» aveva continuato.
Richard non aveva mai risposto, come poteva dirgli che Ellis era stata il suo amore giovanile, la scappatella che non aveva mai dimenticato per il resto della vita? Non poteva, perché sapeva che lui non avrebbe capito.
Eppure avrebbe dovuto capire: Derek aveva preso la stessa cotta per Meredith, la figlia del suo mai dimenticato amore.
Fiera di se e col foglio stretto tra le dita, Meredith si era recata nella stanza della madre, dove aveva incontrato la dottoressa Bailey.
«Ah, dottoressa Grey» l'aveva salutata uscendo dalla stanza di sua madre, «Ho saputo che per tua madre è stato chiesto un consulto per l'interdizione, mi dispiace, sarai scossa» aveva detto la donna mettendole una mano sul braccio in segno di conforto.
«Non più, dottoressa Bailey» aveva affermato la donna fiera di se, «La riporto a casa tra poche ore» aveva continuato la bionda e la dottoressa Bailey, impercettibilmente, le aveva sorriso gioiosa.
Aveva presentato il foglio delle dimissioni alle infermiere e aveva fatto in modo che sua madre fosse pronta, non appena il suo turno fosse finito.
Meredith si sentiva apposto con la sua coscienza, sapeva quanto sua madre avrebbe battagliato per avere un minimo di libertà e lei, in qualche modo, avrebbe voluto dargliela.
Il problema non erano nemmeno i coinquilini, che abitavano con lei, perché, forse, avere persone fidate intorno a lei durante il giorno, era una cosa positiva.
Era vero, spesso avevano gli stessi turni, ma i giorni liberi erano diversi e, qualcuno, a casa durante il giorno, c'era sempre.
Una volta, smontata dal turno, Meredith si era diretta nella stanza della madre e l'aveva trovata già pronta sulla sedia a rotelle che la stava aspettando.
«Meredith» l'aveva salutata la madre in una giornata, evidentemente, buona, «Come sei cresciuta» le aveva detto prendendole il viso tra le mani e baciandole le guance, ammirando la figlia.
«Vero, mamma» aveva sorriso la ragazza e la donna aveva iniziato, chiedendole del suo passato, di come si trovasse con i colleghi e di quanto fosse cambiato il Seattle Grace.
Era bello parlare con Ellis come se tutto il tempo che erano state lontane non fosse mai passato.
«Sono stata malata?» le aveva chiesto la donna in un sussurro.
«Si, mamma, sei stata malata» le aveva detto la figlia e, con poche difficoltà, l'aveva scortata fino a casa.
«Dove siamo?» aveva chiesto nuovamente la donna e lei aveva risposto che erano a casa loro.
Ad Ellis non sembrava la stessa casa, ma, forse, era perché Meredith aveva trovato dei coinquilini che l'avevano leggermente cambiata.
«Sicura che posso restare?» aveva chiesto la madre e Meredith le aveva sorriso affermativamente.
Ellis, vagando per l'appartamento, aveva trovato delle vecchie fotografie e, con la figlia, si erano messe a guardarle.
«Te lo ricordi, mamma?» aveva riso Meredith leggiadra, notando quanto erano state felici loro due insieme in tempi passati.
«Certo che lo ricordo, ho l'alzheimer, non sono mica scema» aveva riso con lei e Meredith si era detta che, anche se le seccava parecchio ammetterlo, grazie a Derek sua madre era tornata ad essere quella di un tempo.
Lo stesso Derek che, quella sera, si era presentato a casa sua, ma non aveva avuto il coraggio di entrare, rimanendo a guardare la finestra del salone dove le due donne ridevano, come se fosse una fotografia.
Le fotografie erano belle, a lui erano sempre piaciute, ma quei momenti così speciali bisognava viverli assolutamente. Sarebbe stato bello che Meredith li vivesse con lui, glieli raccontasse, magari ancora avvolti tra le lenzuola che profumavano del loro amore, ma, ormai, l'unica cosa che poteva fare era riconquistarla, anche se, lo sapeva, non sarebbe mai stato facile.

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