Dumort e pentacoli.

478 31 19
                                    

"Presidente! Che cosa hai fatto?!" Magnus entrò in soggiorno e non fu contento di ciò che vide. Sul pavimento era sparsa una enorme quantità di croccantini e per di più il gatto si stava arrampicando su una delle gambe della nuova scrivania. Lo stregone lo fulminò con lo sguardo, e il felino filò di corsa verso il davanzale della finestra. "Quello è mogano!" strillò isterico Magnus, per poi avvicinarsi al tavolo e notare con sgomento i segni delle unghie del micio. "Tu! Creatura infame! Ti pare un comportamento consono per il gatto del Sommo Stregone di Brooklyn? Come hai fatto a combinare questo disastro?"
 Il gatto gli rivolse uno sguardo di scherno e miagolò stizzito. "Sei caduto dalla scrivania sulla ciotola delle crocchette? Sei un gatto, per Lilith dovresti avere un equilibrio pazzesco, non franare come una valanga e travolgere tutto ciò che si trova sotto di te!" lo stregone sbuffò e con uno schiocco di dita e qualche scintilla rimise tutti i croccantini al loro posto.
 Fece apparire una tazza di caffè al ginseng fumante e cominciò a sorseggiarlo lentamente.


 Alec fu svegliato dal fratello che lo scrollava per una spalla. Allungò prontamente una mano al comodino ed afferrò lo stilo, puntandolo verso chiunque lo stesse toccando. Spalancò gli occhi quando vide il fratellastro.
 "Ah sei tu." Sospirò sollevato Alec.
 "Già, mi dispiace deludere le tue aspettative. Anche se... Beh, non che la mia visione sia così traumatica, anzi..." cominciò Jace.
 "Si può sapere perché mi hai svegliato così presto?" chiese in uno sbadiglio il moro.
 "Al Dumort. Ora. Sbrigati. Su. Alzati. Forza. Sei ancora lì?"
 "Mi alzo, mi alzo." Alec si arrese e strisciò fuori dal letto, mentre Jace si dileguava.

 In tenuta da cacciatore, Alec si diresse in armeria, dove fece scorta di coltelli e frecce, per poi  afferrare il suo arco e raggiungere i fratelli all'ascensore.
 Con Jace e Isabelle uscì dall'istituto per dirigersi di corsa all'hotel.
 "Jace, mi vorresti spiegare cosa- cosa dobbiamo fare al Dumort?" chiese Alec col fiatone.
 "Il Conclave ha dato l'ordine di uccidere tre vampiri che hanno assassinato quattro cacciatori. Se gli accordi vogliono così, noi non possiamo fare altro che obbedire ed eseguire."
 "E come facciamo a sapere chi sono questi tre?" Puntualizzò Alec.
 "Raphael lo sa, ce li consegnerà lui. È la cosa giusta da fare e ne è consapevole." Rispose Izzy.
 La loro corsa terminò una volta che si trovarono davanti all'hotel.
 Il biondo spinse il portone d'ingresso, che si aprì con un rumore sinistro e fastidioso. All'interno la più completa oscurità.
 Quasi contemporaneamente i tre tirarono fuori la propria stregaluce, rischiarando il pianterreno.


 "Chi è?"
 "Magnus Bane, Sommo Stregone di Brooklyn."
 La porta dell villa si spalancò davanti al Nascosto, che fu invitato ad entrare. Il proprietario del casale era un uomo  sulla trentina, vestito di tutto punto, tirato a lucido come se dovesse prender parte come oggetto in mostra ad un'esposizione di vetri di Murano.
 I due si strinsero la mano, poi attraversarono silenziosamente le grande sala e vari corridoi. Magnus fu condotto oltre ad una porta di legno chiaro, che dava su una stanza circolare tutt'altro che piccola.
 "Qui c'è tutto l'occorrente. Il sale è in quei sacchetti e sul tavolino c'è il pugnale." Detto ciò, l'uomo si appoggiò con le spalle alla parete, in attesa.
 Magnus annuì in risposta e si diresse a grandi falcate verso il primo sacchetto di sale riposto da una parte.
 Una volta che lo ebbe preso e aperto, si spostò e, dal punto prestabilito, segnato a terra da una runa, cominciò a spargere il contenuto, formando una linea granulosa. Si interruppe alla seconda incisione sul pavimento, dove cambiò direzione e proseguì fino al terzo segno. Prese un altro sacchetto di sale e tracciò poi il terzo lato e il quarto. Terminò il contenuto della confezione, quindi si diresse verso la scorta e ne aprì una nuova.
 Concluse la stella e si dedicò al cerchio che doveva circonscriverla.
 Raddrizzò le spalle e ammirò orgoglioso il suo pentacolo.

 A grandi falcate raggiunse il piccolo tavolo di legno su cui era riposto il pugnale. Lo impugnò nella mano destra e sollevò la sinistra, per poi passarvi la lama affilata, creando un taglio abbastanza lungo sul palmo.
 Lasciò cadere qualche goccia di sangue in corrispondenza di ognuna delle cinque punte della grande stella, poi si avvicinò all'uomo e si mise di fronte a lui. Gli prese la mano e con un movimento deciso e fluido creò un taglio pressoché identico al suo. Il volto del proprietario della villa fu per un momento attraversato da una smorfia di dolore.
 Magnus condusse l'uomo ad ogni punta del pentacolo e, come aveva fatto lui stesso, fece gocciolare del sangue umano sul suo già caduto.

 Concluse la preparazione del rituale come gli era stato indicato dall'uomo durante le numerose telefonate avute con lui per organizzare il lavoro commissionatogli.
 Delle piccole scintille blu si sprigionarono dalle sue dita e il taglio si rimarginò completamente in pochi secondi.

 Magnus si posizionò davanti alla punta della stella rivolta verso nord e cominciò ad invocare il demone. Nella sua lingua arcaica, il mantra si ripeteva sempre più forte e veloce, finché al centro del pentacolo non si sprigionarono una luce rossastra e delle fiamme. Avvolta in una coltre di fumo si iniziò ad intravedere la figura del demone. Quando il grigiore si diradò, la creatura si presentò loro in tutte le sue fattezze.
 Lo stregone ne rimase quasi deluso, ma sapeva bene che non doveva sottovalutare i poteri del demone solo per il suo aspetto. Sembianze umane, struttura robusta, lunghi capelli lisci color pece e carnagione olivastra: ecco come appariva Agaliarept, conoscitore del passato e del futuro, capace di capire le intenzioni segrete degli umani e di fomentare rivalità.
 "Chi osa invocare Agaliarept, generale dell'inferno e comandante della Seconda Legione?" tuonò il demone, facendo a momenti scricchiolare la porta di legno.
 Magnus compì un piccolo inchino in segno di rispetto e si presentò. "Sono Magnus Bane, Sommo Stregone di Brooklyn, quest'uomo, David Thorn, ha richiesto i miei servigi per chiamarti, Agaliarept."
 "Un mondano con la Vista che paga uno stregone per invocarmi. Interessante. Sentiamo cos'ha da dire."
 David si avvicinò al pentacolo sostenendo lo sguardo del demone.
 "So cosa sta succedendo e ho bisogno del tuo aiuto per fermare tutto questo." proferì l'uomo.
 "A cosa ti riferisci, mondano?"
 "A ciò che sta accadendo ai vampiri."


 Angolo del pandacorno

 Ebbene rieccomi, la mia mente ha partorito delle idee complicate ma geniali per i capitoli a venire.
 Il demone non è come volevo che fosse, perché infatti quello che avevo ideato era così:
 "...Struttura mingherlina e agile,quasi smilza, occhietti furbi e tenaci, pelle di brace, lunghi capelli lisci del colore del sangue e un paio di corna avvolte su se stesse come quelle di un ariete: ecco come appariva..."
 Ma non ho trovato un demone con quei requisiti, quindi per dargli un nome ho abusato di Wikipedia e mi sono letta tutta la biografia di moooolti demoni e alla fine ho dovuto cambiare le caratteristiche del mio demonuzzo :'(
 Perdonatemi per questo scempio di capitolo, noioso e troppo descrittivo, ma non avevo scelta.


With you I feel aliveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora