L'umore un pò sballato per Sara!

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Ecco l'incubo è iniziato...
Chiusi la porta e mi andai a sedermi nel divano sparapanzadomi tutta. Oggi proprio una giornata schifosa. Marco restò all'impiedi vicino alla porta con le mani in tasca e mi fissava con quei occhi azzurri penetranti.
"Stai bene?" chiese un pò preoccupato.
"Non lo so" dissi la verità. In fondo non sapevo se stavo più sicura che nonna era in ospedale in Germania senza di me o che dovevo dividere casa mia con Marco.
"Cosa ti preoccupa?" chiese Marco una volta avvicinatosi nel divano di fronte a me e sedendosi.
"Che la nonna muore lì in Germania e io non potrò mai più vederla" gli occhi mi si riempirono di lacrime, e per non piangere guardai le mani un vizio che ho da piccola quando mi sentivo a disagio.
"Se succederà, tu la devi ricordare quando era felice"
"Si, ma se succederà io non potrò mai più vederla o abbracciarla"
"La puoi soltanto sognare Sara" a quelle parole mi colpirono molto. Mi distesi nel divano e iniziai a guardarlo. Mi sentivo un pò a disagio, era la prima volta che dovevo abitare insieme ad un ragazzo, non sarei abituata a vedere boxer in giro o magliette per terra. Non avendo un padre e impossibile prendere ormai l'abitudine.
"A cosa pensi?"
"Che non sono abituata ad avere uomini a casa."
"Perché?" fece uno sguardo malizioso.
"Smettila" gli lanciai il cuscino in faccia e lo presi in pieno e questo mi fece molto ridere.
"Me la pagherai"
"Va bene, ma oggi non mi va di fare la battaglia fra cuscini"
"Mmm okay" disse, "ti va una cioccolata calda?"
"Certo perché no!"
Si alzò dal divano e si diresse in cucina.
"Dove si trovano le pentole?" gridò.
"Secondo sportello a sinistra"
Sentì un pò di rumore, ma mi seccavo ad alzarmi e ad andarlo ad aiutare, se la poteva cavare benissimo da solo.
"Non è che mi bruci la cucina?"
"No tranquilla..."
Nel frattempo che aspettai presi il telefono e accesi internet per vedere se mi erano arrivati alcuni messaggi su whastpp, ma qualche messaggio di qualche gruppo e niente di più.
Oh vero, gli accordi per la chitarra. Mi alzai dal divano e raggiunsi la mia stanza scegliendo quale chitarra prendere, l'acustica o l'elettrica? Alla fine presi l'acustica. Scesi sotto, diedi un occhiata a Marco che stava non so come preparando la cioccolata. Mi sedetti di nuovo nel divano e dalla custodia della chitarra uscì fuori un quadernetto dove lì dentro scrivevo tutte le canzoni e gli accordi della chitarra. Sfogliai la galleria del cellulare per prendere la foto salvata e cominciai a scriverli nel quaderno così che piano piano li imparavo anche a memoria. Passarono venti minuti e già avevo finito di scrivere, ma nessuna traccia di Marco e della cioccolata. Mi alzai dal divano e mi diressi in cucina, c'era anche silenzio. Oddio, alle volte Marco mi stava aspettando nascosto per poi prendermi e uccidermi con un coltello da cucina?
Sara, smettila di guardare film horror. Marco non può ucciderti, gli servi per cucinare e lavare i suoi vestiti sporchi. Seee solo nei suoi sogni...
"Marco?"
"Arrivo, mettiti comoda"
Mi fermai davanti la porta della cucina, e non riuscì a non ridere, era così buffo. Teneva le tazze di cioccolato così ferme, e portava il grembiule.
"Perché ridi?"
Non riuscivo a non parlare era cosí buffo vedevo anche una punta di tenerezza nei suoi occhi anche se lo prendevo in giro.
"Sei così buffo con quel grembiule"
"Ehm si, l'ho trovato nel cassetto, non ti dispiace vero?"
"No no anzi fai come se fosse casa tua".
Ci mettemmo seduti nel divano uno accanto all'altro, poggiai i piedi nel tavolino per stare più comoda e mi allungai per prendere il telefono per vedere se c'era qualche chiamata, ma zero chiamate di mamma.
"Che dici gli chiamo io?" domandai.
"Devi avere pazienza, può essere che è ancora in aereo. In fondo è partita mezz'ora fa."
"Si hai ragione"
Posai il telefono dov'era prima e sorseggiai la cioccolata.
Nonna! Ti prego non andartene proprio ora, tu sei molto importante per me. E se te ne vai per sempre dalla mia vita, io mi sentirei vuota.
Anche se per questa preghierina non poteva sentirmi, speravo che si esaudisse il mio desiderio.
"Che stavo facendo prima?"
Marco forse si era accorto che pensavo troppo.
"Stavo scrivendo degli accordi?"
"Suoni la chitarra?" domandò sorpreso.
"Si, perché?"
"Non ti facevo così talentuosa"
"Molto gentile" gli lanciai un occhiataccia.
"Stavo scherzando piccola"
Lo fulminai con lo sguardo, "non mi sottovalutare"
Rise, "allora fammi vedere cosa sai fare"
"Pure presuntuoso sei"
"Lo so, per questo tutte le ragazze cadono ai miei piedi"
Alzai gli occhi al cielo, "le ragazze ti cadono ai piedi perché vedono solo l'aspetto fisico, se riescono a vedere quello che c'è dentro scapperebbero via" gli puntai il dito contro.
"E pure tu cadrai ai miei piedi" non era affatto una domanda, "e prima o poi cederai del tutto"
"Te lo puoi solo sognare"
"Non voglio sbagliarmi ma pochi giorni fa mi hai baciato"
"Non lo nego. Ma tu hai cominciato"
"Si è vero, ma potevi benissimo fermarmi"
Non sapevo cosa rispondere, in fondo aveva fottutamente ragione, potevo fermarlo benissimo e non l'ho fatto, ho ricambiato al bacio. Eppure anche se l'ho fatto non mi sento così tanto in colpa nei confronti di Frank. Di essere se non lo conoscevo a Marco gli sbavavo dietro pure io come una qualsiasi ragazza.
"Che c'è il gatto ti ha mangiato la lingua?"
"Ma smettila, mi stai facendo innervosire"
"Sto solo parlando come un essere umano"
"Si, ma così mi fai disperare"
Finì la cioccolata, e posai la tazza nel tavolo.
"Allora vuoi sentire il mio talento?"
"Sto aspettando"
Alzai gli occhi al cielo.
"Antipatico"
Non si difese, aspettò solo che suonavo.
Cominciai a suonare la chitarra, e dopo un bel pò cominciai a cantare la canzone che avevo scelto prima "a thousand years".
Questa canzone significava molto per me l'ascoltai per la prima volta quando ebbi il primo appuntamento con Frank.
Erano gli ultimi mesi di scuola, però eravamo al tezo anno quindi non avevamo molta confidenza. Ogni tanto lo vedevo che gironzolava da solo nei corridoi della scuola oppure per la ricreazione, ma non avevamo mai avuto la possibilità di parlare, a lui erano troppo attaccate le ragazze della scuola come se fossero delle sanguisughe. Un giorno ero da sola durante la ricreazione seduta in un angolo, le mie compagne proprio quel giorno non erano venute e mi toccava a dover stare con altre mie compagne più antipatiche? No, meglio restare da sola.
Quindi, proprio in quel momento visti comparire Frank il ragazzo più popolare della scuola. Ma per una buona causa non mi ero mai messa ad osservarlo così a lungo, ma in quel momento decisi di farlo. In effetti era proprio bello, aveva dei lineamenti fini anche il taglio degli occhi era perfetto al suo viso, carnagione scura, occhi marroni e capelli castani. Quando camminava si valorizzava la sua tartaruga da sotto la maglietta, era maledettamente attraente.
Di sicuro non era uscito per me, ma mi visti e ci guardammo negli occhi per un interminabile secondo, e in quel secondo il cuore cessò di battere, mi dimenticai a respirare e non riuscivo a distogliere lo sguardo su di lui, era troppo per me quell'emozione forte. In quel momento venni distratta da una musica proveniente dal suo telefono e mi sembrava così strano che un tipo come lui aveva selezionato come suoneria del telefono "a thousand years". Precisamente questo è stato il nostro ufficiale incontro, per dirla tutta non mi sono mai dimenticata il suo sguardo.
Il secondo ufficiale incontro è stato sempre a scuola in vice presidenza. Beh vi state chiedendo come mai tutte e due? E bene si, la fotocopiatrice che usava la bidella si era inceppata quindi mi toccava a farmi trenta fotocopie in vice presidenza, e lui era lí perché discuteva con il vice-preside per una discussione che era nata con il suo compagno di classe, ma il motivo era una bagianata.
"Professore, mi ascolti non sono stato io a versare la colla nella sedia della professoressa Rossi"
"Frank, non dire bugie, il più bullo della classe sei tu"
"Ma come glielo devo dire che non sono stato io?" si toccò i capelli disperato e in quel momento si accorse che lo stavo guardando.
"Ecco lei..." mi puntò il dito contro, "lei ha visto chi è stato" mi guardò con aria disperata.
Ingogliai, non mi aspettavo che faceva intervenire me, insomma avevo visto chi era stato: un mio compagno della mia classe, ma non potevo mettere nei casini il mio compagno per salvare lui che neanche lo conoscevo. Il prof si girò verso di me, e Frank congiunse le mani con aria supplichevole. Oddio com'era bello.
"Allora Sara, hai visto chi è stato?" mi intervistò il prof.
Guardai per un ultima volta Frank, speriamo che ne valga la pena a salvare lui.
"Si" sussurrai.
"Il nome Sara"
"Mmm Matteo Bianchi il mio compagno di classe"
"Perfetto grazie per aver collaborato"
Si diresse fuori dalla vice presidenza a lasciò la porta aperta, io e Frank restammo da soli in quella stanza. Si avvicinò e mi prese la mano e maledettamente arrossí violentemente, "grazie Sara" era la prima volta che pronunciava il mio nome, i suoi occhi erano pieni di gratitudine, "ti devo tutto" fece un mezzo sorriso.
"Un gelato, allora"
Restò sorpreso dalla richiesta ma subito accettò.
Lo stesso giorno dopo la scuola ci eravamo presi l'appuntamento, l'incontro era nella piazza centrale. Ero arrivata puntuale all'incontro,dall'ansia avevo la nausea e quasi quasi tornavo a casa, ma prima di fare qualunque passo sbucò da dietro le mie spalle. Era sorridente come non mai, ci mettemmo a parlare di tutto e quando entrammo al bar a prenderci il gelato, li dentro c'era la stessa musica della suoneria del suo telefono.
"Oh la mia canzone preferita"
"Davvero?"
"Si ascoltala è bellissima"
Ascoltai tutta la canzone e in effetti dopo averla ascoltata me ne innamorai subito. E da quel giorno quella canzone era diventata importante per me, io e Frank da quel giorno ci legammo ancora di più fino a stare insieme.
A questo pensiero arrossí e finì di cantare a suonare.
Marco era lì che mi fissava sembrava quasi imbambolato.
qualcosa. Di qualcosa. Di qualcosa.
"W-wow, hai una magnifica voce e non pensavo che sapessi suonare così bene la chitarra. Non solo sei così bella ma anche brava"
A quel complimento arrossí violentemente. Oddio non potevo crederci ero riuscita a cantare senza bloccarmi e per di più mi aveva detto che ero bella. Dalla felicitá mi stava uscendo il cuore dal petto.
"Da quanto tempo suoni?"
"Non da tanto, ho imparato grazie a mia nonna, lei mi ha insegnato a suonare la chitarra"
"Oh davvero? Tua nonna suona pure lei la chitarra?"
"Certo, la sua passione l'ha trasmessa a me e io vorrei trasmetterla agli altri"
"E la tua voce?"
"Beh so cantare da quando sono piccola"
Mi scrutò ancora con i suoi occhi.
"Che c'è?" chiesi un pò imbarazzata. Mi ero immaginata che a passare le giornate con lui fossero state terribili, e invece stavo quasi adorando la sua compagnia.
"Hai mai provato a cantare in un luogo pubblico?"
"Veramente mai"
"E perché non ci provi?"
"Non so da dove cominciare" ammisi.
"Puoi cominciare a cantare anche a scuola"
"Mmm no non mi va" dissi.
"Prova, e vedrai che andrai benissimo"
Già. Vabbe non lo farò mai. Anzi doveva sentirsi onorato che era stato il primo a sentire la mia voce, non avevo cantanto nemmeno davanti a Frank mi metteva a disagio e neanche a Jey.
"Bene, è il momento che io mi metta a studiare" presi le due tazze dal tavolino.
"Ma come, mi lasci qui da solo senza fare nulla"
"Non hai lavoro da sbrigare, o qualche libro da leggere?"
"Si, ma oggi è proprio una bella giornata.." indicò fuori dalla finestra.
"E allora vai fuori"
"Ma non da solo" mi fece gli occhi dolci.
"Ma sei proprio un bambino. Ma non hai amici con cui uscire?"
"Certo, che ti sembro uno sfigato?" fece la faccia del ragazzo "so tutto io".
"Non ti ho detto che sei uno sfigato. Se non hai niente da fare chiamali no? Tanto facile!"
Chiuse le palpebre come se fosse disperato, o meglio dire come se ero io la causa della sua disperazione.
Non rispose, non disse nulla.
"Fai come vuoi" alzai le spalle.
Posai le tazze nel lavello e salì le scale per andare nella mia stanza.
Non per qualcosa, Marco era simpatico, un pò gentile e ogni tanto antipatico, però non mi andava affatto bene di restare a casa da sola con lui. Di essere mamma  non era per niente preoccupata che sua figlia fosse da sola con un ragazzo. In fondo Marco non era proprio un amico di famiglia, anzi meglio dire un conoscente. E se non altro mamma l'avrà visto massimo tre volte se non di più e io forse cinque volte, quindi non capisco perché mamma era molto più serena a lasciarmi per tre settimane con un ragazzo che conosce a mala pena, invece di mandarmi dalla zia Sofia.
Presi i libri dallo zaino e mi concentrai di più nello studio.
Che poi la situazione non quadrava così tanto. Perché mamma ha reagito così, che senso aveva?
Lasciai la porta aperta dalla stanza almeno potevo sentite se faceva qualche rumore... Ma non si sentiva niente, come se fossi da sola. Sarà che starà facendo un pisolino, meglio così almeno non mi sconcentrava.

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