Troppo presto per tutto e per te!

61 6 0
                                    

Ero felicissima, e pensare che quel giorno fosse un giorno normale come tanti e invece eccomi qua seduta su una panchina in piazza ad aspettare lui che veniva. Da quel giorno erano passati 4 giorni, stava andando tutto alla grande. Certo 4 giorni sono pochi per dire che sta andando tutto alla grande, però penso che già siamo a un buon punto. Spero!
"Scusami il ritardo" disse lui con il fiatone.
"Sai che le ragazze non devono mai aspettare..."
"Vabbe una volta può succedere"
Sorrisi.
"Dove andiamo?" domandai.
"Siamo invitati al compleanno di Jey?"
"Ah okay".
Jey è la nostra compagna di classe, non vedevo l'ora di rivederla avevo un mucchio di cose da dirle.
Eravamo a metà strada, quando incontrammo un ragazzo che conosceva Frank.
"Ehy amico.." disse il ragazzo.
Era alto, muscoloso, capelli biondi e occhi azzurri, rimasi paralizzata nel vederlo. Era bellissimo, e quei occhi, quando mi guardarono mi trafissero, erano magnifici e lui era bellissimo. Lui mi guardò divertito, si era ormai accorto che lo guardavo a bocca aperta, e purtroppo pure Frank tra cui mi scosse il braccio e mi lanciò un'occhiataccia.
"Amico, come siamo messi?" domandò Frank allo sconosciuto.
"Bene, sto cominciando a lavorare con mio padre come avvocato..."
"Oh wow, hai una fortuna..."
"Già è vero! Se non fosse per mio padre, io sarei solo un avvocato qualunque..." mi guardò, ascoltavo la discussione facendo finta a non interessarmi, "comunque mi chiamo Marco" mi tese la mano. Pure la mano era ben curata...
"Ehm.. Sara, piacere!" afferrai la mano.
Mi sorrise.
Frank e Marco cominciarono a parlare di lavoro e della famiglia e per non stare d'intralcio andai a sedermi in una panchina e aspettai che finissero. Dopo una ventina di minuti che per me erano stati un'ora, si salutarono, Marco mi fece un cenno con la mano e io feci la stessa cosa. Frank si avvicinò a me, "andiamo?"
Annuì. Per tutta la camminata restammo in silenzio, forse si era per davvero seccato. In fondo, non era colpa mia se quel Marco era troppo bello. Quando stavamo per arrivare alla casa di Jey mi presi di corraggio e gli tirai la mano verso di me per chiamarlo.
"Ehy.." dissi, mi guardò, "sei seccato con me?"
"No!" rispose freddo.
"Sei sicuro?" insistetti.
"No!"
"Frank che hai?" insistetti ancora.
"Aspetta, la mia ragazza sbava per un mio amico e non dovrei seccarmi?"
"Scusa" riuscì solo a dire.
"Scusa un corno" gridò, "e ora andiamo che già siamo in ritardo."
Mi tirò il braccio. Restai zitta per tutto il tempo, non era passata una settimana che già avevo rovinato tutte cose e per colpa mia avevamo già litigato. Mi sentivo dentro un vuoto un senso di colpa.
Quando arrivammo a casa di Jey la casa era piena di ragazzi e ragazze, e quando ci vistero entrare ci salutarono con grande clamore. I ragazzi addosso a Frank e le ragazze addosso a me. Dentro quella casa c'era un inferno, gente che gridava, cantava, ballava, musica ad alto volume e invece fuori c'erano solo le palle di fieno che passavano. Per tutta la serata io e Frank non ci avicinammo, ne per parlare ne per altro. Alle mie amiche non ero ancora pronta a dire tutta la verità, mi scocciavo che poi loro dovevano sapere tutto della litigata.
"Jey, finalmente 17 anni"
"Già, piccola Sara"
Nel frattempo che parlavamo già ci eravamo scolate due bottiglie a testa di birra ed ero già alla terza.
"Anny, come stai?" gridai per farmi sentire.
"Alla grande..." mi alzò il pollice e io le alzai la bottiglia di birra. Ogni tanto mi giravo per cercare e ogni volta lo vedevo che giocava con i suoi amici a fare i cretini.
"Vado in bagno" dissi a Jey.
Lei annuì e mi indicò la porta del bagno. Ci entrai, mi guardai allo specchio e sembravo appena uscita da una battaglia, i capelli erano tutti scompigliati e le mie guance erano diventate rosse a causa delle tre bottiglie di birre, mi sistemai per bene e appena uscì mi trovai una scena che non volevo vedere per niente. Frank che stava flertando con Marika, lei era poggiata al muro, aveva una maglietta bianca e scollata dove si vedevano tutte cose e degli shorts, era proprio una troia. Frank le stava facendo proprio quel giochetto per attraccare con le ragazze e ripensai a ciò che mi aveva detto riguardo su Marika, voleva sbattersela almeno una volta. Mi cominciai a sentire male, sentì una voragine dentro lo stomaco e cercai di trattenere le lacrime, non volevo farmi vedere debole, così senza farmi vedere cominciai a correre e andai da Jey.
"Jey, io vado che non mi sento molto bene!"
"Che hai?" chiese preoccupata alzandosi dallo sgabello e posando la birra sul tavolo. Mi prese la mano, "ti senti da vomitare?"
"No no sta tranquilla, ho solo un pò di dolore di pancia e meglio che vada a casa prima che mi aumenti"
Cercai di essere più convincente possibile, "ma stai andando da sola, e Frank?"
"No ce mia madre che mi aspetta fuori e Frank se la caverà benissimo senza di me" gli sorrisi sta volta ero più convincente. Annuì e mi lasciò andare. Prima di uscire rivolsi un ultimo sguardo a Frank, stava per baciare Marika, e lei che gli strisciava addosso, non volevo più vedere ne lui ne Marika, così andai e sbattei la porta tanto nessuno se ne sarebbe accorto. Appena uscì, l'aria fresca mi travolse e sta volta non riuscì più a trattenere le lacrime. Cominciai a correre e le lacrime scorrevano ancora di più. Mi ero illusa tanto, tanto da credere che lui mi volesse per davvero, invece no mi aveva detto tante belle parole, alla fine erano soltanto parole, ma per me lo erano molto di più, invece lui si era messo con me solo perché gli facevo pena, si. Solo questo potevo pensare, lui mi fa pensare questo. Arrivai a casa con il fiatone, il cuore mi batteva così forte che quasi stava per uscire dal mio petto. Visti la macchina della mamma posteggiata davanti la porta, voleva dire che già erano arrivate a casa. Mi diedi una pulita con la manica, mi sistemai i capelli, presi le chiavi dalla tasca ed entrai con un sorriso a trentadue denti. La luce della cucina era accesa, mi avvicinai "ehy famiglia" dissi sorridendo. La mamma era seduta nel divano invece la nonna era seduta nella poltrona. Tutte e due guardavano quel programma che piacevano tanto a loro.
"Sara, come mai così presto?"
"Eeeehhh, non mi sento tanto bene!" feci la faccia malata e mi toccai la pancia. Tutte e due mi guardarono preoccupate, "cosa ti senti?" chiese nonna.
"Mmm niente di preoccupante solo un pò di dolore di pancia, e prima che mi aumentava sono tornata" andai verso il frigo presi una bottiglia d'acqua e me ne versai in un bicchiere, ne bevvi un sorso.
"Comunque ragazze, io sto andando a letto, mi sento stanca" cercai di essere più convincente possibile di stare male solo fisicamente.
Tutte e due mi guardarono curiose, ma io feci finta di niente, non avevo voglia di parlare ne con loro ne con gli altri, avevo solo bisogno del mio letto, della mia coperta e del mio cuscino, forse era l'unico posto in cui mi sentivo sicura e protetta.
Mi tolsi i vestiti e mi misi sotto la coperta, anche se era estate avevo brividi in tutto il corpo. Oddio, come sono stata così stupida a credere che lui fosse diverso dagli altri, eppure alla radura sembrava così diverso e sincero. Ripensai Frank con Marika, strinsi gli occhi. No, non ci dovevo pensare! Era stato un errore a fidarmi così di lui. Ecco lezione imparata Sara mai fidarsi del proprio istinto e del proprio cuore, loro vogliono solo ciò che gli fa bene ma non sanno che poi il primo e rimetterci è il cuore, potrebbe ferirsi. Infatti, sento dentro di me, una voragine un dolore e vorrei che finisse, ma non finirà. So solo che d'ora in poi non mi fiderò più subito delle persone...
Sentí aprire la porta, e anche se ero dentro la coperta sapevo che era mamma. Infatti...
"Sara..." toccò la coperta.
"Che c'è mamma?"
"Ti ho portato un pò di acqua bollita per il dolore di pancia"
"Grazie mamma, posalo sul comodino!"
Per un pò sentì silenzio, e poi il rumore della tazza posata sul comodino.
"Piccola, si vede che non stai male"
"Mmm" risposi, non volevo parlare.
"Problemi di cuore?" si sedette accanto a me.
"Mamma..." uscì dalla coperta, "quando si capisce qual'è la tua anima gemella?"
"Beh, veramente non si capisce!"
"Cosa?"
"Si, si capisce solo quando meno te lo aspetti.." incrociò la mani.
"E come si capisce quando qualcuno ti ama?"
Restò un pò sconvolta dalla domanda, "quando quella persona per te farebbe di tutto e ti guarda con una luce nei suoi occhi, vuol dire che ti ama davvero" restò un pò in silenzio e pensando a quello che avevo detto, "problemi di cuore?"
Annuì, "Sara, piano piano le cose si risolveranno, non subito, ma devi avere molta pazienza!" si alzò e se ne andò lasciandomi con mille dubbi nella testa. Forse ero stata troppo affrettata con Frank, troppo presto per tutto r per lui, forse io non ero nemmeno ancora pronta all'amore e forse neanche lui. Solo so una cosa che io lo volevo più che bene, anche se aveva fatto il cretino con quella troia di Marika...

Ho voglia di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora