Una vera e propria sfiga...

22 2 2
                                    

Eravamo appena arrivati in spiaggia, mi tolsi le scarpe per avere più contatto con la sabbia ed era anche rilassante. Marco aveva pensato un pò a tutto, si era portato una coperta sul quale potevamo stenderci. Arrivati a mare verso le sette avevamo anche il tempo di guardare il tramonto. Davvero mi piaceva stare lì mi faceva stare tranquilla. Ma forse era meglio stare zitta perdevo la scommessa e pure il panino.
Stavo seduta sopra la coperta ad aspettare Marco che finiva di parlare al telefono e nel frattempo giocavo con la sabbia che era un pò fredda però mi piaceva la sensazione. Mi guardai intorno e non c'era nessuno solo Marco dietro di me che faceva avanti e indietro e sembrava preoccupato come prima quando aveva ricevuto la prima chiamata. Presi il telefono ma non c'era nessuna chiamata da parte di Frank e da mamma. Era meglio riprovare a chiamare mamma.
Rispose finalmente dopo quattro squilli.
"Mamma..."
"Ciao Sara come stai?"
"Io bene. Voi? La nonna?"
"Noi stiamo bene tesoro. La nonna purtroppo resterà qui in Germania e io sono costretta a partire nuovamente a Londra per Harry"
"Si vero" dissi ormai rassegnata che la nonna fosse rimasta da sola senza mamma.
"Ma tranquilla che con lei c'è sua sorella che le tiene compagnia e se succede qualcosa subito mi chiama"
"E ovviamente tu mi farai sapere!"
"Certo tesoro tranquilla. Ma come sta andando la convivenza con Marco?"
"Insomma, c'è la stiamo mettendo tutta ad andare d'accordo!"
"Non avevo dubbi. Mi manchi molto sai!"
"Anche tu mamma!"
"Ora devo chiudere ma ci sentiamo quando arrivo a Londra"
"Mamma mandami foto del Big Ben"
Rise, "certo. Ti voglio bene"
"Anche io mamma e state attenti!"
E appena chiusi la chiamata arrivò da dietro Marco.
"Con chi parlavi?" si sedette accanto a me.
"Con mamma e tu?"
"Oh ehm con il mio capo!"
Annuì. Guardai il sole che tramontava ed era meraviglioso ti dava quella sensazione di pace e serenità. Portai le gambe al petto e misi il mento sopra le ginocchia.
"Allora ti piace stare qui?"
"Pff nah! Meglio restare a casa a guardare la TV!"
Si alzò "okay allora andiamo!"
Risi a crepapelle buttando la testa all'indietro stando in equilibrio con il fondo schiena, Marco alzò un sopracciglio e con una spinta mi buttò per terra fuori dalla coperta.
"Ehi" protestai.
"Ti piace questo posto?" disse sedendosi di nuovo accanto a me. Mi ricomposi subito tornando seria.
"Possiamo venire quante volte vogliamo!" esclamò.
"Davvero?" alzai le sopracciglia, "è fantastico"
Non rispose restò fermo a guardare il tramonto con molta attenzione e anche io lo feci.
"Sai quant'ero piccolo mia mamma mi portava sempre qui. Era il nostro posto preferito"
Lo guardai, era sembrato strano ma dalla sua espressione notavo un velo di malinconia.
"E ogni volta che venivamo qui a guardare il tramonto, mi raccontava sempre che questo posto era il suo preferito perché aveva visto durante il tramonto una leggera striscia verde tra il sole e il mare che compariva e scompariva quando voleva. Non sapeva perché e come ma vedendo quella striscia espresse un desiderio di avere la cosa più bella che una donna possa avere!"
"Che cosa?" domandai.
"Me!"
"Te?" restai sorpresa.
"Si, mia mamma non poteva avere figli".
"Ma è successo solo a lei?"
"No anche ad altre persone hanno visto la striscia verde e quelle stesse persone avevano espresso il desiderio e ognuno di loro era stato accontentato. Dicono che è una leggenda. Ma da quel giorno quando mia madre me lo raccontò quasi ad ogni tramonto mi reco qui ad aspettare quella dannata striscia verde..."
"Oh" non sapevo cosa dire. Ero come bloccata dalle sue parole e dalla sua espressione. Di solito la sua espressione era neutra non faceva trapelare nessuna emozione, ma stavolta era diverso. La sua espressione era malinconica anche se guardava il sole che piano piano si univa con il mare non diceva niente ne si muoveva. Il panorama era bellissimo, ma non volevo passarlo così con un aria malinconia. Mi faceva stare in pena vederlo così dovevo fare qualcosa per distrarlo.
"Allora mi devi offrire il panino!" risi.
Rise pure lui senza distogliere lo sguardo dal tramonto, "no no no, a fine giornata così vedremo se ti resterà un bel ricordo di questo giorno!" annuì.
Restammo li seduti a guardare quel tramonto, senza dire nulla non eravamo a disagio e non mi ero annoiata per niente a guardare quello spettacolo bellissimo.
Alla fine mi resi conto che non ne valeva la pena soffrire per un ragazzo che per lui ero solo un oggetto, io per lui non ero quella ragazza che ne valeva la pena. Se lui mi amava davvero in questo momento lui era con me a parlare e risolvere la situazione, ma come al solito scappa dai problemi, lui lo fa sempre, i ragazzi scappano sempre. Ormai l'avevo fatta la mia parte gli avevo chiamato, e anche se fosse lui non aveva il cellulare con se, le chiamate le poteva vedere anche dopo e poteva chiamare benissimo, ma non l'ha fatto. Non gliene ne fregava niente di me... Chissà cosa starà facendo in questo momento se mi starà pensando! Sicuramente sarà con qualche tipa a divertirsi.
Appena si fece buio mi rilassai stendendomi sulla sabbia e osservai le stelle. Erano così belle e lucenti...
Si girò Marco e mi guardò, "guarda quante stelle!" indicai il cielo.
Marco alzò la testa e piano si distese pure accanto a me.
"Sara"
Girai la testa verso di lui ad aspettare che continuasse.
Ma lui continuava a guardare le stelle e come al solito la sua espressione era neutra. Chissà cosa starà pensando...
"Tu pensi mai se i nostri genitori provassero dei sentimenti l'uno per l'altra?"
Restai sorpresa dalla domanda. In effetti lo sapevo già, mamma me ne aveva già parlato, ma solo in quel momento mi resi conto del danno che potevano causare. Ma in fondo l'importante se erano felici loro ero felice pure io.
"Si ci ho pensato, e credo che se loro si amano davvero e vogliono viverla al pieno la loro storia io non sarò la prima a separarli!"
Mi guardò mentre parlavo. Non eravamo mai stati così vicini, arrossí violentemente e il cuore mi batteva forte, mai provata un emozione così forte. Ci guardammo negli occhi e capì solo ora che provavo qualcosa per lui, anche se mi sentivo felice mi veniva da piangere, credo che il motivo lo sapevo ma non me ne volevo rendere conto. Si girò di lato verso di me e mi toccò il viso spostandomi una ciocca dietro l'orecchio. Quel tocco era così delicato e dolce che mi sentivo beata lì con quel stupendo ragazzo.
"Oh Sara, aprimi il tuo cuore!" lo guardai negli occhi e non gli risposi.
"Non ho mai desiderato una ragazza così tanto io ti desidero davvero, provo dei sentimenti per te e non voglio negarli"
Non parlavo anzi stavo trattenendo il respiro, era la dichiarazione più bella che io abbia mai avuto. Ma dovevo seppellire i miei nuovi sentimenti e andare avanti. Si avvicinò di più però lo negai e mi alzai di scatto e si sorprese della mia reazione. Non disse nulla e io neppure.
Il tragitto in macchina era silenzioso nessuno dei due parlava. Il silenzio regnava su di noi. Sta volta l'avevo ferito davvero. Mi appoggiai comodamente nel sedile e mi lasciai cullare dal rumore della macchina. Calai in un sonno profondo ma triste.
"Sara... Sara!" mi scosse la spalla. Cercavo di aprire gli occhi ma il mio cervello non me lo permetteva. Strizzai gli occhi e piano piano li aprì. Visti Marco di fronte a me con un espressione seria e mi guardava come se fossi una bambina appena nata.
"Scendi, siamo arrivati a casa!"
Annuí. Ero ancora impastata di sonno e cercavo di capire come aprire lo sportello dell macchina. Sentì Marco sospirare dietro di me. Sentì la portiera chiudersi e visti che fece il giro della macchina per aprirmi lo sportello, scesi e lo ringraziai con un muso lungo e subito entrai in casa. Ma qualcosa mi bloccò, una mano mi tirò dal braccio credevo fosse Marco che voleva parlare ma quando mi girai visti Frank.
"Ma che bella coppia che abbiamo qui. Sei una puttana, una volta che litighiamo e già te ne vai con il primo che capita" non riuscì a controbattere che già un pugno l'aveva caricato Marco. Frank cadde per terra dal dolore, restai paralizzata. Non sapevo che fare, se aiutare Frank a rialzarsi anche se mi aveva chiamata puttana o tranquillizzare Marco.
Mi girai verso il ragazzo che prima mi aveva fatto una dichiarazione d'amore, era impassibile i suoi occhi erano piani di rabbia contro colui che mi aveva offesa. Feci un passo verso Frank, "tutto bene?" chiesi.
Lo guardai bene e dal naso gli usciva del sangue.
Subito dopo si alzò non mi diede nemmeno il tempo di fermarlo che corse verso Marco e si ci buttò contro. I due ragazzi erano stesi per terra che si tiravano pugni. "Ragazzi basta" urlai quasi dalla disperazione. Mi ignoravano, corsi verso di loro per fermarli, mi avvinghiai a Frank prendendolo dalle spalle ma ricevetti un pugno sul viso e sulla pancia. Caddi per terra dal dolore e Frank mi guardò preoccupato insieme a Marco. Quest'ultimo si avvicinò, "Sara tutto bene" strinsi i denti dal dolore.
"Piccola mia scusami" disse Frank.
"Guarda cosa le hai fatto bastardo!" lo insultò Marco.
"Non chiamarmi bastardo" e gli sferrò un altro pugno e maledettamente continuarono a darsele.
Cercai di alzarmi, "basta ragazzi!" urlai e loro si fermarono.
"Siete due idioti"
Tutte e due mi guardarono ed avevano lo sguardo infuriato.
"Piccola..."
"Non chiamarmi piccola" gridai. Lui mi guardò sorpreso e subito abbassò gli occhi.
Li guardai attentamente. Erano tutte e due combinati male. Frank aveva un sopracciglio e il labbro spaccato insieme al naso sanguinante. Invece Marco un occhio nero, il labbro spaccato e la guancia sanguinante.
"Tutte e due entrate e seguitemi."
Li feci entrare in casa, "sedetevi nelle sedie" parlavo a loro fredda e nessuno di loro proferiva parola.
Andai in bagno a prendere il mini pronto soccorso e tornai da loro. Presi un batuffolo di cotone e misi un pò di disinfettante.
Medicai prima Marco, eravamo così vicini ma cercai di non guardarlo negli occhi.
"Stai bene?" disse, ma non gli risposi.
Appena fini di medicare lui passai all'altro. Carcai di non guardare nemmeno lui, ma purtroppo appena guardai i suoi occhi mi scesero le lacrime. E mi guardò con un senso di colpa. Appena finí mi allontanai da loro.
"Tu..." lo indicai con il dito, "la prossima volta che mi insulti ti puoi scordare di me e ora vattene da casa mia! E se ne vuoi parlare ne parliamo domani quando avrai la mente lucida!" si alzò dalla sedia avvicinandosi allungò la mano per accarezzarmi la guancia ma mi scansai gli lanciai un'occhiataccia e il suo sguardo era pieno di emozioni rabbia, angoscia e tristezza. Se ne andò via senza dire una parola e restai sola con Marco.
"Stai bene?" domandò di nuovo.
Mi sedetti nella sedia.
"Si" sospirai, "tu?"
"Ho avuto giorni migliori"
Annuì. Ero senza parole, non sapevo che dire, in fondo avevano fatto a pugni il mio ragazzo - tra cui sarà al più presto ex - e il ragazzo di cui è innamorato di me. Avevo un mal di testa forte e non riuscivo a pensare con la mente lucida.
"Ehy" sussurrai quando visti Marco poggiare la testa sul tavolo.
"Tutto okay?" chiesi.
"Insomma, mi gira un pò la testa!"
"Ti accompagno in camera tua!"
Lo presi dal braccio e lui si aggrappò a me. Lo feci sedere sul letto.
"Se non ti senti bene o hai bisogno di qualcosa chiamami e io sarò qui, okay?"
Lui annuì. Mi fece tenerezza sembrava un bambino piccolo che aveva bisogno di sua mamma. Si distese nel letto e io uscì dalla camera per avviarmi nella mia stanza. Mi misi il pigiama e subito sotto le coperte. Una giornata proprio di merda. Prima la pazzia di Marco che si avventa in quel modo, poi mamma che parte e lascia nonna, Marco che si dichiara e poi quest'ultima. Potrebbe andare peggio di così...?
Sentì suonare il cellulare, mi girai verso il comodino e non c'era ma mi ero appena ricordata che avevo lasciato il telefono nella tasca dei jeans. Mi alzai e lo sfilai dalla tasca. Era Marika. Marika? Che cazzo vuole a quest'ora?
"Pronto!"
"Ciao tesoro" parlò con la sua voce squillante quasi mi rompeva il timpano.
"Marika come mai a quest'ora mi chiami?"
"Ti ricordi un pò di settimane fa ti avevo chiamato?"
"Si certo" già vero l'avevo anche dimenticato con tutti questi problemi.
"Beh tesoro dovrei raccontarti una cosa..."
Sbadigliai, "non puoi raccontarmela domani sono quasi le due di notte!"
"No bella ho aspettato tanto per parlarti quindi ora mi ascolti".
Spalancai gli occhi ci mancava solo lei che mi rovinava la nottata.
Rise ma era una risata diabolica, "ti ricordi la festa di Jey?"
Non risposi e lei continuò, "beh dopo che tu te ne sei andata Frank ed io siamo stati insieme tutta la notte!" rise di gusto e nel frattempo il mio cuore si sgretolava.
"Oh, e non solo anche i giorni successivi, e anche ieri notte!"
Le lacrime mi uscivano da sole.
"Oh carissima mi dispiace così tanto, ma Frank è solo mio" rise con la sua risata da iena.
"Sai Marika a me non me ne fotte un fico secco di Frank. Tu sei una grandissima troia e lui un bastardo quindi penso che fate una bella coppia di stronzi"
"Non finisce qui puttanella" disse.
"Oh lo so. Puttana ci sei tu" le chiusi la chiamata in faccia. Buttai il telefono e mi buttai sopra il letto a piangere. Ecco e se prima avevo pensato se poteva andare peggio di così? Si, si può andare peggio. Ora la possiamo mettere alla lista. Piansi tutta la notte e non so quante ore erano passate ma alla fine mi addormentai.
La mattina seguente mi svegliai di colpo, subito andai a fare una doccia fredda e appena mi visti allo specchio sembravo un mostro, avevo le occhiaie profonde e un pallore in viso che sembravo morta ma nascosi non del tutto con un pò di trucco. Dentro mi sentivo vuota, mi sentivo di ghiaccio però avevo una rabbia che potevo causare anche qualche frana. Prima di uscire da casa mi assicurai se Marco stava bene, dormiva come un bambino, sul comodino gli lasciai un bigliettino dicendogli che sarei andata a scuola.
Uscì da casa la giornata era stupenda con il sole ma sapevo che per me sarebbe stata orribbile, subito entrai nella macchina. Appena accesi premetti sull'acceleratore e andai a 170 km/h ero piena di adrenalina che dovevo in qualche modo scaricare. Arrivai a scuola e scesi, al solito quando c'era bella giornata tutti gli studenti restavano fuori a godersi il sole e ovviamente i professori ne approfittavano. Camminai verso la folla e Jey mi venne incontro "Sara!" gridò, oddio era così imbarazzante che tutti guardavano lei e me. Appena arrivò da me, "ma dovevi farlo per forza?"
"Cosa?" domandò come se non fosse successo niente.
"Lascia stare.." dissi.
"Ma che hai oggi sei strana!"
Sono un libro aperto a quanto pare.
"Niente tranquilla"
"Sara vieni dobbiamo convincere la prof a fare lezione fuori!"
"Si sarà una passeggiata" dissi ironicamente. Mi trascinò fino alla nostra classe dove c'era la prof che discuteva con i miei compagni per l'idea e si uní pure Jey. Nel fratempo mi guardai intorno, oggi c'erano tutti i miei compagni non mancava nessuno, fuori dal gruppo c'era Frank solitario portava un cappello e gli occhiali da sole non sapevo se mi fissava o meno era difficile da capire visto che gli occhiali da sole erano scuri, nello stesso tempo lo raggiunse Marika che lo abbracciò da dietro e gli diede un bacio sul collo impallidì vedendo Frank non facendo alcuna mossa così mi girai verso la prof per ascoltare. "Ragazzi facciamo lezione fuori però dovete stare attenti" tutti fecero un "waaaaw" per la felicità.
Subito dopo arrivò Meghan che mi cinse le spalle con il suo braccio le lanciai l'occhiataccia più velenosa che avevo.
"Ehi Sara mi sembri abbattuta"
"Non sono affari tuoi Meghan"
Mi allontanai da lei per unirmi alla lezione. Era bellissimo fare lezione fuori con l'aria pulita, il cielo azzurro anche se non riuscivo a stare attenta a ogni minima frase che diceva la prof, mi sentivo anche osservata da dietro e sapevo chi era anche se non volevo girarmi era Marika, ma lasciai correre non volevo abbassarmi ai suoi livelli. La lezione finì e ognuno dei prof che avevamo li convincevamo a fare lezione fuori mano mano altre classi si unirono fuori per fare la lezione ma andò a finire che nessuno dei prof fece lezione per chiaccherare fra di loro e noi alunni ne approfittammo per parlare tutti insieme. Ero seduta accanto a Jey e cercavo di capire la conversazione, "vi invito al mio diciottesimo" disse Anny.
"Ancora devi fare diciotto anni?" esclamò Jey. Lei annuí imbarazzata.
Venne da me di nuovo Meghan e si sedette accanto a me.
"Allora quando le facciamo le lezioni private?"
"Quando vuoi tu!" dissi freddamente.
"Vengo a casa tua!"
Oddio,ritrovarsi lei tra i piedi non era una bella pensata e poi a casa c'era Marco.
"No no vengo io verso le cinque"
"Okay perfetto" sorrise e se ne andò.
Nello stesso istante che lei se ne andò si avvicinò Marika.
"Ehi puttanella ti stai divertendo?" gridò ai quattro venti così che tutti la osservarono.
Mi alzai di scatto, "sei tu qui la puttanella visto che ti sei scopata tutta la scuola"
Diventò rossa dalla rabbia "oh tesoro sei solo invidiosa perché io sono più bella di te"
"Ma fammi il piacere che sembri un ornitorinco spiaccicato da un camion" contrabbattei, tutti risero dalla mia battuta. Lei diventò ancora più rossa dalla rabbia.
"Lo sai tu... Tu.. Sembri.."
"Cosa?" la interruppi.
Mi guardò con aria di sfida, "beh tu sei la povera sfigata senza padre visto che lui è morto secondo me è morto perché non sopportava più questa inutile ragazza senza cervello, non sei neanche bella e sei proprio uguale a tua madre una puttana che apre le gambe a tutti gli uomini!"
Spalancai gli occhi ero arrivata al limite non riuscivo più a sopportare la suo voce che insultava le mie persone più care. Così mi ci buttai contro, lei cadde per terra e io sopra cominciai a darle pugni sul viso. Non capì più niente dalla rabbia dalle sue urla, le urla dei prof e degli alunni. Qualcuno mi prese e cercò di allontanarmi dalla ragazza ma con tutte le mie forze mi divincolai corsi di nuovo da lei e le diedi calci in tutto il corpo.
"Brutta stronza non devi più parlare di me e della mia famiglia non devi neanche nominarli"
Subito venni presa di nuovo ed era Frank con uno sguardo preoccupato e pallido in viso.
"Sara calmati, andiamo via" non risposi mi lasciai trascinare da lui ma qualcosa mi tirò i capelli.
"Puttanella dove scappi?" gridai dal dolore perché venni trascinata fino a farmi cadere per terra. Cercarono di bloccare a Marika ma lei con i piedi mi tirava calci nello stomaco e sul viso. Urlai di dolore. Mi diede un calcio fortissimo sulla testa con le sue scarpe alte con la punte non visti più niente soltanto il buio.

***

Sentì sotto di me qualcosa di morbido, cercai di toccarlo ma le mie mani non rispondevano al mio comando. Sentì anche delle voci non capivo chi erano, cercai di aprire la bocca ma sembrava che tutto il mio corpo fosse intorpidito avevo le labbra secche. Strizzai gli occhi e piano piano visti una luce bianca accecante. Cercai di dire qualcosa ma uscì solo un sussurro, provai ad alzare la testa ma mi faceva malissimo quasi mi scoppiava dal dolore.
"A..c..qua"
"Ho s..e..te"
Finalmente qualcuno arrivò in mio soccorso era Jey seguita da Frank e Anny.
"Sara mi senti?" disse Jey.
Mi alzai piano per sedermi e la guardai come se fosse pazza.
"È normale che ti sento non sono mica morta" la mia voce era quasi un sussurro.
Risero tranne Frank che restò a guardarmi.
"Potrei avere un pò di acqua" annuì, mi guardai intorno "ma dove sono?"
"In infermeria" disse Anny.
"Wow non ci ero mai entrata" risero come sempre tranne Frank.
"Ti porto dell'acqua e chiamo l'infermiera"
Annuì. Restai da sola con Frank. Nessuno dei due parlammo e dopo cinque minuti venne Jey con l'acqua e con una signora che a quanto pareva sembrava l'infermiera. Bevvi mezza bottiglietta d'acqua e l'infermiera mi visitò. "Ti fa male la testa?" chiese.
Annuì e indicai il punto.
Con una pennina accese una luce e me la puntò sugli occhi.
"Nessun trauma cranico, solo qualche ferita superficiale. Quando torni a casa mi raccomando di andare subito a riposare e se ti svegli con il mal di testa forte vai subito all'ospedale" annuì.
"Per te signorina la giornata è finita ti ordino di andare a casa. Ah e un ultima cosa smettetela di litigare sembrate dei bambini."
Mi fece uscire dall'infermeria accompagnata dai miei compagni e fuori c'erano alcuni prof che mi lanciarono un'occhiataccia.
"Smith vai all'ufficio del preside" annuì imbarazzata. Mi seguirono come dei cagnolini i miei tre compagni senza dire nulla. Arrivati alla porta bussai.
"Avanti" disse il vecchio preside e appena entrai visti che c'era seduta pure Marika. Alzai gli occhi al cielo e appena mi avvicinai era piena di graffi l'avevo combinata male però ancora io non mi ero vista allo specchio.
"Allora signorine mi hanno raccontato tutto della situazione e a malincuore sono giunto a una soluzione.."
"Signor preside ma le hanno raccontato che questa graziosa signorina ha insultato tutta la mia famiglia" mi lanciò un occhiataccia. "Si signorina so tutto e come stavo dicendo prima sono giunto ad una soluzione. Voi due avrete una sospensione di un'intera settimana e ogni giorno alla fine delle lezioni vi recherete qui a pulire tutte le classi a partire da lunedì! E dovrò chiamare i vostri genitori"
"Mi scusi un altra volta ma mia madre non è qui al memento si trova a Londra quindi non potrà venire qui a scuola per parlare con lei!"
"Benissimo la chiamerò e la metterò al corrente su tutto!"
Allora si che non mi farà uscire più per tutta la vita.
"Ragazze potete andare!" la troietta restò li seduta, io salutai e me ne andai. C'erano i miei compagni seduti appena mi vistero si alzarono.
"Allora che ti ha detto quel vecchio?" chiese Jey curiosa.
"Ci sospende per una settimana e ogni giorno a fine delle lezioni dobbiamo pulire tutte le classi!" mi sedetti nella sedia mi girava la testa.
"Ehi tutto bene?" chiese Anny preoccupata.
Annuì. "È meglio che la accompagno a casa"
"No tranquillo posso andare anche da sola"
Ma non mi ascoltò andò a parlare subito con il professore. Dopo pochi minuti tornò da me.
"Andiamo il prof mi ha dato il permesso di accompagnarti a casa"
Annuí. Jey e Anny mi abbracciarono. "Riposati"
"Si grazie!"
Uscimmo dalla scuola in silenzio, mi diressi verso la mia macchina ma lui puntò su un altra direzione.
"La mia macchina è di qua" dissi.
"Lo so, andiamo con la mia!"
"È la mia macchina?"
"Te la porto io dopo alla fine delle lezioni"
Non obbiettai e obbedì. Salimmo in macchina e come al solito il viaggio fino a casa fu silenzioso.
Arrivammo davanti casa.
"Beh grazie!" dissi aprendo lo sportello ma appena scesi dalla macchina mi venne un capogiro e mi dovetti aggrappare allo specchietto. Frank venne da me proccupato.
"Sara tutto bene?"
"Si solo un capogiro" dissi strizzando gli occhi sentivo anche una forte nausea.
"Dai ti accompagno fino alla porta!"
Non obbiettai in fondo non volevo cadere per terra e sbucciarmi qualche ginocchio.
Ci mancava solo questa..
Presi le chiavi dalla borsa e aprì la porta. Entrai e venni seguita da Frank che chiuse la porta alle sue spalle. Entrai in salotto e visti Marco concentrato con il suo pc appena mi viste spalancò gli occhi e corse subito da me.
"Che cosa è successo?" mi mise una mano sulla spalla e l'altra sul mento per osservarmi meglio.
Restai in silenzio alla sua risposta, mi piaceva tantissimo quando mi guardava in quel modo preoccupante mi faceva sentire protetta.
"Cosa ti ha fatto quel bastardo?" ringhiò.
"Non le ho fatto niente" ringhiò Frank a sua volta dietro di me che gli lanciò un'occhiataccia Marco "allora cosa è successo?"
"È meglio che prima fai riposare a Sara visto che è pure svenuta!"
Lanciai un occhiataccia a Frank per aver parlato troppo.
"Cosa sei pure svenuta?" leggevo nei suoi occhi la sua preoccupazione.
"Si, vabbe dai ora sto bene!"
Mi tirò fino al divano e mi fece sedere accanto a lui e Frank si sedette nella poltrona di fronte a me. Si lanciarono un occhiataccia di fuoco tutte e due. "Racconta!"

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 11, 2015 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Ho voglia di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora