Cap 8

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Quella notte solo una persona poteva rimanere nella stanza e io desideravo che restasse Samu per passare più tempo possibile con lui. Verso sera passò il medico " Ti opereremo domattina. Ti anestetizzeremo qui in camera e poi procederemo con l'intervento" "D'accordo". Il medico uscì e io rimasi sola con il mio ragazzo. "Andrà tutto bene vedrai" "Lo spero tanto". Sospirai e mi addormentai fra le sue braccia.
La mattina dopo mi svegliai che i medici stavano entrando nella stanza, mentre Samuele stava uscendo. "Pronta?" Annuii. Mi cambiarono la bombola d'ossigeno con una di anestetico. Piano piano le palpebre cominciarono a farsi pesanti e mi addormentai in pochi minuti. Fui tormentata da immagini della mia morte, del funerale. Continuavo a vedere le facce della mia famiglia, dei miei amici, del mio ragazzo distrutte. Ero nel panico e non sapevo cosa fare, poi provai a chiudere gli occhi e a rilassarmi. Inspira, espira. Andai avanti così finché non mi fui calmata del tutto. Mentre ero ancora concentrata a rilassarmi udii delle voci ovattate. Ero circondata dal rumore e un cigolio strano affermava che qualcosa si stava muovendo. Ad un tratto sentii qualcuno afferarmi la mano e stringerla forte. Un'altra andò a spostare i capelli presenti sulla fronte e baciò delicatamente quest'ultima per rassicurarmi. Poi più niente. Silenzio, buio e pace. Ogni tanto sentivo delle porte aprirsi o chiudersi ma niente di più. Quando decisi di riaprite gli occhi mi ritrovai in un luogo alquanto insolito. Non ero in ospedale, bensì su un palco scenico ci il pavimento fatto di tante assi di legno. Davanti a me c'era il pubblico, figure scure da cui spuntavano i volto delle persone che amavo. Dietro si ergeva un grande telo nero con uno spiraglio di luce bianca che portava alle quinte della scena. Ad un tratto partì una dolce melodia, calma, tranquilla, quasi una ninna nanna. Insieme a questa apparve mia nonna paterna. Era morta due anni prima e io non ero riuscita a salutarla in tempo. Il rimorso mi stava divorando e cominciai a camminare verso di lei per salutarla. Lei mi tendeva la mano e intanto avanzava verso le quinte. Stavo quasi per raggiungerla quando mi giunsero alle orecchie le parole di una canzone che conoscevo bene.
Vorrei essere il raggio di sole che ogni giorno ti viene a svegliare per farti respirare e farti vivere di me. Vorrei essere la prima stella che ogni sera tu vedi brillare perché così i tuoi occhi sanno che ti guardo e che sono sempre con te. Vorrei essere lo specchio che ti parla e che a ogni tua domanda ti risponda che al mondo tu sei sempre la più bella.
Il mio corpo si voltò lentamente verso il pubblico e mentre cominciavo a cantare anch'io, avanzai verso i volti della mia famiglia. Mi misi a correre verso le figure scure e saltai giù dal palco, facendo mi inghiottire dal buio e lasciandomi alle spalle la luce, la tranquillità, la pace e quel saluto che non ero riuscita a consegnare a una delle persone che più mi mancavano nella vita.

Dipendo da te ~ We stay together trilogy~ #Wattys 2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora