3 Quando i sogni abbattono i muri

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Quel pomeriggio decisi almeno di andare a vedere la partita di basket dei miei amici.
" Alex tu non giocherai vero?"
" non credo di essere ancora pronto allenatore, ne riparleremo per la prossima partita magari"
" sappi che queste sono solo le qualifiche, quando ritornerai saremo già per i veri e propri incontri"
" si lo so, grazie lo stesso allenatore"
Seguii con lo sguardo l'allenatore Tomson che dal mio posto a sedere in primi fila si dirigeva verso la squadra.

Dopo trenta secondi iniziò la partita.

Non riuscivo a rimanere lì, sembrava quasi di rivedere mia madre chemi incitava a palleggiare, a tirare un canestro. Non riuscivo. Stavo letteralmente scoppiando. Quindi uscii di corsa dalla palestra e mi diressi verso il corridoio.

Sentii una voce soave che cantava fra le note di una canzone mai sentita a mio parere. E poi un pianoforte. Era una melodia suonata perfettamente, mai nessuno alla Jackson era riuscito a suonare con tanta abilità, quindi decisi di entrare in anfiteatro. E lì la vidi: pallida dai capelli neri e mossi, che con quel vestito bianco si dilettava a suonare a occhi chiusi, come stesse sognando. Le sue dita scorrevano nei tasti come nuvole in cielo, con morbidezza e quasi mostrando un lato di delicatezza e fragilità.

" hmmhmm" cercai di farmi notare, ma come stamattina Evangeline non mi notò " hmmhmm " stavolta più forte
Cercai di percorrere quello spazio di corridoio all'interno dell'anfiteatro che ci separava, salii le scale del palco e mi ritrovai di fronte a lei. Continuava a non guardarmi. Ma ripeteva con costanza gruppi di note che poi trascriveva su un piccolo quaderno. Mi sporsi di più verso di lei. Lei si girò di scatto e salto sulla sedia per lo spavento
" oh mi dispiace, so che non dovrei suonare ma era veramente irresistibile questo pianoforte " disse ridendo.
" tranquilla stavo ascoltando, anzi perdonami per averti spaventata"
"Fa nulla veramente "
Si sistemò sulla sedia e continuò a guardarmi...
"Io sono Alex piacere"
"Evangeline "
"Suoni veramente bene, hai mai preso in considerazione l'idea di andare alla Juiliard? "
"Ovvio che l'ho pensato... Ma non potrei mai andare"
" sei talmente brava che ti prenderebbero subito Evangeline"
" chiamami Eva, ho un nome piuttosto lungo"
" ok, Eva "
" comunque non posso entrare alla Juiliard per problemi personali, ma sarebbe veramente un mio sogno, suono da quando avevo 4 anni"
" nulla ti deve fermare Eva, quest'anno è l 'ultimo e solo il prossimo semestre puoi fare i test di ammissione"
" se ti dessi un buon motivo tu la smetteresti?" Mi disse ridendo..
" si.. Ma occhio deve essere più che valido" risposi sorridendo
" beh io ... Sono sorda"

Evangeline sorda? Come riusciva a suonare allora?
" sei sorda? E come riesci a suonare allora?!"
" non sono nata sorda, ci sono diventata dopo un brutto incidente, quindi ricordo i suoni di ogni tasto, e scommetto ti starai chiedendo pure come riesco a capirti, vero?- rise- io riesco a leggere il labiale"
" Ah" dissi sorpreso
" sei molto simpatico Alex"
" è una mia capacità lo so"
" qui nessuno mi parla, nel senso... So di essere sorda e che non sentirei se mi avessero chiamata , ma da stamattina neppure una ragazza mi rivolge parola"
" tranquilla Eva, qui tutte si sentono superiori, anzi non sono sorpreso"
" tu allora perché mi parli?"
" ci devono essere pure le eccezioni al mondo no?"
Scoppiammo tutti e due in risate

Ascoltando l impossibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora