15. Segreteria telefonica

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Era il primo giorno di scuola per Eva... I miei corsi alla Columbia sarebbero iniziati dopo due giorni , ed Eva tremava . A guardarla sembrava una rosa, quel mattino profumava di un odore che ormai era quello di casa e io sempre più innamorato fissavo quel viso pallido mettersi il giubbotto e correre da me per entrare in macchina. Da noi e la Juliard non c'era troppa strada dopotutto e quando fummo arrivati mi sentivo come mia madre al mio primo giorno di scuola, così premurosa e attenta, io però mi sentivo teso, avevo paura che magari Eva avrebbe trovato dei problemi e nell'accompagnarla in aula magna iniziai pure io a mordermi le unghie. Quel posto era veramente gigantesco! Arrivati in aula magna c'erano almeno una centinaia di musicisti intenti a ripassare poiché come anche Eva sapeva solo la metà avrebbe potuto passare la prima prova... Dopodiché la seconda prova avrebbe ulteriormente spezzato i sogni dell'altra metà...
Quand'ecco che sento chiamare Eva a esibirsi e lì mi persi un po nella scena... Quella musica rilassante... Quei grandi drappi rossi che incoronavano il viso di un angelo, il mio. Vidi due uomini e una donna alla giuria... La donna , sulla cinquantina , teneva gli occhiali sul naso e fissava il foglio davanti a se, noncurante di guardare Eva bensì si ascoltare la melodia , un uomo sulla sessantina, con capelli grigi e atteggiamento decisamente molto altezzoso, e poi un ragazzo più giovane , sulla trentina, che guardava attento Eva. Alla fine dell'esecuzione Eva scese dal palco e vidi quel professore giovane venirle incontro e dirle qualcosa. Poi venne da me ...
"Sarà un tuo professore?"
"Chi? "
"Quello che è venuto da te!"
"Ah !! È il professore Knight , è... Simpatico, sembra?"
"Che ha detto?"
"Che sono stata molto più brava di tutte le altre ragazze e lì si è notato perché la professoressa Stevens non si è addormentato " disse ridendo.
"Ah"
"Sei per caso geloso Alex?"
"Tu che dici."
"Ehi ..tu sei il mio unico amore"
E poi davanti a tutti si avvicinò a mi diede un bacio.
"Ora ho bisogno di una pizza!"
Ci dirigemmo a mangiare una pizza in un ristorante italiano , di quelli con le insegne con su scritto " Le pizze napoletane nessuno le supera" e dopo esserci persi in chiacchiere e aver camminato gridando a squarciagola "So live a life you will remember" ritornammo a casa di sera tardi ,e solo allora mi resi conto di essere veramente fortunato. Era inutile essere gelosi.
Ci sdraiammo sul letto, il chiarore lunare metteva in risalto la bellezza di Eva, unica nel suo genere.

"Eva...? Sei ancora sveglia?" Nulla... Si sarà addormentata... Ah no vero... È sorda...
La guardo negli occhi... Sono aperti.
"Ehi Evangeline... Sei sveglia?"
Aveva letto il labiale..
"Si amore"
Amore? Non mi aveva mai chiamato amore. Si era stretta a me e mi guardava, anche cercando di staccarla non la avrei mai allontanata..
"Amore?"
"Si amore... I miei si chiamano così... Amore ,tesoro, dolcezza"
"Io voglio chiamarti in qualche altro modo"
A questo punto si era messa a cavalcioni su di me e continuava a guardarmi.
"In che modo?"
"Polpetta... Anzi polpy!"
"Polpy? " disse ridendo a crepapelle "perché proprio questo nomignolo?"
"Polpetta! Il polpo è un animale che si attacca con i tentacoli... E tu quando mi abbracci non ti stacchi più "
"Ah sì?"
"Non è brutto... Anzi mi piace"
"Hmm... Capito" disse con l'aria da offesa
"Eva... Ti amo"
Così si avvicinò e mi baciò e poi mi sussurrò all'orecchio
"Tu sei l'unica cosa che importa... Il centro della mia galassia"
La guardai con aria sospettosa
"Leggo pure io libri e poesie sai? La mia cultura non si ferma alle sette note del pianoforte "
•••
Eva si era addormentata... Quando dormiva era un angelo... Io però stavo male, ero agitato, così decisi di fare ciò che facevo quando ero agitato .

Vedete quando mia madre morì, io e mio padre mettemmo da parte il cellulare così quando mi sarei sentito solo, avrei potuto chiamarla... La chiamavo sempre io, solo che ogni volta scattava la segreteria telefonica ,perciò attendevo che finalmente li avrebbe ascoltati i miei messaggi. Attendevo quel momento...
"Ehi mamma... Sai mi manchi... Io ed Eva stiamo benissimo ma manca la madre a cui confidare tutto, a cui raccontare la gelosia che provo verso di Eva ... La madre a cui dire che sono stato ammesso alla Columbia ... Che potrò diventare giornalista o chissà... Redattore. Mi manca quell'amica a cui raccontare le bizzarrie che mi passano per la testa, e questa voglia, questa voglia di avere Eva mia. Ma ormai guardandola sembra che vada oltre la semplice voglia spirituale... Chissà cosa succederà... Voglio sentirmi gridare contro che devo mettere il cappello quando esco, o di non mangiare troppa Nutella se no rischio l'intolleranza... Ti voglio bene mamma, e te ne ho sempre voluto"

Ascoltando l impossibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora