Hermione, un anno dopo

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È passato un anno dalla battaglia di Hogwarts, da tutto quel dolore, dalla perdita di persone speciali. Quando Voldemort è stato sconfitto mi sono trasferita per un po' alla Tana, sicuramente passare del tempo tutti insieme avrebbe aiutato la famiglia Weasley a superare la morte di Fred, ormai io e Ron eravamo fidanzati e io cercavo sempre di tirargli su il morale. Ginny e Harry si erano trasferiti quasi subito in un paesino nei pressi di Londra, erano felici insieme e lo sono tutt'ora, tra tre mesi si sposeranno e io sarò una fiera damigella d'onore. Dopo circa tre mesi il mio ormai fidanzato mi propose di andare a vivere anche noi insieme a Londra dicendo che aveva già comprato con i suoi risparmi un appartamento, come potevo dirgli di no, ero davvero elettrizzata all'idea di avere una casa tutta nostra. È un'abitazione molto carina, non è grandissima ma ha comunque due piani, il salotto è accogliente con due morbidi divani, due poltrone e un caminetto, la cucina non è molto grande ma è efficiente e dai colori vivaci, la sala da pranzo è decisamente meravigliosa, con un tavolo di legno molto lungo e un lampadario prezioso, al piano di sopra ci sono la nostra camera e il bagno, e io ero felice di vedere come Ron si era impegnato a rendere quel luogo degno del nostro amore.
Vivevamo bene insieme, certo a volte litigavamo come ogni normale coppia, ma facevamo subito pace. Le manifestazioni d'affetto non mancavano mai e ormai niente avrebbe potuto impedirci di vivere quei giorni bellissimi, nessun nemico, nessun pericolo, era tutto così perfetto... Forse troppo perfetto. Infatti, dopo tre mesi di convivenza, una sera tornai a casa prima dal lavoro per fare una sorpresa a Ron, appena entrata di lui non c'era l'ombra, salii le scale e spalancata la porta della nostra camera a momenti non mi venne un infarto: erano lì, sul nostro letto, sul testimone delle nostre notti passionali, a fare sesso. Le due persone in questione erano il mio fidanzato e, come se l'universo avesse deciso di tormentarmi la vita, quell'oca giuliva di Lavanda Brown. Ron cercò di calmarmi, di scusarsi, di inventarsi una qualsiasi cazzata che potesse spiegare il perché di quella scena che mai avrei voluto vedere nella vita. Ma io non mi calmai, iniziai a insultarlo, a tirargli pugni, sberle, calci e a lanciargli qualsiasi oggetto mi capitasse per le mani. La sgualdrina ci guardava sconvolta, finché quel deficiente decise di andarsene con lei: ormai aveva capito che io non lo avrei mai perdonato, anche se nel profondo desideravo ardentemente che lui fosse più testardo, che non si arrendesse subito, ma purtroppo varcò la soglia della nostra porta di casa, dicendo che potevo restare nell'appartamento e che lui si sarebbe cercato un'altra casa. Stavo male, maledettamente male, mi sentivo tradita, usata e in colpa, perché nonostante tutto provavo ancora qualcosa per quell'idiota. Stetti per un mese dai miei genitori (sì, gli avevo fatto recuperare la memoria), non riuscivo a stare in quella casa, simbolo del nostro amore incondizionato, o forse solo del mio di amore. Dopo la mia separazione con Ron, Ginny e Harry cercarono in ogni modo di farmi star meglio, si assicuravano di non avere mai in casa lui quando c'ero io, e grazie al supporto delle persone che amo ho superato tutto il dolore, non provo più niente per Ronald, mi è indifferente, e quella casa è semplicemente la mia casa.
Lavoro come Auror al ministero da ormai 6 mesi, sono specializzata in omicidi, e questa mattina mi sto dirigendo al lavoro dominata da un'estrema curiosità: il mio partner è stato spostato nella squadra specializzata in uso errato della magia nei minorenni, e oggi conoscerò il mio nuovo collega, o la mia nuova collega. Spero che sia gentile e simpatico, dovrò passarci insieme parecchio tempo ogni giorno, senza contare che a volte potremmo anche andare insieme all'estero se le indagini ci portassero fuori dall'Inghilterra.
Mi dirigo in ascensore e guardo come sono vestita, la prima impressione con una nuova persona è sempre importante, oggi indosso un vestito nero a maniche corte che arriva fino alle ginocchia, le calze sono rigorosamente nere, come le scarpe con il tacco, sono coperta da un impermeabile grigio e ho i capelli raccolti in una treccia. Facendo uno strappo alla regola mi sono truccata, ho passato un po' di fard sul viso, mi sono messa eye-liner e mascara e sulle labbra un rossetto leggero. Quando l'ascensore si apre vado subito verso i miei colleghi, Kevin e Lucy, il primo lo conosco da quando sono arrivata, è un uomo di circa trent'anni, dagli occhi azzurri e i capelli castano chiaro, è molto carino e simpatico, lo scorso ottobre si è sposato e ora aspetta un figlio insieme a sua moglie. La sua partner è arrivata tre mesi fa ed è una ragazza di venticinque anni di colore, anche lei è molto bella ed è la fidanzata del mio ex partner.
"Dov'è il novellino?" Chiedo io curiosa "È nel tuo ufficio, anche se non lo definirei proprio un novellino... Sai viene dalla squadra specializzata nella ricerca dei mangiamorte, è uno tosto" mi dice Kevin "Ed è decisamente molto carino" sorride ammiccante Lucy, io dopo essere arrossita le rispondo "Lucy, smettila con la storia che devi trovarmi un ragazzo, so benissimo cavarmela da sola, grazie dell'informazione Kevin, ora se non vi dispiace vado a trovare il mio nuovo partner" sorrido ad entrambi correndo verso il mio ufficio. Devo ammettere che il commento di Lucy non mi è rimasto indifferente, speriamo che magari sia quello giusto, mi sono un po' stancata di stare da sola dopo così tanti mesi... Aperta la porta il mondo mi crolla addosso.

Together until the endDove le storie prendono vita. Scoprilo ora