Capitolo 1

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Era il compleanno della mia migliore amica Martina. Aveva organizzato la festa in un luogo fantastico ma era un po' difficile arrivarci  dato che era molto isolato.
Per l' occasione avevo indossato:una minigonna di jeans, una maglietta bianca con un piccolo scollo e avevi   messo le mie amate all star bianche. Stava andando tutto perfettamente a quella festa, mi stavo divertendo, quando sentii qualcuno prendermi per il polso, trascinandomi via dalla meravigliosa festa. Mi portò in una stradina abbandonata, mi  fece sbattere la schiena contro un muro di mattoni, sentivo il suo alito che puzzava di alcool. iniziò a picchiarmi. Mi tirò calci, pugni fin quando non caddi a terra senza forze;soddisfatto sputò a terra e scappò via lasciandomi sul  gelido asfalto. Non avevo mai visto quel ragazzo prima d'ora, e sperai di non doverlo rivedere mai più.                                                                         
Sentì la sveglia suonare, mi svegliai dal mio brutto sogno, lo stesso  che facevo tutte le notti da quando era successo. Non era passata notte senza rivedere quelle scene vivide nella mia mente.                                    
Erano le 7:30, avevo  dormito poco come al solito,oggi però non mi importava, era  il mio primo giorno di college, in realtà dovevo ancora arrivarci, ma per me era come se fossi già li. Mi alzai, mi feci una doccia, mi misi l'uniforme e scesi a fare colazione.
'Giorno' dissi sorridendo e ricevetti un mezzo sorriso da parte di mia madre come risposta.
Dopo aver mangiato tornai in camera mia per truccarmi: mi fisi del fondotinta per coprire le occhiaie ,del mascara, dell'ombretto e del lucidalabbra.
Finì di pettinarmi e mi guardai allo specchi: non ero esattamente come tutte le ragazze che vedevo nella mai scuola  io ero  più bassa e decisamente più grassa rispetto a quelle ''modelle'' che giravano per la scuola non ero bionda come la maggior parte delle ragazze, avevo dei capelli di un castano chiaro che a ma facevano schifo e degli insulsi occhi marroni.
Dopo essermi data un ultima occhiata per verificare se tutto era apposto, salii in macchina dove erano state caricate precedentemente le valigie,e partimmo alla volta del college!
Dopo quasi due ore di macchina, arrivammo davanti ad un imponente struttura circondata da una gigantesca macchia verde, quella che sarebbe stata per i prossimi anni la mia casa. Salutai  mia madre e scaricai le valigie. Ora mi trovavo nella grande macchia verde, trascinai le valigie per tutto il cortile e alla fine entrai nella scuola.
Era enorme,ancora più grande di come sembrava dall' esterno, andai  in segreteria per prendere le chiavi della mia stanza.
Mi avvicinai ad una donna seduta dietro un bancone che, con aria annoiata, mi chiese le informazioni. Tutto d' un fiato dissi 'Cristal Steward, "e forse alzai un po' troppo il tono della voce perchè alcune persone si girarono verso di me.                            
'Ecco qua le tue chiavi, la tua camera è la numero 11, si trova al  secondo piano.' disse la donna. Entrai in camera, per prima cosa buttai le valigie per terra, poi aprì le finestre, dopodichè presi il giornale ,mi sedetti sul davanzale e iniziai a leggere. ''...sedicenne si suicida..'' e pensai 'tra un po' lo farò anche io'.

Erano circa le 7:00 di mattina quando mi svegliai. Feci colazione, indossai l' uniforme e presi i libri per le lezioni. Mi stavo dirigendo verso la classe di storia , quando mi scontrai con un ragazzo che, arrabbiato, mi guardò e mi buttò in modo aggressivo per terra. Mi iniziò a insultare fin quando non suonò la campanella e se ne andò; raccolsi  i miei libri da terra ,mi rialzai e mi diressi verso la mia classe.                                                                   
La lezione di storia, fu molto noiosa ma passò in fretta. Stavo ritornando in camera, quando vidi un ammasso di ragazze circondare il ragazzo che mi aveva insultata, ma non capivo il motivo di quelle attenzioni.                                                                                     
Mi avvicinai e chiesi ad una ragazza chi era quello. 'lui?!? come fai a non conoscerlo?.. è il più figo della scuola...è James Maslow. Ora è nel nostro anno!' disse eccitata, rimasi a guardarla per qualche secondo, poi distolsi lo sguardo dal branco di galline che sbavavano per un pallone gonfiato.
Mi allontanai Andai in camera, mi buttai su letto e ripensai ad James: pensavo che  cambiando  scuola non avrei più incontrato bulli, invece  mi sbagliavo...  mi misi a piangere, andai in bagno per sciacquarmi la faccia ma quando vidi una lametta, la presi, e feci un taglio molto profondo sul mio polso; vidi il sangue scorrere, mi sentivo libera. Feci una doccia per rilassarmi e ascoltai ''be alright'' di Justin Bieber e mi misi a cantarla. Amavo tantissimo cantare e per fortuna a scuola c'era anche un corso.
Finita la canzone decisi di andare a prendere un po' d'aria. Passeggiando per il college, sentì delle ragazze ridere e una di loro mi indicava... corsi via. Guardai l'orologio, era già ora di cena, anche se non avevo tanta  fame ma andai comunque a mangiare.
Finito il pasto tornai in camera mia e mi misi a dormire. Volevo addormentarmi subito per non pensare a James e a quella ragazza che mi indicava nel cortile invece li sognai tutta notte e così la mattina dopo ero distrutta. Non volevo andare a lezione ma fortunatamente avevo canto. Arrivata in classe scoprì che mancava il professore e venne a farci supplenza quello di nuoto. Non avevo nessuna intenzione di andare in piscina! Dopo la presentazione collettiva scoprì che nel mio corso c'era James:un motivo in più per non andare.Andai dalla professoressa per chiedere il consenso di non fare nuoto inventandomi un mal di pancia. Mi sedetti sulla panchina e guardai i miei compagni nuotare, quando mi si avvicinò una ragazza, si sedette di fianco a me e mi sussurrò 'hai visto James in costume?!' è appena iniziata la scuola e non ne posso già più di questo James. Durante l'ora successiva, quella di matematica, proprio mentre stava suonando la campanella dell'intervallo,  una ragazza molto gentile mi spiegò un esercizio che non avevo capito. Era poco più alta di me, aveva i capelli neri e gli occhi azzurri e molto simpatica, diventammo subito amiche. La sera chiamai mia madre per dirle che andava tutto bene e le raccontai di Sophia, la ragazza con cui avevo fatto amicizia. Appena chiusa la telefonata sentì qualcuno bussare: era Sophia, sicuramente vestita per non andare a dormire,
non mi diede neanche il tempo di parlare che disse 'dai vestiti! Stasera andiamo in discoteca, Ci divertiremo!!!!'

BuonanotteKatyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora