Capitolo 4.

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Arrivate a casa, facemmo cena davanti alla tv guardando una replica di 'Modern Family'.

Mia madre aveva provato ad indagare su Michael, ma chiusi subito il discorso dicendole che non era nulla di importante.

Andai a letto presto: stare fuori tutto il giorno mi aveva stancata.

La mattina mi alzai e come prima cosa afferrai il telefono per controllare se ci fossero messaggi o chiamate.

Nulla.

Non mi aspettavo una risposta da Cass, ma nel mio cuore, c'era sempre quella speranza.

Mi strofinai gli occhi e uscii dal letto.

Andai in cucina a prendere un bicchiere di spremuta e girovagai per la casa in cerca di mia madre, ma non la trovai né in sala né in camera sua.

La casa era in un silenzio assordante. I miei piedi scalzi sul pavimento freddo, il bicchiere mezzo pieno nella mia mano destra. Ero in una situazione comune, ma mi sentivo fuori posto.

La voragine nel mio petto si stava facendo spazio per risucchiare tutto.

Dalla porta entrò mia madre con uno scatolone in mano.

E per il momento ero salva dalla voragine.

'Ciao tesoro! Dormito bene?'

Chiuse la porta con un movimento fluido dei fianchi ed entrò del tutto nella sala posando lo scatolone sul divano.

'Si, grazie. Cos'è?'

Indicai con la testa la scatola chiusa.

'Non lo so. Ha bussato un fattorino e me l'ha lasciata in giardino'

Aprì il pacco pieno di imballaggio, e ne estrasse un albero della vita in cristallo.

Sapevo benissimo da dove provenisse e a quel punto sapevo anche chi fosse il mittente.

'Te lo sei fatto mandare tu?'

Mia madre era pietrificata ad osservare quel regalo di matrimonio che ha sempre amato.

'Mamma'

La richiamai col l'intento di distoglierla dal suo sogno ad occhi aperti.

Mi guardò per un secondo e poi sorrise.

'Si, ci tenevo ad averlo, non voglio vada perso'

Potevo fingere di non vedere gli occhi lucidi di mia madre, concentrandomi sul sorriso che avrebbe voluto poter coprire tutto il male che la sommergeva ogni volta che il ricordo di mio padre le bussava alle porte della mente. Ma non potevo, era mia madre. Ed era a pezzi.

'Vai a prepararti. Verrà Zio David a pranzo'

La voce era carica di emozioni distinte e non potei evitare di stringere il bicchiere che avevo in mano.

Con ancora la statua in mano si diresse oltre la sala e la cucina, senza voltarsi o aggiungere altro.

Finii quel che rimaneva del succo e andai a sciacquare il bicchiere.

Non ricordavo che lo zio sarebbe venuto oggi, ma ne ero felice. Magari lui, più di me, sarebbe stato in grado di risollevare l'umore della mamma.

Stavo per entrare in bagno a farmi una doccia, quando dalla porta socchiusa della stanza di mia madre provenne un singhiozzo.

Mi avvicinai il più silenziosamente possibile e guardai dallo spazio millimetrale della porta mal chiusa. Mia madre seduta sul letto rifatto con ancora la statua in una mano e il telefono nell'altra.

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