Stuck on the puzzle.

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"The question is... Are you mine, Paris?"

Un rapido sguardo lanciato al fianco del palco dove io, bicchiere di birra tra le mani e occhiali da sole nonostante siano quasi le undici di sera, nascondo un sorrisetto malizioso e annuisco. Sono tua, Alex Turner.

Il pubblico in delirio (mi sembra di sentire le ragazze sospirare sognanti) accompagna ogni singola nota di questa ultima canzone, mentre la chitarra di Alex si avvia verso il termine di una performance difficile da dimenticare. Appena tra le date è spuntata Parigi, mi sono aggiunta alla band per tornare nella mia seconda patria, quella che ha dato i natali a mia mamma e che mi ha sempre accettata a braccia aperte.

L'ultimo assolo, le luci che impazzite illuminano le mani al cielo del pubblico, tantissimi puntini che urlano e cantano. Il mio corpo vibra al ritmo della batteria di Matt e mi lascio coinvolgere da Breana in un balletto poco sobrio nel salutare il Rock en Seine.

Ringrazia la folla, manda baci, toglie la chitarra appoggiandola dietro di sé e deciso procede verso di noi, voltandosi una sola volta a congedarsi con la mano alzata. I miei occhi seguono il suo volto che si avvicina sempre più rapidamente, piombandomi davanti. Le sue dita si intrecciano alle mie intorno al bicchiere, sciogliendolo dalla mia presa. Lo porta alle labbra, rosa e vivide, deglutisce un sorso abbondante e nel lasciarmelo, la mano circonda la mia mandibola attirandomi a sé, posando un bacio umido sulla mia bocca socchiusa.

"Ci aspetta un party."

Annuisco, inebriata dalle sue labbra, dalle sue mani calde, dai capelli che gli ricadono sulla fronte. Seguo Breana, mentre i ragazzi vanno a fare una doccia e a prepararsi per l'after party e, salendo su una limousine, ci allontaniamo dal luogo del concerto dirette verso il locale in cui gli Arctic Monkeys, anche questa sera, festeggeranno il loro successo.

"Oh, God!" esclama sistemandosi il vestitino blu notte e dondolando per trovare la giusta sistemazione sul sedile in pelle "Sono così felice di vedere te e Alex.. Così!"

"Così come?" aggrotto le sopracciglia, osservando dal finestrino un'interminabile fila di macchine in coda per uscire dai parcheggi. Mi ha sempre affascinato vedere il dopo dei concerti. Il palco che viene smontato, gli strumenti riposti, i fan che abbandonano i loro posti, gli irriducibili che rimangono attaccati alla transenna. Come se la polvere di quella magia che hanno vissuto potesse ancora macchiare loro le dita e non andarsene. Non adesso. Ancora un po'.

"Così... Belli!" rafforza il concetto battendo con due brevi scatti le mani, eccitata come una bimba.

"Non siamo belli. Non stiamo insieme. Non... No, Breana." scuoto la testa.

"Quindi quel bacio stasera..."

"Era un bacio di fine concerto. Da amici."

"Smettila di dire stronzate. Siete tutto tranne che amici, voi due." dichiara chiuso il discorso con un movimento della mano a sferzare l'aria, il brillante che Matt le ha regalato per il fidanzamento luccica impertinente incontrando un raggio bianco proveniente da un lampione all'esterno.

Ora fuori dal finestrino i contorni scuri si avvicendano a ombre lunghe, aloni di luce, tripudi di colori al neon. C'est Paris. E i miei più cari amici sono qui con me, dopo tutti questi anni, quando all'inizio della nostra conoscenza, al liceo, il fatto che mia mamma fosse francese attirava sempre l'attenzione dei miei compagni di classe, come se fossi il risultato di un pezzo di Inghilterra e un luogo lontano e raffinato.

Costeggiando la Senna su Avenue de Versaille giungiamo al club designato, a soli dieci minuti da "casa mia". I miei genitori, mancando di tempismo, ora sono in vacanza in Italia e io so che sicuramente andrò a rintanarmi nella mia camera vista Tour Eiffel per ritrovare l'ispirazione.

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