Passarono settimane dopo lo spiacevole incontro con il Serpeverde Malik, ed Emilie era terrorizzata all'idea di essere aggredita di nuovo, tanto da costringerla al non volere più uscire dalla sala comune senza qualcuno. Non aveva detto a nessuno di quello che era successo, e continuava a non parlarne, soprattutto con Louis. Anche perché sapeva che se avrebbe detto a qualcuno del gruppo quello che aveva passato varie settimane prima, avrebbero spifferato tutto al fratello.
Era l'unica cosa che detestava di quel gruppo, erano tutti uniti certamente, ma l'idea di non poter dire qualcosa a qualcuno se sapeva che poi in poco tempo l'avrebbero saputo tutti, la obbligava a starsene zitta.
Ma ormai era passato un mese, ed ogni volta che il trio dei Serpeventi faceva capolino nel suo raggio visivo, sembrava una giornata qualunque.
'«Guardati alle spalle.»', quella frase continuava a fare comunque eco nella sua testa, ed ogni giorno che passava Emilie si faceva sempre la stessa domanda, ovvero :'cosa intendeva, mi avrebbe quindi attaccata?'
Eppure era passato un mese, e sembrava non esserci traccia di un qualche gesto che poteva farle capire che sarebbe stata nuovamente aggredita.
Alla fine Emilie non ci diede più tantissimo peso, non come i primi giorni almeno. Era fermamente convinta che quella di Malik fosse solo una frase da metterla paura in quel momento. E ci era riuscito perfettamente, magari voleva soltanto spingere la sua paura ad un livello che neanche lei si sarebbe aspettata di avere.
Magari era semplicemente arrivato il momento di rilassarsi, pensò semplicemente, e la festa di Halloween che si teneva quella stessa sera sembrava un'ottima opportunità per farlo.
«Dovrai assolutamente essere presente, sarà una festa memorabile!» le diceva Charlotte; mentre parlavano andavano sempre a discutere di quell'argomento; della festa di Halloween che si sarebbe tenuta alla fine del mese. Charlotte aveva sempre partecipato a quella festa, e sembrava ogni volta sempre più esaltata. Si era anche accorta ultimamente che Emilie era piuttosto distratta, nonostante non glielo dicesse direttamente, se n'era accorta. Sembrava ci fosse qualcosa che la innervosiva in qualsiasi cosa faceva, in qualunque posto andava, così cercava di inventare tutte le scuse plausibili ed usabili che le venivano a mente pur di farla passare una giornata diversa. Le sarebbe certamente servito.
Così quella stessa sera, Harry, Louis, Liam, Niall, Charlotte ed Emilie si erano raggruppati per raggiungere la Sala grande dove si teneva la festa, discutendo del più e del meno.
Gli schiamazzi degli studenti si sentiva chiaramente anche dal piano superiore del castello, e quest'ultimo così come gli altri era perfettamente decorato in modo da farlo sembrare molto più spettrale.
Ad Emilie non piaceva la festa di Halloween, al contrario dei suoi cotanei. Forse era per questo che non si era mai accorta dei cambiamenti che la scuola assumeva. Ma era felice in compenso, stare in compagnia dei ragazzi e della sua migliore amica la rallegrava.
«Gaza ha fatto proprio un bel lavoro. Si é superato.» Louis concentró la propria attenzione sull'ingresso della Sala grande; ai lati dell'enorme porta c'erano delle grosse ed gigantesche zucche arancioni, con dei buchi perfettamente scavati che avevano la forma di due triangoli nella parte superiore, un altro più piccolo situato al centro, ed un'altra forma che rappresentava la bocca, mentre delle luci erano poste al loro interno.
Non solo il buio del castello stava facendo impressionare i ragazzi, in particolare Emilie, ma anche i fantasmi si erano messi d'accordo; fluttuavano per i corridoi e continuavano a lamentarsi, trascinando le loro pesanti catene che facevano un bruttissimo rumore da far accapponare la pelle insomma.
I ragazzi stavano per entrare in Sala grande, ed Emilie poté vedere soltanto appena le candele luminose che volteggiavano fino al soffitto e che ruotavano attorno a delle zucche identiche a quelle poste fuori l'ingresso, soltanto molto più piccole, di dimensioni normali più che altro, che vennero bloccati dalla Mc Granitt, la professoressa di Trasfigurazione che Emilie adorava, al contrario di Louis che cercó di evitarla nascondendosi dietro la figura alta e slanciata quanto lui di Liam, sapendo che i suoi voti erano pessimi in quel periodo.
Era bellissima nonostante la sua età, pensó Emilie non appena la vide; quella professoressa la affascinava più degli altri.
«Signorina Tomlinson!» richiamó lei stessa la sua attenzione, tenendo le mani strette lungo la sua vita che venivano coperte dalle lunghe maniche del suo abito.
Emilie si accorse della strana voce che aveva, ma non ci diede peso, pensando invece a risponderla.
«Professoressa.» disse semplicemente, con un piccolo e dolce sorriso in viso.
«Devo chiederti un favore...» le disse lei, guardando gli altri con la coda dell'occhio e con un gesto veloce delle mani fece capire che non li voleva nella loro conversazione. «...voi potete anche andare.» continuó, notando che nonostante il suo gesto continuavano a restare lì, con lo sguardo fisso sulle due che fece confondere più che altro Louis.
Perché stava chiedendo proprio a lei di farle un favore? Pensó Louis, iniziando ad allontanarsi.
«Perché Emilie e non qualcun altro, tipo io?» chiese ai ragazzi, facendoli ridere, mentre lui li guardava seccato. Era una domanda seria, la sua!
«Assolutamente no, stupido..» mormoró sottovoce la professoressa vedendolo allontanarsi, facendo insospettire la ragazza ancora dietro di lei. Poi ritornó a guardarla, una volta essere sicura che nessuno le avrebbe sentite, ma erano perfettamente posizionate all'ingresso, catturando parecchie attenzioni.
«Come ti stavo dicendo, ho bisogno di un favore.» ripeté lei, con la schiena leggermente inclinata verso la ragazza, e una volta che la vide annuire proseguì. «Ho bisogno che tu vada nei sotterranei, a prendermi una cosa. É un libro, e si trova nella stanza Supplicium, non devi assolutamente aprirlo. É davvero, molto, molto importante Emilie, non voglio assolutamente che tu lo apra.» le disse con un'espressione seria in viso, e per un attimo sembró puntare lo sguardo nella Sala grande, come se stesse cercando qualcosa.
Emilie restó letteralmente confusa da quella richiesta, ma la sua attenzione venne catturata praticamente da un altro dettaglio.
«Non l'ha mai fatto..» sussurró tra se e se, e la professoressa la guardó confusa peggio di lei. «Non mi ha mai chiamata per nome.» le fece notare, assotigliando gli occhi e facendole aprire varie volte le labbra secche, forse perché voleva dire qualcosa, ma non uscì nulla.
Emilie restó sorpresa anche da quello che vide. I suoi capelli stavano iniziando a scendere dal suo cappello nero a punta, acquisendo un colorito diversissimo dal suo. Stavano diventando tendenti al rosa, tipo lilla, mentre continuavano a scendere a boccoli. Restó meravigliata, e la Mc Granitt scuotè la testa in modo interrogativo, chiedendosi cosa stava pensando.
«Professoressa, i... i suoi capelli.» mormoró meravigliata, indicandoli con l'indice e facendo risvegliare la donna d'innanzi a lei che si raddrizzó subito con la schiena mentre con una mossa veloce cercó di raccogliere i suoi capelli per nasconderli.
«Portami il libro!» le ordinó, iniziando ad incamminarsi con un passo piuttosto veloce nel buio dei corridoi, sparendo in poco tempo dalla vista della giovane.
Scendere nei sotterranei la notte di Halloween non eccitava affatto la ragazza, che poi, perché avrebbe dovuto scegliere proprio lei? Pensó, scuotendo la testa ed iniziando ad incamminarsi verso i sotterranei. D'altronde, la Mc Granitt era la sua professoressa preferita, e fargli un piacere quell'unica volta che glielo chiedeva non le avrebbe fatto altro che onore.
Scese dunque determinata nei sotterranei, mettendoci molto meno tempo della prima volta ed avventrandosi sempre di più nell'oscurità di quel posto.
Tiró fuori la sua bacchetta quando ormai non riusciva a vedere più neanche le sue mani, sfilandola dalla manica destra della sua divisa e pronunciando ad alta voce: «Lumos!» In quel preciso istante, la punta della sua bacchetta si illuminó, creando un bagliore che le permetteva di guardarsi attorno, e mentre teneva la bacchetta alta con lo sguardo cercava la stanza che la professoressa le aveva indicato. Lesse molte targhe poste sulle ante delle porte, tutte erano scritte in latino, ma la stanza Supplicium non l'aveva ancora trovata.
Passarono pochi minuti, e finalmente il viso della ragazza si illuminó di un sorriso raggiante, non appena trovó la stanza. Era un sorriso di sollievo, anzi, non vedeva l'ora di tornare di sopra. Stare nei sotterranei la notte di Halloween creava un'atmosfera raccapricciante, anche per il pessimo odore che c'era, compresa l'umidità.
Aprì la porta di quella stanza, venendo travolta da un fortissimo odore di muffa. Fece una smorfia di disgusto, ma nonostante quell'odore orribile anche quello che le si presentó davanti la fece rabbrividire.
Supplicium, aveva già sentito quella parola, ma fino a quell'istante non ricordava minimamente di cosa si trattasse. Punizione.
La stanza era fredda ed umida, proprio come i corridoi dei sotterranei, ma c'erano anelli di ferro inchiodati alle pareti ed una vecchia scrivania che sembrava crollare da un momento all'altro.
La sua espressione era indecifrabile, e con le dita della mano libera si tappó il naso, entrando poi nella stanza per cercare di evitare almeno quell'odore disgustoso, cosa che ovviamente fallì.
Inizió a cercare d'appertutto, tra i comodini della scrivania pieni di ragnatele che dovette togliere con un gesto della mano; tra gli scaffali alti che non avevano nient'altro che delle boccette vuote; tra le mensole appese alle pareti, ma del libro non c'era assolutamente alcuna traccia.
Un'idea le baleó in mente, e sfiló la sua bacchetta pronunciando poi un «Accio libro!» con la voce tremante. Se ci fosse stato un libro in quella stanza sarebbe sbucato subito fuori di sicuro. Se ci fosse stato, per l'appunto. Emilie collegó subito la cosa. Perché la Mc Granitt avrebbe dovuto spedirla lì, pur sapendo che non c'era nessun libro? Poi sembró cadere dalle nuvole. L'aveva chiamata per nome e questo la Mc Granitt se fosse stata lei, non l'avrebbe mai fatto, neanche con la studente che la preferiva. Il suo sguardo che cadeva in direzione della lunga tavola dei Serpeverde, i capelli che si stavano colorando di rosa. Rosa. Perrie Edwards aveva i capelli rosa.
C'erano sotto i Serpeverde, non c'era dubbio.
Si diresse verso la porta con un espressione cruciale in viso, ma non abbastanza velocemente che l'immagine di Pix le si piazzó davanti, facendola gelare il sangue immediatamente per la paura, e per poco non tiró un urlo. Il poltergeist si scaglió subito dopo contro la porta, facendola chiudere con un pesantissimo tonfo che fece cadere della polvere dalle mensole lì vicino, mentre Emilie cercó di fermare la chiusura di quel portone, non riuscendoci e schiantandocisi contro, colpendola con un pugno pesante contro la sua superfice grigiastra. «Pix, no!» urló, tirando la porta verso di lei, sentendo la risata del fantasma allontanarsi mentre risaliva di sopra in un battito di ciglia.
Era completamente bloccata, non si smuoveva neanche di un centimetro.
Tiró così fuori la sua bacchetta, puntandola verso la porta e guardandola con determinazione, pronunciando con perfezione un «Alohomora!», ma il risultato continuava ad essere lo stesso. Non si apriva, sembrava stregata. Si appoggió infine contro la scrivania, dopo cinque minuti buoni che aveva passato a cercare altri incantesimi per aprire quella pesantissima porta, si rassegnó, maledicendo mentalmente i Serpeverde.Perché Louis non si domandava che fine avesse fatto? Continuava a chiedersi da ormai mezz'ora. Era ebbene sì passata una mezz'ora buona da quando era scomparsa, e neanche delle serpi non c'era traccia. Inoltre, quella era una delle tante stanze a cui era vietato accedere, se l'avessero scoperta..
Lo scricchiolio della porta catturó la sua attenzione, facendola rizzare in piedi e permettendo ad un briciolo di speranza di fare capolino dentro di lei. Ma si spense subito, quando l'immagine di Zayn dei Serpeverde le si piazzó davanti, facendola imbestalire.
«Tomlinson!» disse lui, fingendo di essere sorpreso ed avventrandosi nella stanza, facendo arretrare la ragazza che aveva di nuovo afferrato la sua bacchetta dopo averla puntata verso di lui con aria minacciosa.
«Non avvicinarti, Malik.» sputó acida, sentendo una folata di brividi avvolgerla completamente.
«Oh andiamo, non fare la scontrosa adesso, sono venuto ad accettarmi che stessi bene!» alzó l'angolo delle labbra in un sorrisetto che fece irritare la bionda ancora di più. «Non solo mi preoccupo per te, e tu mi minacci?» continuó, aprendo le braccia e lasciandole cadere lungo i fianchi.
«Ti conviene non farmi irritare.» lo ignoró lei, nonostante entrambi sapevano benissimo che non gli avrebbe fatto nulla, e le sue mani tremanti ne davano l'esatta conferma.
«Ohh, sono terrorizzato. Ma potrei dire la stessa cosa, ci tieni al tuo Aalan, giusto?» la stuzzicó, facendo un passo in più verso la ragazza.
Aalan? Cosa c'entrava Aalan? Emilie si corrugó, non capendo inizialmente cosa volesse dire. Strinse la presa sulla sua bacchetta, al pensiero delle manacce di Zayn sulla sua amata civetta.
«Cosa c'entra Aalan?» mormoró, quasi abbassando lo sguardo ed arretrando ancora, spostandosi poi di lato.
«Ho deciso di tenerlo io per un po, fa veramente compagnia quell'uccello, sai?» la stuzzicó, stringendo poi le mani dietro la sua schiena.
«Da quanto ce l'hai?! Ti conviene riportarmelo se non vuoi che...» cominció lei, venendo interrotta dal rumore dello schioccare la lingua al palato velocemente di Zayn che abbassó lo sguardo, quasi ridacchiando.
«Ti conviene non fare ricatti, biondina.» gli ricordó quasi severamente lui, facendole abbassare la bacchetta. Aveva ragione, lui aveva il coltello dalla parte del manico e lei non sapeva che fare. «Perfetto, bambolina. Te lo ridaró quando mi andrà. Adesso se vorresti scusarmi...» enfatizzó l'ultima parola, ripetendo l'ultima frase per ricordare ad Emilie che l'aveva detta lei l'ultima volta che si erano visti, con un sorrisetto in viso e facendo poi un piccolo passo indietro. «Ho una stupida festa che mi attende.» concluse, girandosi di lato per poi ritrovarsi Pix a pochi centimetri del suo viso che lo fece sobbalzare appena, ma si ricompose subito. «E grazie, Pix, sei stato perfetto.»
Concluse poi lui, vedendo il fantasma sorridere in modo inquietante, inizió nuovamente a ridere, allontanandosi da lui per rifare la sua mossa; quella di schiantarsi contro la porta per richiuderla, urlando un «La legge é uguale per tutti caro Malik!» e facendo innervosire il ragazzo, che urló il suo nome sperando di farlo ritornare indietro, ma invano, fece poi scontrare il suo pugno contro la porta. Emilie potè giurare di aver sentito le sue ossa rompersi, talmente dalla forza che aveva.
«Non posso crederci, mi ha rinchiuso qui!» gridó, con un'espressione indecifrabile sul viso; un misto tra il confuso, l'incredulo ed il nervoso, facendo così ridacchiare la ragazza.
«Benvenuto nel club!» disse, prendendolo chiaramente in giro mentre ritornava a sedersi sulla scrivania, e per la prima volta poté ritenere simpatico il fantasma che se ne stava appena andando.