Capitolo 3

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ARIANA'S POV

La mattina seguente dovetti rimanere a casa, mi era tornata la febbre; era quasi l'ora di pranzo, e mio fratello, prima di andare a scuola, mi aveva assicurato che avrebbe mandato Chaz a farmi compagnia per tutto il giorno.

Saltai giù dal letto appena sentii il campanello suonare, scesi velocemente le scale nonostante mi girasse la testa a causa dei miei movimenti improvvisi, e quasi inciampai negli ultimi gradini, rischiando di sbattere la testa sul parquet. 
Spalancai la porta e il piccolo sorriso che avevo stampato in faccia si dissolse come neve al sole quando mi accorsi che il ragazzo a pochi passi da me non era affatto Chaz.
Indietreggiai lentamente, non riuscendo a dire una sola parola; mi sentivo come un grosso pezzo di carne chiuso nella gabbia di un leone, e proprio quel leone mi stava fissando con occhi assetati di sangue.

-Tranquilla cagasotto, oggi non ho in programma di ucciderti- disse Justin roteando gli occhi al cielo ed entrando in casa e chiudendosi la porta alle spalle.

Era l'unico che non mi aveva chiesto scusa.
Presi il mio telefono dalla tasca dei pantaloni, approfittando del fatto che mi stava dando le spalle, e pigiai silenziosamente sulla tastiera il numero della polizia, tenendomi pronta a cliccare sul pulsante di chiamata non appena lui si fosse avvicinato.

-p-perchè sei qui?- la mia voce tremava; non gli staccai gli occhi da addosso nemmeno per un secondo, mentre lui era intento a fissare le foto di famiglia poggiate sul caminetto.

-Ci sono foto dove tu non compari mai, eppure eri nata perché tuo fratello era già grande...- disse guardando con uno sguardo concentrato le vecchie foto.

Corrugai la fronte, chiedendomi se fosse un modo per distrarmi e farmi abbassare la guardia.

Si girò verso di me e mi fissò intensamente.
-Perché?- mi chiese.

-non lo so...ero piccola, non ricordo nulla...- sussurrai mentre mantenevo lo sguardo su di lui, accertandomi che fosse sempre ad una distanza tale che se fossi dovuta scappare non sarebbe riuscito a prendermi.

Un brivido mi scosse, ma non sapevo se fosse per il freddo o per il terrore di me e Justin da soli nella stessa stanza.

-Oggi staremo insieme...e vedi di non attaccarmi la tua dannata influenza perché ho impegni da rispettare- proferì in modo severo.

-dov'è Chaz?- domandai stringendo la presa sul mio telefono.

-Aveva da fare- scrollò le spalle sorpassandomi.

Serrai gli occhi e strinsi i pugni quando sentii la sua colonia inondarmi i sensi, sperando che non mi mettesse le mani addosso.

JUSTIN'S POV

La sorpassai, sentendo un ondata di vaniglia colpirmi il viso.
Aveva addosso un paio di pantaloni della tuta neri, e una felpa, anch'essa nera, del fratello, dato quanto le stava larga; aveva la testa chinata verso il basso e le sue piccole mani erano una stretta in un pugno e una stringeva il suo telefono; probabilmente era pronta a chiamare aiuto nel caso in cui le fossi scattato contro.

Mi ricordai che la stavo fissando solo quando si girò di scatto verso di me, abbassò subito lo sguardo e cercò le parole da dire.

-...hai intenzione di picchiarmi?- pronunciò a stento quelle parole, come se stesse per morire.

-No- scossi la testa, non sapendo cos'altro aggiungere.

Alzò la testa velocemente e inchiodò il suo sguardo nel mio, aveva le pupille dilatate e gli occhi quasi neri; potevo leggervi al loro interno il disgusto, la rabbia e la tristezza; tutto ciò provocato da me, tutto per causa mia.

My brother's bestfriend //Justin Bieber//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora