14: Gaia e Malakay

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Malakay attraversò il portale e si ritrovò nel Paradiso. Un tempo quel luogo l'avrebbe ustionato a causa della sua purezza, avrebbe potuto essere al sicuro solo con la presenza di un angelo che lo proteggeva con un'aura di protezione. In quel momento, invece, poteva liberamente muoversi senza l'aiuto di nessun angelo grazie alla luce del cielo purpureo. Il diavolo si incamminò verso il Palazzo degli Angeli, cercando di ignorare le parole che gli angeli gli rivolgevano. Davanti al palazzo c'era Gaia, intenta a camminare verso un punto indistinto. Lui cercò di raggiungerla, ma Kolyn, suo nemico da quando questi era diventato un angelo, gli si parò davanti. -Dove vai?- gli chiese quasi ringhiando. Malakay sorrise e guardò l'angelo che gli sbarrava la strada tenendo la mano sull'elsa della spada. -Nononono, non ci siamo Kolyn. Ti sembra questa la maniera di comportarsi? Sei un angelo, dovresti fare l'educato- lo canzonò il diavolo. Lui lo guardò con un paio di occhi color dell'oro. Malakay rise, una risata colma di divertimento, ma anche di qualcos'altro. -Perché sei qui?- chiese l'angelo senza distogliere lo sguardo dagli occhi fiammanti dell'altro. Malakay si fece improvvisamente serio. -I poteri di Shan crescono sempre più in fretta. Rischiamo di morire tutti.- disse il diavolo. Kolyn ebbe un attimo di esitazione, staccando la mano dall'elsa. Poi tornò in sé e riposò la mano sulla sua spada. -E perché dovrei crederti?- chiese assumendo una posizione più rigida, come se fosse in tensione. Malakay rimase a fissarlo senza dire una parola. -Perché gli credo io- disse una voce alle spalle del'angelo. Lui si voltò e vide Gaia in piedi davanti a lui, l'espressione seria.

Kolyn lasciò scivolare la mano lontana dall'elsa della spada, fissando Gaia incredulo. -Perché io gli credo- ripeté lei. -C...cosa?- chiese Kolyn balbettando e sussurrando. -Ho detto che gli credo!- esclamò lei. Malakay la fissò come se fosse la prima volta che la vedeva. Indossava un lungo abito bianco molto semplice, senza spalline. Ai polsi aveva due braccialetti d'argento, mentre i piedi non si vedevano, perché erano coperti dal tessuto dell'abito. I suoi occhi dolci erano velati da uno strato di ghiaccio. -Accompagnalo nel Palazzo, io devo fare una cosa- disse lei e poi svanì tra la folla che si era accalcata accanto a loro. Le corna di Malakay scintillarono di un rosso spento con strisce di luce bianca. Si spensero appena Kolyn si girò a guardarlo. -Allora andiamo!- gli disse iniziando ad incamminarsi verso il Palazzo, facendosi largo a spintoni tra la folla, che si allontanava da Malakay come se avesse una malattia mortale. Lui rimase serio, reprimendo l'istinto di sorridere. Un angelo bambino si fece largo tra la folla. Aveva delle ali piccole, quasi trasparenti. Una donna corse verso il piccolo quando questi fece per andare da Malakay, lo prese e lo portò lontano. Il diavolo sentì pulsare le corna e le ali vibrarono impercettibilmente.

Gaia era seduta su una pietra nera. Ai suoi piedi c'era un mare limpido. Era nel mondo degli umani, con la luna piena che le illuminava i capelli colorandoglieli di blu. Fissava il mare con le braccia conserte. Si chiese cosa stesse facendo la sorella, dove fosse e perché non fosse andata con Malakay al Paradiso per parlare di Shan. Le sue ali vibrarono quando si alzò un leggero venticello. Un'ombra si rifletté sul suo abito bianco tinto di grigio dalla luce lunare. Si voltò con lentezza, sospettando che fosse un umano venuto lì per rilassarsi in cerca di solitudine. Invece vide Malakay in jeans neri e maglietta rossa coperta da una felpa nera, le ali che vibravano al vento emanando piccoli bagliori rossi e bianchi. Le sue corna leggermente arricciate scintillarono per qualche istante. -Come mai qui?- gli chiese in tono spento, voltandosi di nuovo verso lo specchio d'acqua. -Devi andare da Shan e aiutarlo con i suoi poteri- rispose lui, sedendosi sulla pietra fredda con le gambe incrociate e le mani dietro il corpo. Ora che aveva i piedi penzoloni, Malakay poteva vedere che Gaia era scalza e l'acqua le bagnava le caviglie. L'acqua le scivolava sulla pelle e poi tornava in mare. Malakay sorrise, non era il solito sorriso beffardo, ma un sorriso sincero e con un pizzico di dolcezza. Scosse la testa e sulla pietra si rifletterono le luci delle sue corna. -Come faccio ad aiutarlo? E poi, se mi avvicino a lui, tenterà di riportarmi in vita- disse Gaia. Il sorriso di Malakay continuava ad aleggiarli sulle labbra. -Non può resuscitarti senza l'Eclissi. E comunque, basta solo che ti veda. Se ti vedrà, il suo animo si calmerà e i suoi poteri saranno meno...pericolosi. Questa è solo una soluzione provvisoria.- disse lui. Gaia si alzò e Malakay si costrinse a cancellare il sorriso dalle sue labbra. La ragazza aprì le sue ali candide e iniziò a sbatterle leggermente. Si alzò in volo di qualche metro, leggiadra come una piuma. La sua immagine era riflessa nello specchio d'acqua sotto di lei. Malakay continuò a fissarla fino a quando le sue ali iniziarono a brillare, allora si tirò indietro evitando la luce. I bagliori delle ali erano bianchi, ma Malakay riuscì a intravedere delle piume grigie che emanavano dei bagliori più scuri. La ragazza scomparve verso la luna e lui rimase a fissare una piuma nera poggiata sulla pietra.

Gaia arrivò a casa di Shan e atterrò delicata sul balcone senza fare il minimo rumore. Entrò dalla portafinestra rimasta aperta e si guardò intorno nella stanza buia. Non c'era nessuno, solo un enorme disordine. A un certo punto, studiando la stanza, Gaia vide un segno di bruciatura sul muro, una sorta di firma. Lo guardò meglio, cercando di capire quale lettera potesse essere. Illuminò la firma con una fiammella bianca e la lettera le fu subito chiara: M, M come Mikyo.

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