Capitolo 19: Auguri Jorge

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POV'S TINI

Suono il campanello in attesa che la porta si apra. Oggi è il compleanno di Jorge, ha deciso di dare una festa a casa sua. Io logicamente sono arrivata prima in modo che me lo posso godere un po'. Ad aprirmi è proprio lui, in tutto il suo splendore. Indossa una camicia bianca e un paio di pantaloni neri. Appena entra nel mio campo visivo gli salto al collo abbracciandolo. "Auguri ventitreenne" mi lascia un bacio sul collo ricambiando l'abbraccio.
"sei bellissima" dice una volta che sciogliamo l'abbraccio "ha parlato lui" ridacchia abbassando la testa "dai entra" si fa da parte e mi fa entrare per poi chiudere la porta "Allora ti stai facendo vecchietto eh" "attenta, sei tu quella troppo piccola" "non azzardarti a darmi della poppante" lo avverto puntandogli il dito indice contro "non mi permetterei mai" lo prenderei a schiaffi, ma è troppo adorabile. Solo ora noto che tutti i mobili sono stati spostati, e che vicino alla scala c'è un lungo tavolo dove credo andrà il cibo e le bevande. "ciao Martina" la voce melodiosa di Nicol mi fa voltare verso di lei "ciao Nicol". Mi saluta con un bacio sulla guancia. "Jorge io vado a casa di zia Carol, mi raccomando non far finire la festa troppo tardi okay?" "va bene mamma, promesso" "e non voglio ritrovare casa un porcile perciò di ai tuoi amici di comportarsi come persone civile e mature" "si, mamma lo so" "meglio per te, io vado. Se tuo padre chiama da Seattle dirgli di chiamare la zia" "mamma non ho cinque anni. Lo so cosa devo fare" "una rinfrescatina ogni tanto alla tua memoria non fa male. Ciao Jorge. Ciao Martina" "ciao" appena la porta si chiude scoppio in una fragorosa risata. "che cosa ridi?" "quando rimani solo a casa dimmelo perché è troppo divertente vedere discutere te e Nicol" "si certo." "vieni" mi prende la mano attirandomi a se. Posa delicatamente le mani sui miei fianchi. Avvicina il suo viso al mio premendo dolcemente le sue labbra sulle mie. Rispondo immediatamente al bacio.
Il campanello suona. A malavoglia ci separiamo "ma chi è che rompe?" "ti sei dimenticato che hai dato una festa?" "giusto!" va verso la porta, che apre poco dopo e due ragazzi entrano "bene, bene e dove l'avevi nascosta questa bellezza?" chiede un ragazzo coi capelli biondi e occhi azzurri indicandomi, devo dire che è carino, ma mai quanto il mio Jorge "questa bellezza è la mia ragazza Trent" "oh, ok. Piacere Trent" "Martina" gli stringo la mano che mi ha teso. Dietro di lui scorgo il ragazzo che mi ha chiamata la sera dell'incidente di Jorge. Mi pare che si chiami Xabiani. Ci salutiamo con un semplice ciao.

Mano a mano la casa si comincia a riempire. Jorge per tutto il tempo ha tenuto stretta la mia mano e non si lasciava sfuggire occasione per rubarmi dei piccoli baci. Ora sono quasi le due e molti dei ragazzi sono ubriachi. Le bottiglie di birra vuota ricoprono quasi tutto il tavolo delle bevande oppure per terra. La musica non è troppo alta però credo che se Nicol potesse vedere questo spettacolo si metterebbe ad urlare con le mano tra i capelli. Solo al pensiero mi viene da ridere "Tini su quale pianeta sei?" chiede Jorge sventolandomi una mano davanti gli occhi "si, scusa ero sovrappensiero. Cosa mi stavi dicendo?" "di andare a prendere una boccata d'aria" senza darmi il tempo di rispondere mi trascina fuori. Sinceramente non sono mai stata nel giardino di casa sua ma ora che lo vedo, posso dire con certezza che è grande quanto il Central Park. Un leggero venticello mi rinfresca. La mia temperatura corporea lì dentro era salita a causa delle troppe persone. Il cielo è limpido e il praticello è illuminato solo dal chiarore della luna. "lo sai, oggi mi sarebbe piaciuto tanto continuare a baciarti" dice. "Ah si?" "si, potrei continuare ora" "allora fallo" non se lo fa ripetere due volte e si fionda – letteralmente – sulla mia bocca baciandomi con foga. Alle nostre spalle sentiamo dei fischi. Ci stacchiamo immediatamente. Mi volto e gli amici del mio ragazzo stanno sghignazzando. No ma io dico, lasciare le persone in pace per qualche minuto no eh. Inutile dire che le mie guance presero a fuoco ma credo – o almeno lo spero- che con il buio non si noti. "Vado un secondo in bagno, torno subito tu sta un po' con i tuoi amici" gli dico per poi dargli un bacio sulla guancia. Mi dirigo all'interno ignorando completamente le battute pessime di quei citrulli e mi dirigo verso la rampa di scale. Salgo scalino dopo scalino aggrappandomi al corrimano. Queste scarpe sono belle quanto scomode. Le toglierei anche subito ma di certo non posso camminare scalza per tutta la casa. Quando finalmente arrivo davanti alla porta del bagno busso un paio di volte per assicurarmi che sia vuoto e quando non ricevo nessuna risposta entro. Mi guardo allo specchio. Sembra che sia i capelli che il trucco hanno retto. Solo il rossetto è un po' andato via, logicamente la pochette la dovevo scordare di sotto. Sono proprio sbadata. Mi sciacquo le mani e dopo averle asciugate do' un'ultima occhiata al mio riflesso nello specchio per poi uscire. Prima di scendere i gradine rimando un po' a guardare dall'alto il salotto. La gente è diminuita. Possibile che già se ne siano andate tutti in così poco tempo? Volto lo sguardo alla sinistra, ovvero verso l giardino e dalla vetrata vedo che la maggior parte degli invitati sono all'aperto. Lancio uno sguardo a quella scale e solo il pensiero di doverla scenderla tutta con questi tacchi mi si gela il sangue. Lancio un respiro e facendomi coraggio mi avvio al piano di sotto. Prima di andare di nuovo in giardino decido di prendere un bicchiere di qualcosa, mi è venuta sete. Mi avvicino al tavolo dove prima era tempestato di bevande. Prendo un bicchiere di plastica bianco e lo riempio di punch. "guarda chi si rivede" mi volto e incrocio lo sguardo di un ragazzo "ci conosciamo?" chiedo "certo non ti ricordi di me?" "ehm veramente no" "ci siamo visti al bar dove lavori" certo come se io mi ricordassi tutte le persone che vengono al bar "sai quante persone vengono al bar? Non me le posso ricordare tutte... a meno che non sia importante" "oh ma io sono importante" si, certo, come i mie calzini "davvero? E chi saresti?" "io sono..." "non mi interessa chi sei. Addio" lo supero e vado in giardino in cerca di Jorge, che non tardo molto a trovare visto che sbuca appena petto piede sul prato bagnato da un po' di rugiada.

Verso le tre la casa si svuota. Quando tutti se ne sono andati mi guardo intorno ma non vedo la traccia neanche di un bicchiere di plastica. Sicuri che non abbiamo cambiato casa? "scusa ma qui prima c'erano delle bottiglie e dei bicchieri vuoti... per non parlare dei piatti, come hai fatto?" "ho le mie dote nascoste, sai le acquisti facilmente se sai che mia madre mi può uccidere... se avesse visto tutto quel disordine le sarebbe preso un infarto" "lo so" dico ridacchiando mentre mi abbasso per togliermi le scarpe. I mie poveri piedi stavano praticamente implorando che lo facessi. "ah finalmente!" "mal di piedi signorina?" "a quanto pare si, ma che ci vogliamo fare? Chi bella vuole apparire un po' deve soffrire" "oh ma tu sei già bellissima" si avvicina a me, forse troppo visto che i nostri nasi si sfiorano. Questa volta a baciarlo sono io. Avvolgo le braccia intorno al suo collo attirandolo a me mentre le sue mani solo sui miei fianchi. Chiede l'accesso alla mia bocca che non tardo a darglielo. Le nostre lingue si intrecciano perfettamente mentre le mai mani si intrufolano nei suoi capelli, ora spettinati. Sento la punta della sue dita arrivare fino alla cerniera del vestito e tirarla giù. Ma poco dopo si blocca. "cos'hai?" chiedo scostandomi "niente, solo non voglio farti pressione" mi mordo il labbro inferiore trattenendo un sorriso "non mi hai mai fatto pressione Jorge. Lo sai come sono fatta: se una cosa non la voglio fare sono la prima a tirarmi indietro" "sicura?" "sicurissima" mi alzo sulle punte in modo di continuarlo a baciare. Ma si fa dare solo un bacio a stampo, dopodiché lo vedo abbassarsi e prendermi in braccio. Cerco di evitare di ridere ma non ce la faccio. Avvolgo le braccia intorno al suo collo, poggiando la testa sulla spalla inalando tutto il suo odore.
Dopo un paio di tentativi riesce ad aprire la porta della sua stanza e in un nano secondo richiuderla. Mi poggia delicatamente sul letto e dopo poco anche lui. Si mantiene coi gomiti per non schiacciarmi. Riprendiamo a baciarci finchè non ribalto la situazione mettendomi a cavalcioni su di lui. Ridiamo leggermente entrambi ma ritorna serio appena le mie labbra baciano il suo collo. Le sue mani sono fisse sui mie fianchi mentre le mie sono sul suo petto che, salgono fino a raggiungere il primo bottone della sua camicia. Bottone, dopo bottone arrivo alla fine della camicia, gliela apro e alzando leggermente la schiena la sfilo. Ribalta di nuovo la situazione facendomi trovare sotto di lui un'altra volta. Con una lentezza troppo snervante per i miei gusti abbassa prima la spallina sinistra e poi quella destra del mio vestito verde acqua. Lo fa scivolare lungo il mio corpo sempre in modo molto lentamente e poi lo lancia in un punto indefinito della stanza. Guarda il mio corpo coperto soltanto dall'intimo, dopo qualche secondo sorride "perché ridi?" chiedo "perché ancora non posso credere che tu sei soltanto mia" "ma è così!" lo bacio nuovamente. Le mie mani navigano sul suo petto nudo, scendo sul torace e poi salgono di nuovo ripentendo lo stesso percorso. Raggiungo la cinta dei suoi pantaloni e in modo impacciato riesco a sganciare. Con il suo aiuto tolgo i suoi pantaloni e in una velocità supersonica copre entrambi con le coperte. Una mano scivola dietro la mia schiena fino a raggiungere il gancetto del reggiseno. Ma non lo sgancia. "Tini?" "si?" "sei... sicura?" "al cento percento Jorge" dico guardandolo negli occhi. Posso leggere in quelle pozze smeraldo il desiderio. Lo stesso desiderio che ho io. Prende a baciarmi il collo, il petto, le costole. Lascia una scia di baci umidi intorno al mio ombelico mentre mi toglie il reggiseno, che ora mi sembra coprire troppo il mio corpo. Con i baci risale baciando l'incavo tra i mie seni. Le mie mani sono posate sulle sue spalle e sulla sua schiena. Ci ricopriamo di baci e carezze fino a che non rimaniamo entrambi completamente nudi. Sento la sua erozione vicino alla mia coscia nuda. Avvicina la sua bocca vicino al mio orecchio destro e sussurra "pronta?" "pronta!". Allunga una mano aprendo il comodino da dove estrae un preservativo che indossa velocemente. Si stende di nuovo su di me facendosi spazio tra le mie gambe. Intreccia le nostre dite e lentamente entra in me. Inizialmente comincia a bruciare facendo male. Ma è un dolore abbastanza sopportabile. Dopo poco il dolore muta in piacere. Mi sento completa, piena "come stai?" chiede "mai stata meglio" affermo sorridendo. Riprendiamo a baciarci e ad ogni spinta, istintivamente stringo di più le nostre mani intrecciate. L'unico suono che si sente nella stanza sono i gemiti di piacere e le nostre voci che pronunciano i nostri nomi.

Volgo lo sguardo all'orologio appeso alla parete: segna le quattro e cinque. Mi sento indolenzita, ogni muscolo del mio corpo lo è. Ma sono anche felice, immensamente felice. "Martina?" mi giro su un fianco poggiando la testa sul suo petto "si?" "Ti amo" sorrido "ti amo anche io" mi lascia un bacio tra i capelli "Buona notte amore mio" sussurra "notte amore" dico di rimando. Mi stringo di più a lui, chiudo gli occhi e immediatamente cado in un sonno profondo con un sorriso da ebete stampato in faccia.


Scusami ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora