Capitolo 18: Mamma

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POV'S TINI

Mentre Nicol è in cucina a parlare al telefono, il mio vibra avvertendomi della presenza di un messaggio. Lo apro e è di Diego.

"ciao Tina, come stai? Spero bene, è da tanto che non passiamo del tempo insieme, che ne dici se stasera ti passo a prendere e ci usciamo? Magari possiamo andare al cinema oppure possiamo passeggiare insieme, prenderci un gelato e poi ti riporto a casa, come vuoi. Fammi sapere presto. baci.
-Diego"

Sbuffo. "chi è?" chiede mio padre "Diego" "Diego? E che vuole quello da te?" questa volta a parlare è Jorge "niente, mi ha solo chiesto se volevo usc..." "no!" sbotta. "no, cosa?" "digli di no" "è quello che sto per fare" "aspetta, fammi vedere che ti ha scritto" non mi da il tempo di rispondere che mi toglie il cellulare di mano. Comincia a leggere e subito dice "ma che problemi ha?" evidentemente si riferisce al fatto che mi ha chiamata 'Tina'. Alzo le spalle. Finita la sua lettura fa una faccia strana, come se fissando a lungo lo schermo del telefono potesse fulminare Diego dall'altra parte. Vedo i suoi pollici premere sulle lettere del mio Iphone. "no, dai gli rispondo io" dico allungandomi verso di lui, ma mette un braccio che mi fa da barriera "dai, dammelo" "vuoi venire in braccio o cosa?" chiede lui cambiando discorso, e continuando a scrivere. Dopo vari tentativi, sposta il braccio, e io cado su di lui. Mi porge il telefono. Lo prendo e mi rimetto seduta, cominciando a leggere la risposta di Jorge.

"Ciao Diego, sono Jorge. Che ne dici se invece di invitare la MIA ragazza ad uscire non ci inviti la tua bella nonnina? Magari portaci lei al cinema e a fare una passeggiata, mi raccomando ricordati di portarti un bastone altrimenti sei costretto di portarla in braccio. Anche se sarebbe molto romantico. Visto che ci sei i baci dalli a lei. Stai attento a non impigliati con la sua dentiera. Prima di uscire vedi se l'apparecchio per l'udito funziona altrimenti quando gli dirai 'ti amo' non ti sentirà. Fammi sapere com'è andata, acnhe se non me ne importa niente. A mai più.
-Jorge.
ps: non si chiama Tina, ma Tini. Comunque per te è SOLO Martina."

Non riuscendo a trattenere le risate scoppio a ridere come non mai. "veramente gli hai scritto questo?" chiedo con le lacrime agli occhi dal troppo ridere. "ma che ti ridi?" chiede Jorge "no, tu veramente gli hai detto che deve chiedere di uscire a sua nonna?" quando lui mi guarda come per dire 'si e allora?' le mie risate si amplificano ancora di più. "cosa c'è di tanto divertente?" chiede Nicol ritornando in soggiorno e sedendosi vicino a mio padre. Stavo per rispondere ma Jorge mi precede "Niente mamma, chi era?" "Oh, ehm una mia amica di lunga data" "ah si? E chi era?" domanda mio padre "ehm, Jennifer" appena Nicol pronuncia il nome Jennifer, mio padre per poco non si strozza con la sua stessa saliva. Guardo Jorge, ma lui ha lo stesso sguardo confuso. "per caso la conosco?" chiede quest'ultimo "in un certo senso"

Dopo un paio di giorni

Jorge fa girare la chiave nella serratura aprendola. Ho notato come ha guardato tutte le mamme con i loro bambini. So che muore dalla voglia di sapere chi è veramente sua madre. "Jorge?" "si?" "non so se te lo dovrei chiedere ma, alla fine che farai? Cercherai tua madre?" "non lo so, io vorrei ma... ma non so come fare" "basterebbe solo il nome e poi potremmo usare internet" "si ma il problema è: come si chiama?" scrollo le spalle "un momento" esclamo "cosa?" "Nicol dovrebbe saperlo" "giusto... MAMMA!" urla "che c'è Jorge?" "devo chiederti una cosa" "sono in cucina" mi prende la mano e mi trascina in cucina. Dove Nicol è seduta intenta a mangiare una mela mentre legge una rivista "oh, ciao Martina" "ciao" la saluto sorridendole "cosa mi devi chiedere Jorge?" sospira "io ti voglio chiedere se tu per caso ti ricordi il nome di... mia madre biologica" sorride "ne ero certa che prima o poi me l'avresti chiesto... ti ricordi quando qualche giorno fa mi ha chiamata quella mia vecchia amica? Jennifer?" lui annuisce "be' è lei. Si chiama Jennifer Wyatt. Non ti so dire dove si trova, perché non me l'ha detto. So solo che non si è mossa dal Paese." "perché ti ha chiamata? Come fa ad avere il tuo numero?" chiede sempre Jorge "all'inizio, lei chiamava tutti i giorni, per sapere come stavi, ma poi le sue chiamate si fecero sempre più rare finchè non chiamò proprio più, questo mi sembra di avertelo già detto... Comunque mi ha chiamata perché voleva sapere cosa si era persa negli ultimi vent'anni" "ok, grazie" "non preoccuparti, non mi è costato nulla" si sorridono e poi io e Jorge andiamo in camera sua. Prende il pc sulla scrivania e lo accende per poi sedersi sul letto accanto a me. "allora si chiama Jennifer Wyatt giusto?" mi chiede "si" digita il nome e trentina e più di donne che abitano qui a New York ci appaiono davanti. "prendi una penna e un foglio sulla scrivania?" mi chiede. Mi alzo e prendo quello che mi ha chiesto. Segniamo tutti gli indirizzi e poi chiude il portatole "bene, ora bisogna solo vedere se una di queste è quella giusta" dice "già, quando vorresti iniziare le ricerche?" "per me anche subito, però vorrei stare un po' con te" "dai, andiamo. Il tempo per stare insieme ce l'abbiamo" lo prendo per mano e lo trascino fino al piano di sotto lui grida un "noi usciamo" e poi usciamo. "da quale quartiere vogliamo partire?" "da quello più vicino. Che ne diciamo se incominciamo per coloro che abitano vicino al Central Park?" domando "mi sembra fantastico, andiamo a piedi o in auto?" "a piedi, ti fa bene camminare" scherzo mi circonda le spalle con un braccio attirandomi a se e poi ci incamminiamo.

Scusami ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora