Capitolo 21: Dolore

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POV'S TINI
Dolore, ecco tutto quello che sento. Uno squarcio al centro del petto. Pensavo che dopo due settimane il dolore si sarebbe alleviato, ma mi sbagliavo. Ora l'unica cosa che desidero è stare sdraiata sul mio letto piangendo, ma non posso visto che il mio adorato capo mi ha detto di rimanere anche questa sera. Ottima scelta di passare il sabato sera direi. "Dai, Tini, su col morale... È solo un sabato sera, recupereremo la settimana prossima" "non per il sabato sera Christina" "be' io credo di si. Insomma tutti vogliono uscire il sabato con il proprio ragazzo" brava, metti il dito nella piaga. "Non ho più ragazzo" dico abbassando lo sguardo. "Oh, non lo sapevo... Scusami" "non preoccuparti, non è colpa tua."
Mi alzo dalla sgabello e guardo il locale, è già pieno.
Ad un tratto il mio sguardo va alla porta, e no. Cosa ci fa qui?
Eccolo che entra con il suo ciuffo come sempre in ordine, bellissimo da farti abbagliare e quegli occhi smeraldi che mi hanno fatto innamorare. Da quando ci siamo lasciati non è più venuto al bar, molto evidentemente lui ha avuto il coraggio di andare avanti e voltare pagina, io sono troppo stupida - o semplicemente innamorata fino al midollo- che non ci riesco. Non ho intenzione di parlargli. "Chris. Pensaci tu" raggiungo la cassa mettendomi seduta sullo sgabello "Tina" solo Diego ora ci mancava, ma credo che per la prima volta in vita mia sia felice di vederlo. Forse lui mi può aiutare. "Diego, come va?" "bene, te?" "bene". Sentendomi uno sguardo trapassarmi il cranio mio volto un secondo, e come speravo Jorge è lì che mi guarda. Voglio sorridere, fargli vedere che anche senza di lui la mia vita continua, ma non ci riesco. Rimango incastrata nel suo sguardo, giuro voglio distoglierlo ma non ci riesco. A togliermi dall'impiccio è lui, che scosso da un suo amico guarda altrove. Sospiro. Ma chi voglio prendere in giro? Dove sono arrivata? Addirittura a cercare di farlo ingelosire con Diego. La nostra storia ormai è finita quindi non ce nessun bisogno di far ingelosire nessuno. Ora l'unica missione che devo compiere è dimenticarmi di lui... cosa alquanto difficile visto che lo penso 24 ore su 24, ma ci devo provare.
Una ragazza si getta al suo collo abbracciandolo, lui ricambia l'abbraccio e sorride. L'ennesima pugnalata al mio fragile cuore. Mi ha già rimpiazzata, non ci posso credere. I miei occhi si colmano di lacrime che velocemente solcano il mio viso. Abbasso la testa e con i dorsi delle mani asciugo la mia faccia bagnata. Mi alzo e sparisco nel bagno del personale. Mi appoggio alla porta e scivolo fino a sedermi a terra. Porto le ginocchia al petto e ci affondo la faccia dentro scoppiando in un pianto liberatorio.

Non so per quanto tempo sono stata lì dentro a piangere ma spero abbastanza per non vedere Jorge. Mi alzo e mi guardo allo specchio. Sono uno mostro vero e proprio. Con l'acqua fredda mi sciacquo la faccia e poi me l'asciugo con la carta per asciugarsi le mani. Esco dal bagno, lancio uno sguardo al mio orologio che segna le 22:30. Solo un'ora e mezza e poi posso andare a casa. Torno al bancone e fortunatamente non c'è traccia di lui, ops mi sono sbagliata è seduto ad un tavolo. Allora Tini: non guardarlo, non pensarlo, concentrati sul lavoro e tutto andrà bene.
Un uomo che sembra non molto sobrio si avvicina al bancone sedendosi su uno degli sgabelli, mi guarda con una malizia dipinta in volto. Devo forse scappare di nuovo in bagno? "dammi una vodka bambola" "bambola chiamaci il cane" dico mettendo le mani sui miei fianchi "fa quello che ti ho detto e non discutere" "e se io non volessi?" non sopporto chi cera di mettermi i piedi in testa "te ne pentirai più tardi." Si sporge verso di me mentre io indietreggio. Si, credo che il bagno sia un luogo molto interessante ora.
"C'è forse qualche problema?" la mia attenzione viene catturata dalla sua voce. "E tu chi saresti?" Chiede burbero l'uomo a Jorge "ti piacerebbe sapere chi sono, ora sparisci a vai a dare fastidio a qualcun altro" il suo tono non ammette repliche, e dopo una smorfia lo sconosciuto se ne va. Lo devo ringraziare? "dov'è il tuo fidanzatino?" sbarro gli occhi "non ho nessun fidanzatino, Jorge, per favore non cominciare" "ho già cominciato, anzi abbiamo cominciato come abbiamo finito... perché tu mi hai preso in giro" "se ti riferisci a quella e-mail ti dico che mi stai accusando ingiustamente. Se non me l'avessi detto tu io non avrei mai saputo dell'esistenza." "Martina non mentire" "non sto mentendo, e poi cosa cambia? Sembra già che mi hai rimpiazzato no? ottima scelta, è carina" sta per rispondere ma poi si blocca. "e poi sarei io?" "ti ho già detto che non voglio discutere" "e allora voltati e vai dalla tua ragazza, non ti ho chiamato io, sei venuto di tua spontanea volontà" "perché avevi bisogno d'aiuto" "ho forse gridato 'aiuto'? Cosa te lo fa pensare che avessi bisogno d'aiuto? Del tuo aiuto" "l'ho sentito" alzo un sopracciglio. "niente, lascia stare. Credo che sia meglio non parlarci più, sarà più facile dimenticarti" "io qui ci lavoro, se non vuoi vedermi, non venire" rispondo acida incrociando le braccia al petto. Voglio apparire forte ma la verità è che voglio tornare in quel bagno a piangere. "Già" senza aggiungere altro si volta e torna a sedersi dov'era prima. Lo sento ancora più lontano di prima. Mi piacerebbe gridargli dietro che non è affatto facile dimenticarlo, anche se non ci vedessimo e per un anno intero, ma mi sto zitta e torno al mio lavoro.

Scusami ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora