#Ridley#
Alla fine ci misi un ora, ma mi sembrò un attimo. Ero seduta in macchina nel vialetto e cercavo di prepararmi alla scena che sapevo, sicuro come il tuono segue al lampo, mi aspettava dentro.
Ma perché ero stata così ansiosa di andare a casa? Be', suppongo che tecnicamente stesso semplicemente scappando da quello che era successo con Kenny al parcheggio.
Ah, no! Non ci dovevo pensare, non in quel momento.
E in ogni caso con ogni probabilità c'era una qualche spiegazione ragionevole per tutto, una spiegazione semplice e razionale. Matt e Marc erano dei ritardati, dei cervelli alla birra sottosviluppati e immaturi. Non avevo usato chissà quale nuovo terrificante potere per spaventarli, per prendersi una gran strizza gli era bastato vedere che ero stata Segnata.
Tutto qui.
Insomma, la gente ha paura dei vampiri.
"Ma io non sono un vampiro!"dissi. Poi diedi un colpo di tosse ripensando a quanto avevo trovato bello e ipnotico il sangue di Kenny, e l'ondata di desiderio che avevo provato. Non per lui, ma per il suo sangue.
No! No! No! Il sangue non era né bello né desiderabile.
Dovevo essere sotto shock.
Ecco com'era. Doveva essere così. Ero sotto shock e non pensavo con chiarezza. Okay...okay...mi sfiorai distrattamente la fronte. Non bruciava più, ma la sentivo comunque diversa. Tossii per la millesima volta. Benissimo. Non volevo pensare a Kenny ma non potevo più negarlo: mi sentivo diversa. La mia pelle era ipersensibile, mi faceva male il petto e, anche se mi ero messa sul naso i miei fighissimi occhiali Maui Jim, gli occhi continuavano a darmi un fastidio terribile.
"Sto morendo..."gemetti, poi chiusi di colpo la bocca.
In effetti, potevo stare morendo davvero. Alzai lo sguardi verso la grande villa di mattoni immersa nel verde di via del casaletto, che dopo quattro anni, ancora non sembrava casa." Togliti il pensiero. Togliti il pensiero e falla finita." Perlomeno mia sorella non doveva essere ancora rientrata: allenamento da "cheerleader".
E, se tutto fosse andato al meglio, il troll di mio fratello sarebbe stato totalmente ipnotizzato dal suo nuovo videogioco Delta Force: Black Hawk Down. Potevo avere la mamma tutta per me. Magari avrebbe capito...magari avrebbe saputo cosa fare...
Ah, che cavolo! Avevo quattordici anni, ma all'improvviso mi rendevo conto che non c'era niente che volessi quanto la mia mamma.
"Ti prego, fa' che capisca", mormorai in una semplice preghiera a qualunque dio o dea potesse ascoltarmi. Come al solito, entrai dal garage. Seguii il corridoio fino alla mia camera, dove buttai la mia borsa e telefono sul letto. Poi presi un bel respiro profondo e, un po' incerta sulle gambe, andai a cercare mia madre.
La trovai in salotto, raggomitolata sul bordo del divano, intenta a bere una tazza di caffè e a leggere "Una tisana calda per l'anima delle donne". Sembrava così normale, così simile a quella che era sempre stata. Solo che una volta leggeva romanzi stranieri e si truccava, entrambe cose che il suo nuovo marito non permetteva (lo stronzo).
"Mamma"
"Mmm?" Non alzò gli occhi.
Deglutii con forza. Usai l'abbreviazione con cui la chiamavo sempre, prima che sposasse Mike." Ma', ho bisogno del tuo aiuto."