Capitolo 5

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Arriviamo davanti alla stanza della TAC, insieme ad un bambino piccolo con la sua mamma, accompagnati dall'infermiera gentile che mi aveva portato prima un nuovo cuscino pulito, in sostituzione del mio, volato tipo fresbee nel corridoio del reparto.
"Se non sapete come tornare al Neurosensoriale, scendo a riprendervi tra una mezz'ora" ci dice disponibile.
Guardandole la targhetta sulla divisa, scopro il suo nome: "Grazie Maura, noi sappiamo tornare da soli."
"Lei, Mamma, sa tornare?" chiede alla madre del piccolo e anche lei dà la mia stessa risposta, così ci saluta con un sorriso sincero e la vediamo sparire alla fine del corridoio.
Il tecnico si affaccia alla porta della stanza e vedo che, oltre a lui, sono già dentro il Dott. Zini e un altro medico, che scopro poi essere uno specializzando.
Entrano il piccolo e la sua mamma; lei non smette di accarezzarlo e di abbracciarlo e lui sembra molto tranquillo. Infatti, appena chiusa la porta, non lo si sente piangere affatto, per tutto l'esame.
"Lo ami ancora ?" chiede cauto Filippo, approfittando che siamo soli, "ti ho vista così sconvolta prima...".
Mi prendo un attimo di tempo per pensare cosa provo veramente, prima di rispondere. Filippo si merita la verità e non mi va di mentire neanche a me stessa.
Sospiro: "Sai che c'è, Filo? Mi sento ferita, umiliata, delusa, tradita...ma non innamorata. Questo è quello che provo adesso; l'amore c'è stato, per lo meno da parte mia, ma da quel pomeriggio non c'è più. Come posso tollerare di essere trattata così, ingannata da colui di cui mi fidavo ciecamente e continuare a starci insieme. Lo so ormai da tempo: non voglio dargli alcuna altra chance.
Non gliel'ho detto ora, solo perché non voglio complicazioni in questo momento. Non chiudo una storia con un sms..." ...
..."come fa invece la tua amica Cla?" mi interrompe Filippo con tono di disapprovazione, memore di quando lasciò il fratello del suo amico Ale così...
..."esatto e le ho detto più volte come la penso, che secondo me è sbagliato, è immaturo, da vigliacchi..." confermo.
"Ci vai giù dura, con la tua amica..." mi dice sorpreso.
"Se vuoi bene ad una persona, devi dirle sempre la verità, anche se può fare male" replico convinta.
"E infatti" continuo "Greg è uno che non mi vuole bene, visto che mi ha mentito e, continuando a frequentare quella, mi mente ancora...ma che rispetto ha di me?
Se penso che la sera prima era con me e il giorno dopo si strusciava con lei in quel modo...chissà quanto sarebbe andato avanti, se non l'avessi beccato...".
Per un attimo restiamo ad ascoltare il silenzio, interrotto solo dallo scatto della porta della stanza della TAC.
Tocca a noi. Senza pensarci due volte, entro con Filippo e chiedo se posso sedermi nella sedia in fondo al macchinario, dove deve essersi seduta la mamma del piccolo che era entrato prima di noi.
Colgo uno sguardo tra il tecnico e il Dott. Zini, dopo di che il primo mi chiede: "È incinta?"
Non posso credere che me lo stia chiedendo davvero.
Capisco che il Dott. Zini deve aver sentito quella stronza di Marzia chiedermi se ero incinta e deve anche averlo riferito al tecnico. Sento andarmi il sangue al cervello.
Con le guance che mi avvampano per la rabbia, fulmino il povero tecnico con lo sguardo, fino ad incenerirlo ed attacco una filippica senza fine, in pieno delirio: "Incinta? Incinta?!" urlo in tono crescente, "non-sono-incinta" grido scandendo le parole. E continuo, sempre urlando, ma con aria di sfida: "E le dirò di più...sono sicura che non sono incinta, perché adesso non sto con nessuno e non scopo da tre mesi...vi basta?"
Il cuore mi batte all'impazzata per lo sfogo rabbioso che ho avuto; ok, mi è scappato anche uno "scopo" che normalmente non uso, però sono soddisfatta di averli rimessi tutti al loro posto. Ho ancora il fiatone, come se avessi fatto le scale di corsa, quando noto Filippo piegato in due dalle risate, lo specializzando che sghignazza, il Dott. Zini che si dà un contegno, con la mano davanti alla bocca. L'unico basito è il tecnico, che atteso il mio sfogo replica sommessamente: "Vede, signorina, suo fratello è grande e di solito i parenti entrano con i bambini. Si tratta pur sempre di un esame radiologico e devo chiedere a qualunque donna si sottoponga alla TAC ovvero intenda assistere un paziente, se sia incinta" e nel dire ciò mi mostra un cartello accanto alla porta con scritto: "Ti verrà chiesto se sei incinta o sospetti di esserlo, perché la TAC è un esame radiologico che può essere nocivo in gravidanza...."
Decido di non leggere altro.
"Lo chiedevano sempre anche alla mamma, quando entrava con me da piccolo...magari dava un po' meno dettagli..." aggiunge Filippo con le lacrime agli occhi dalle risate.
"Benissimo. Ti aspetto in reparto, Filippo. Signori, arrivederci" annuncio con tono solenne e me ne vado rapidamente, senza voltarmi, prima di avere una reazione di cui potrei vergognarmi ancora più della precedente.
Faccio tutto il corridoio fino in fondo, trattenendo il fiato e mi fermo solo una volta giunta nell'atrio, prima degli ascensori. Mi lascio scivolare a terra, le spalle contro la parete, il cuore che mi martella nel petto.
"Che figura...." penso, mentre oltre al cuore inizia a martellarmi anche la testa.
Ho bisogno di conforto; non dalla mamma, che potrebbe preoccuparsi...ma da Claudia...la chiamo subito: "Cla, pronto. Ti disturbo?".
"Che hai fatto? Hai una voce..." risponde preoccupata.
Le dico esausta: "Sono sfinita da questa giornata; se non recupero con un po' di sonno, sono certa che muoio. Tra la preoccupazione per quest'intervento di Filippo, Greg..."
Mi interrompe: "Che c'entra Greg?"
Riprendo: "L'ho visto in ospedale oggi. Lui non mi ha visto, o forse ha fatto finta di non vedermi e poi ha mandato in avanscoperta quella stronza che si è ripassato al Giardino e che ho scoperto stare con Ale".
Cla: "Dai, ma questa non sa stare con il perizoma addosso ?"
Aggiungo: "Cla, si strusciava anche con Filippo. Uno schifo"
Cla: "E tu che hai fatto?"
Rispondo: "Cla. Una figura dietro l'altra. Ho vomitato nel corridoio. Poi ho anche fatto una figura, in conseguenza di questa storia...da sotterrarsi subito, da sperare in un terremoto più forte di quello di stanotte, che mi seppellisca sotto le macerie..."
Cla: "Ma che dici, scema..."
E le racconto tutto, dal cuscino alla TAC, con tutti i dettagli.
"Effettivamente" mi dice Cla "una bella collezione di figure di merda da Guinness. Ma, senti, com'è questo Dott. Zini?".
"Serioso. Non allenta un sorriso neanche a pagarlo. Dà del tu a Filippo e del lei a me. Però dicono che è bravissimo" rispondo.
Cla mi incalza: "Si, va be'...ma fisicamente?"
Ci penso un attimo: "Allora, il dottore è un po' vecchio ma fisicamente direi ancora figo. Tra l'altro con il camice non si vede molto, ma non mi sembrerebbe messo male..." le mie parole sono ancora nell'aria, quando con la coda dell'occhio noto alla mia destra qualcosa di bianco immobile accanto a me.
Non ho il coraggio di alzare lo sguardo...
Cla: "Marghe, ci sei ancora ? Marghe?"
"Signorina Zanetti, mi scusi...posso interromperla un'attimo?" mi sento chiamare.
Alzo necessariamente la testa: "Si...Dott. Zini, mi dica pure, non mi disturba" e scosto il telefono dall'orecchio, poggiandolo con noncuranza sulla spalla.
"Domattina Suo fratello dovrebbe essere il primo. Ci sarà la visita anestesiologica e poi l'intervento. Ha già finito la TAC; tra poco uscirà anche lui. Possiamo parlare un attimo stasera, verso le 7,30/8,00 in reparto ?"
"Oddio, di che?" penso, ma dico: "Certo".
"Bene, a dopo. Arrivederci" conclude e se ne va.
Cla: "Marghe ci sei ? Bella voce il dottore....comunque è ufficiale...il Guinness dei record delle figure di merda è tuo !!!"
"Ciao Cla, ti aggiorno" e chiudo senza aspettare altri commenti.
Mentre sto ancora rimuginando atterrita, su quanto il Dott. Zini possa aver sentito della telefonata, arriva Filippo, che mi prende per le spalle e mi tira su.
"Andiamo in camera, invece di riposare in terra, come una barbona, Marghe" mi canzona e poi, fingendo di contare, mi chiede: "quanto hai detto ? Tre mesi ?"
"Andiamo, cretino. Ti giuro che se riferisci quello che ho detto lì dentro a qualcuno, poi sarò costretta ad uccidere te e lui" e facendogli l'occhiolino lo imploro con aria supplichevole: "ti prego...".
"Ok, ok" risponde "io non ho sentito niente".
Gli schiocco un bacio forte sulla guancia e ci avviamo a braccetto al reparto.

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E anche questo capitolo mi è volato...a presto

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