Capitolo 12

402 14 11
                                    

Riparte così un'altra giornata ospedaliera e non so più quale giorno della settimana sia, un po' come quando in vacanza si perde il conto dei giorni.
Filippo viene spedito subito, di primo mattino, a fare una visita in un altro reparto ed io lo seguo, con la speranza di incontrare il Dott. Zini, rimanendo con il fiato sospeso per ogni dottore che incrociamo.
Rientrati in camera, scopro che il nostro piccolo vicino è stato trasferito in un altro reparto e, mentre sanificano il suo letto, mi chiedo chi sarà il nuovo coinquilino.
Frattanto sento urlare nel corridoio: "Quando cazzo pensate di portare mio figlio a fare la risonanza ? È digiuno da ieri sera."
Così ad occhio, potrebbe avere la mia età; ha i capelli acconciati con una pettinatura rasta, almeno cinque piercing in faccia e il tatuaggio di un drago che le si attorcigia lungo il braccio, scivolandole fuori dalla maglietta.
Mi affaccio al vetro della finestra interna della camera e vedo che è la mamma arrivata ieri sera. Il bimbo è piccolo ma ha un problema abbastanza grande, a quanto ho capito.
Continua a sbraitare con tutte le infermiere che incontra, finché alla fine non sferra un cazzotto sul muro davanti al bancone.
Vedo Maura intervenire, decisa ma con la gentilezza che la contraddistingue. La riporta in camera, calmandola e spiegandole che c'è stata un'urgenza che ha fatto slittare gli esami.
Questa ragazza ha davvero qualcosa di straordinario..."forse è anche per questo che è la preferita di Filo" penso...però devo dire che tutte le infermiere di questo reparto, che sto imparando a conoscere - tranne Miss Simpatia, ovviamente - sono la prova vivente che il loro non è solo un lavoro, ma molto di più.
Oltre alle problematiche del mestiere in sé, devono saper gestire i genitori dei piccoli pazienti, che entrano in questo reparto in piena tempesta emotiva, con sfoghi quotidiani di pianto o rabbia.
E anch'io, che sono solo una sorella, rimanendo qui ho imparato a comprendere cosa voglia dire passare dal pianto allo sconforto, alla speranza, all'attesa, allo stress, all'impazienza, alla gioia, all'esasperazione e molto di più, nel giro di poche ore.
È incredibile la repentinità con cui qui si può cambiare umore: è sufficiente una semplice parola per farti andare l'umore da zero a mille e da mille a sottozero.
La stanchezza conseguente alle notti insonni accumulate, poi, contribuisce ad esasperare ogni sentire e ad esaltarne le reazioni.
Non so perché, ma per esempio oggi mi sento in preda all'agitazione. Non riesco a stare ferma. Vorrei uscire, urlare, sfogarmi...
Scrivo a Cla:
"Richiestona...mi porti qui il mio motorino ?"
Non manca di rispondermi subito...è fantastica !
"Passo a prendere le chiavi da tua madre, trovo uno strappo per il ritorno e vengo".
Le mando uno smile con un bacino.
Sono ancora con la testa sul cellulare, quando vedo arrivare Monica con il suo piccolino.
"Dai, non ci credo. Che bello siamo insieme" mi dice ed anch'io sono d'accordo con lei.
È un'altra giovane mamma, del Veneto. Solo pochi anni più di me e già due figli.
Ci siamo conosciute alle macchinette distributrici, durante le mie ripetute pause the e le sue lunghe camminate con il passeggino per fare addormentare il suo bambino Matteo, che è stato operato lo stesso giorno di Filippo.
È una ragazza dolce e solare e in questo momento di grande fragilità non potevo desiderare di meglio.
A volte lui attacca a piangere disperatamente, perché sta male e lei non perde mai la calma. Lo coccola, gli canta le sue canzoni preferite ed io penso che se un giorno mai avrò figlio vorrei essere come lei.
Ci abbracciamo, mentre lei inizia a sistemare le sue cose.
"Ma non sei stufa di ospedali ?" le chiedo, dopo aver saputo che non ha fatto altro da quando è nato Matteo.
"Si, ma che posso fare?" risponde gentile.
"E poi siamo in barca, bisogna remare" aggiunge e mi viene mente, vicino alla sala operatoria, uno di quei quadri moderni posti lungo la galleria a vetri che la collega al reparto di cardiologia, in cui sono riproposti astrattamente più concetti ed ove campeggia al centro la scritta "Rema coi remi che hai...ma rema !!".
E in questa frase mi ci ritrovo un po' anch'io, perché è quello che hanno sempre fatto la mamma e Filippo, che ogni giorno hanno remato con i remi che avevano, senza arrendersi in balìa di quel mare in tempesta che è la vita.

MAIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora