Capitolo 14

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Entro in camera e noto che Claudia non c'è più.
"Hanno dovuto fare una medicazione al piccolo Matteo e l'hanno fatta uscire. Quindi le ho detto di andare a casa" mi spiega Filippo.
"Ok. Dopo le mando un messaggio per salutarla" dico e appoggio il vaso sul ripiano sotto la tv.
"Cos'è ?" mi chiedono Filippo e Monica quasi in contemporanea.
"Cedrina, è buonissima" e faccio loro strusciare una foglia ciascuno, tra le dita, per sentire quell'aroma buonissimo di cedro o limone.
"Fantastica..." dice Monica "ora non posso più smettere di sniffarla".
"Ah, neanche io...Non resisto...mi piace tantissimo" aggiungo.
"Ragazze, andateci piano, che non si conoscono gli effetti" scherza Filo.
"Certo, come ci starebbe un aperitivo adesso?" dice Monica.
"Magari uno spritzino" aggiungo... "con due patatine, qualche nocciolina...insomma, qualcosa da sgranocchiare, per non bere a stomaco vuoto. Cosa hanno al Bar dell'Ospedale ?"
"Niente di niente" precisa.
"Allora bisogna attrezzarsi" esclamo e così andiamo avanti, una battuta dietro l'altra, finché tra le risate con le lacrime agli occhi, ci viene un'idea.
"Certo che siamo proprio fuori di testa" affermo un po' troppo allegramente, perché vedo Filippo, che frattanto si è addormentato, muoversi disturbato, così come il piccolo Matteo.
"Perché non facciamo un cartello e lo attacchiamo alla finestra che da sul corridoio?" propone Monica e ci gettiamo a capofitto nell'impresa.
Prendiamo due fogli ed iniziamo a scrivere e colorare, come se fossimo due compagne di scuola.
Le infermiere sono molto incuriosite, anche perché ogni volta che entra qualcuno in stanza, giriamo i fogli per non far vedere.
"Mamma e Sorella...cosa state combinando ?" ci chiede un infermiere, facendoci l'occhiolino e noi, complici, "niente, niente...poi scoprirete".
"Sappiate che in reparto esiste anche un valido supporto psicologico e psichiatrico per Mamme e Sorelle che assistono i pazienti qui..." riprende lui in tono simil serio.
E noi giù a ridere.
È una serata strana. Sembriamo due amiche che scherzano, come se l'ospedale fosse a chilometri di distanza, lontano da qui e avesse portato via con sé tutti i nostri problemi.
Lei fa un grosso teschio, mentre io scrivo: "In questa camera siamo tutti un po' fuori di testa. Rischio di contagio. Entrate a vostro rischio e pericolo".
Ripassiamo bene entrambi, in modo che si vedano nitidamente, evidenziando in rosso il "rischio di contagio", un po' di cerotto a nastro e...zac...appesi
Tutti quelli che passano si mettono a ridere e fotografano i cartelli...uno spasso vedere le loro facce al di qua del vetro.
Abbassiamo la veneziana della finestra con i cartelli e andiamo a letto.
"Buonanotte Monica. Domani si va in scena" le dico.
"Si. Speriamo di dormire" risponde.
Mi informo con le infermiere su chi farà la visita di reparto l'indomani mattina...apprendo con un po' di delusione che non ci sarà il Dott. Zini...
Tengo il cellulare in mano, indecisa su da farsi, e alla fine prendo coraggio e gli scrivo un messaggio:
"Peccato che domani non fa il giro...si perde una cosa divertente...Grazie ancora. Davvero. Buona notte"
Sono ancora indecisa se spedirlo o meno, quando la mia parte più irrazionale prende il controllo e clicca invio.
Ecco. Fatto. Non si torna indietro.
Non segue alcuna risposta.

La notte scorre tra alti e bassi, perché il piccolo Matteo, un'ora dopo il termine della terapia di Filippo, decide di non farci più dormire, così ci ritroviamo alle h.2,30 a guardarci negli occhi.
"Forse era meglio se dormivamo anche noi, prima, invece di fare i cartelli..." mi dice Monica assonnata.
"È vero...però quanto ci siamo divertite..." replico e restiamo a guardarci sorridendo per un tempo infinito, finché Matteo non si riaddormenta e noi con lui.

La mattina, alle h.7,00, ci sveglia l'infermiera per la misurazione della temperatura di Filippo e Matteo e siamo entrambe così sconvolte dall'aver dormito poco, che ci viene da ridere.
"Monica, andiamo in scena !" le dico e sollevo la veneziana della finestra che dà sul corridoio, quel tanto da rendere visibili i cartelli.
Via via che arrivano infermieri e medici del turno del mattino, il nostro divertimento aumenta sempre più.
Le loro facce vanno dal sorpreso, al divertito e, quando ci vedono ridere al di qua dal vetro, l'allegria si fa ancor più contagiosa.
Gli stessi familiari delle stanze accanto alla nostra, vedendo il teschio e la scritta "contagio" evidenziata, si avvicinano con cautela, salvo poi mostrarsi divertiti.
Per una giornata abbiamo portato il sorriso in un reparto dove di solito la consuetudine sono le lacrime, la sofferenza, l'angoscia.
"Monica, abbiamo creato un precedente" le dico sghignazzando. E anche lei ride compiaciuta della nostra opera.
"Chi ha fatto i cartelli?" chiede la Dott.ssa Biagioli entrando in camera per la visita di reparto.
Monica ed io sorridiamo. "Mamma e Sorella sono state le artefici" dice l'infermiera che l'assiste nella visita.
"Abbiamo una bacheca dove ci sono i ringraziamenti di pazienti e famiglie...dovremo fare una bacheca apposta anche per questo tipo di messaggi" aggiunge la dottoressa, facendoci l' occhiolino.
In quel momento qualcosa calamita la mia attenzione; mi volto a guardare verso il corridoio e vedo arrivare il Dott. Zini in jeans...è chiaro che è venuto a vedere cos'era la cosa divertente che gli avevo anticipato nel messaggio.
Lo vedo guardare i cartelli e sorridere, un sorriso vero, pieno, divertito, di quelli che fanno venir voglia di sorridere ancora di più.
Mi guarda attraverso il vetro e stringe entrambi gli occhi, regalandomi un sorriso grande, solo e tutto per me.
Si affaccia dalla porta della camera, commentando: "Davvero molto divertente". E va via.
Non sento più né sonno né stanchezza, perché tutto è stato travolto e spazzato via dalla gioia,
dalla gioia di sapere che ha letto il mio messaggio, che è venuto per quello che gli ho scritto, che mi ha donato un sorriso splendido, dedicato tutto a me.
Trovo che quando sorride sia ancora più sexy, anche se questo non glielo posso certo dire.

La giornata scorre più leggera del solito e meno male che è così, visto che ancora non so cosa mi aspetta per la nottata...

Stavolta Monica ed io decidiamo di metterci a dormire subito, visto che Matteo è stato uggioso tutto il pomeriggio e sono passate da poco le 21,00 che sento gli occhi che mi si chiudono.
Non ho neanche voglia di mettere il pigiama.
Ho una tuta blu di cotone, con i pantaloni subito sotto il ginocchio e sopra una felpa sbracciata con
la cerniera ...decido che va benissimo per dormire.
"Magari questo lo levo" dico un po' sovrappensiero, sganciandomi il reggiseno e facendolo passare da una manica.
Filippo ride, commentando": "È divertente quando voi donne vi sfilate il reggiseno così...ma come fate?"
"Non lo saprai mai" gli rispondo ridendo, "però potresti chiederlo a..." e lui mi interrompe fulminandomi, prima che riesca a fare il nome di Maura.
"Dormi vai, buonanotte... voglio dormire anch'io" dico.
Filippo si addormenta subito, ed io lo seguo a ruota.

Meno male che sono stata così lungimirante, perché all'1,00 Matteo si sveglia per il dolore e non riusciremo più a dormire.
Stanotte strilla fortissimo e Monica non riesce a calmarlo in nessun modo.
L'infermiera, che gli aveva già dato un antidolorifico per flebo, è anch'ella arresa: "Non posso dargliene un altro, prima di due ore". Dice sconsolata.
E in effetti questo piccolino fa una tenerezza incredibile anche a me.
All'inizio, il sonno pazzesco che mi devasta, mi fa coprire la testa con il lenzuolo; metto gli auricolari, accendo la musica e cerco di farmi ritrascinare da Elisa nel mondo dei sogni...
Niente. Matteo urla sempre di più, portandosi una manina alla testa.

Non ce la faccio a sentirlo così.
Mi alzo anch'io e vado accanto a Monica, che si è seduta su una sedia vicino al suo lettino.
Ha un'espressione di impotenza, che mi sorprende.
Io non ho alcuna esperienza di bambini e lei mi è sempre sembrata così brava, con la soluzione alle necessità del suo piccolo in ogni occasione, che vederla così adesso mi fa venire voglia di aiutarla.
"Perché piange? Cos'ha?" chiedo.
"Saperlo...più cose, credo. Male alla testa, per come cerca di toccarla con la manina. Forse anche mal di pancia, visto come piega e stende le gambe. Sicuramente male alla bocca...gli stanno spuntando pure tre dentini, tutti insieme e non gli hanno ancora inciso la gengiva", mi spiega.
"E che gli possiamo fare?" domando.
E lei: "Niente. Ha già fatto l'antidolorifico. L'ho coccolato e massaggiato, ma continua a piangere...alla fine cederà cotto dalla stanchezza".
In effetti appare stremato, ma non molla.
"Aspetta...ho un'idea" le annuncio e vado a prendere il mio cellulare.
Accendo a basso volume la musica di Elisa e metto il telefono vicino a Matteo. Smette di piangere e ascolta.
Monica inizia a carezzarlo, con cerchi concentrici sulla testina e lui piano piano rallenta il pianto, fino a smettere del tutto.
Ora deve addormentarsi ed io abbasso un poco il volume e delicatamente mi allontano, passo dopo passo, all'indietro, come ho visto fare in reparto a delle ragazze volontarie che vengono a suonare e cantare per i piccoli pazienti.
Lui finalmente dorme.
Monica ed io ci guardiamo esultando in silenzio e mimando balletti di soddisfazione, che ci fanno venire da ridere.
"Shhhhh...ora non lo risvegliamo" bisbiglia Monica.
E con la bocca mima un grazie e mi manda un bacino.
Io le faccio capire a gesti che mi ci vuole un the.
Questa notte è stata emotivamente dura. Non credevo di potermi sentire così coinvolta dal bambino di un'altra persona.
Questo reparto ti cambia dentro e, solo se l'hai vissuto, puoi comprendere quanto.
Però, anche se stanca, sento una profonda soddisfazione per essere stata utile con Matteo.

Prendo alcune monete ed esco dal reparto, dirigendomi verso il corridoio esterno.
Non c'è nessuno. Tutti dormono, tranne le infermiere che lavorano in reparto.
Sento solo i miei passi nel silenzio.
Ha un certo fascino, l'ospedale di notte. Mi dà quel senso di quiete di cui adesso ho bisogno.
Inserisco le monete e sento solo il rumore del the che scende nel bicchiere. Mi perdo nel silenzio di questa lunga notte, finché sento una mano poggiarsi sulla mia spalla.
Non ho bisogno di girarmi, per sapere chi sia, perché un brivido intenso mi percorre.
E c'è solo una persona che riesce a farmi questo effetto.

@@@@@@
A breve, il capitolo 15.
Vi dico solo una parola...emozioni.

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